Sunset Overdrive: winners don't use energy drinks
Il motivo non-Maderna per cui leggete la recensione “che se l’è presa comoda” di Sunset Overdrive, piuttosto che la recensione “e basta”, è che non ci ho creduto abbastanza. È vero, ero entusiasta del fatto che si trattasse finalmente di una nuova IP con una direzione artistica sparata, e con addirittura un mood tutto scemenza ed editor urlato fin dalle prime fasi della promozione, ma di base avevo la netta sensazione di essere davanti a un modo originale e colorato per distrarre dall’ennesimo shooter tutto gimmick e niente sostanza (citofonare Fuse, sempre nel complesso Insomniac). Anche perché l’ultima cosa di cui avevamo bisogno nel 2014 era uno sparatutto meh, per di più in esclusiva Xbox One (e nel caso ve lo steste chiedendo: sì, la mia poca voglia di accendere la console Microsoft è stata un fortissimo deterrente all’acquisto del gioco al day one). Verso fine novembre, tuttavia, i pianeti si sono allineati: saldi sul Game Store, soldi sull’account Xbox (un residuato dei vecchi Microsoft Point che non ero mai riuscito a smaltire) e un inaspettato weekend di tempo libero hanno fatto sì che cedessi alla curiosità. Quello che ho trovato, sotto la coltre dei pregiudizi e con una buona dose di incredulità, è stato il (mio) gioco più divertente del 2014.
Già da subito, introducendo il personaggio principale e la componente narrativa, Sunset Overdrive pigia forte sul pedale dell’esagerato e dell’assurdo: la FizzCo., leader nel mondo delle bevande energetiche, ha organizzato un concerto a Sunset City per far degustare in anteprima il nuovo Overcharge Delirium XT, ma la cosa finisce ovviamente malissimo e tutti gli avventori si trasformano in creature post-apocalittiche, pronte a tormentare i sopravvissuti alle tendenze per le strade della città. Una premessa che è poco più di un MacGuffin, chiaro, ma che in poche battute e grazie a un paio di cutscene azzeccate, fa capire da subito che Sunset Overdrive sarà una cavalcata di follia, battutine “meta” e gran ritmo.
In effetti, l’assurdo forse più grosso all’inizio del gioco è stato trovarsi di fronte a una serie di tutorial, da sempre l’esatto contrario dei concetti di ritmo e di entusiasmo… ma anche qui, per fortuna, c’è più sottigliezza di quanta non traspaia a una prima occhiata. Questo incipit guidato, più che a spiegare cosa fare per sopravvivere ai mutanti e a illustrare gli intermezzi da tower defense, funge soprattutto per mettere in chiaro, una volta per tutte, la natura self-aware e ridanciana di Sunset Overdrive. Quello di Insomniac Games è infatti un videogioco che sa di essere un videogioco, sempre pronto a esagerare appena possibile e a prendersi in giro da solo, facendo fare la figura dei matusa a tutti i franchise seriosi e marroni che intasano gli scaffali da… boh, davvero troppo tempo a questa parte.
Nonostante si tratti di un’esclusiva tripla A per una console cattiva e barbogia, lo spirito che traspare da Sunset Overdrive è quello del gioco indipendente, creato più per soddisfare la voglia e la visione di game designer gigioni che la fame e il portafoglio del malvagio publisher. Comunque, anche senza scendere troppo nelle percezioni più “personali” e sicuramente distanti dalla realtà (non credo che a Microsoft piaccia l’idea di vendere poco una sua produzione), arrivati alla fine del gioco appare evidente che quella freschezza e quella genuinità che trasparivano dal materiale promozionale erano tutt’altro che fuorvianti e di facciata. Sunset Overdrive è esattamente quel gioco colorato e fuori di cozza che sembra dai trailer e dai bozzetti preparatori, e lo diventa sempre di più mano a mano che si avanza nella storia.
Una storia che, inevitabilmente, ci vede a disposizione delle solite fazioni da aiutare per uscire dalla città in quarantena. Gruppi di sopravvissuti volutamente caratterizzati al limite della macchietta che, se sulle prime si limitano a esagerare un po’ i soliti cliché della combriccola post-apocalittica, finiscono presto per sbracare completamente, arrivando a proporre una banda di cheerleader uscite da el Día de Muertos e… beh, tutta una risma di quest-giver sui generis ancora più assurdi, con missioni totalmente cretine, che lascio a voi il piacere di scoprire.
La discesa nella follia, comunque, non si ferma ai soli PNG, ma finirà presto per contagiare anche il vostro protagonista. O la vostra protagonista. O quello che vi pare. Già, perché non solo Sunset Overdrive propone un editor per il vostro avatar, non si cura neanche di farvi pesare questioni medievali e barbare come sesso, religione, etnia o il tanto temuto accostamento nero/blu scuro. Semplicemente, è possibile essere chiunque, in qualunque momento del gioco: un energumeno calvo col tutù e la giacca di pelle, una piccoletta (quasi) tutta ignuda con la testa di un canguro rosa a coprire le pudende, ma anche il triste spazzino che si vede all’inizio del gioco. O un rocker anni ‘80. O un samurai con la cresta verde… vabbé, ci siamo capiti: continuando ad aiutare gli scappati di casa che popolano Sunset City, esplorando ogni anfratto della città e completando le diverse missioni secondarie che riempiono la vasta area di gioco, l’editor si riempirà di vestiti, tagli di capelli e oggetti assurdi da far indossare al nostro alter ego. Alter ego che, tra l’altro, apparirà in tutte le scene di intermezzo così come l’abbiamo conciato, senza un minimo di vergogna o esitazione. D’altronde, bisogna sempre essere fieri di chi siamo... soprattutto se siamo il cugino boxer e sotto acidi di Elvis.
Anche perché i ragazzi di Insomniac sono i primi ad essere (probabilmente) fieri del loro retaggio, o quanto meno non se ne sono dimenticati, visto che anche in Sunset Overdrive non mancano le bocche da fuoco ispirate, ovviamente bizzarre e spesso galvanizzanti come raramente accade nei videogiochi, là dove tutto dovrebbe essere possibile. Non deve essere stato facile creare così tante armi folli, tutte capaci di restituire un buon “gusto” in un mondo di gioco ipercinetico, in cui ci si muove grindando/appesi su binari e saltando costantemente da una parte all’altra degli edifici, ma grazie a un bestiario sfruttato in maniera intelligente e al buon vecchio metodo sasso-carta-forbici (oltre a delle hitbox nemiche ampie ma mai generose) è davvero difficile imbattersi in uno scontro fiacco.
Senza contare che ogni scontro contribuisce alla crescita del personaggio e del suo armamento, in maniera del tutto in linea con le preferenze del giocatore: più vengono eseguiti determinati movimenti e più vengono usati determinati tipi di armi, più facilmente verrano sbloccati perk e abilità (attive o passive) per rendere ogni scontro più pirotecnico e spettacolare a ogni balzo/grind/wallrun/whatever. Certo, dal momento che non tutti gli avversari hanno le stesse debolezze (il sistema sasso-carta-forbice, appunto) magari finirete comunque per avere un arsenale sviluppato in maniera uniforme, facendovi accantonare di tanto in tanto l’adorato fucile a orsetti per un un più anonimo lancia-33giri, ma in generale è difficile trovare una pistola che sia effettivamente noiosa e, per fortuna, i vari add-on che si sbloccano con l’andare dell’avventura allontanano istantaneamente l’ombra della monotonia (anche bruciando l’asfalto con l’acido, se necessario). Voglio dire, se anche le sparute sezioni tower defense sono divertenti, nonostante un vago retrogusto da “roba messa lì solo per offrire una minima alternativa al gameplay base”, è proprio perché se qualcosa deve esplodere, in Sunset Overdrive, lo fa sempre alla grande. E anche perché le varie trappole (e le gustose combinazioni possibili) sono una discreta figata, chiaro.
Insomma, Sunset Overdrive si è dimostrato essere un videogioco davvero ispirato, colorato, ricco di sostanza e, soprattutto, divertente. Così come Sunset City, che si scopre progressivamente nella sua magnificenza glam grind dopo grind, anche il resto dell’ultima opera Insomniac parte forte e continua in un continuo crescendo, sparando battute e citazioni a raffica, proponendo situazioni da LOLWTF e personaggi buoni, cattivi e promiscui con un ritmo abbacinante, alla stessa velocità di un sorriso che si allarga a dismisura, fino a esplodere in una pozza di energy drink arancione.
Ho giocato a Sunset Overdrive dopo averlo pagato circa 30 euro (so che ci tenete a sapere queste cose), e l’ho portato a termine in, buh, dieci ore? Dodici? Non lo so, non me lo ricordo, comunque la storia dura il giusto, e quando tutto finisce si ha proprio la sensazione che non ci dovesse essere nulla di più e nulla di meno. Che è una sensazione molto fregna. Comunque, Sunset City è piena di oggettini/fatti/situazioni da trovare e raccogliere e missioni secondarie da completare, quindi chi è più avvezzo di me a certe cose può sbizzarrirsi alla grande e per tanto tempo. Sunset Overdrive è interamente adattato e doppiato nella nostra lingua, e devo dire che il lavoro è molto bùono, soprattutto considerata la mole di riferimenti ad altre opere e a fenomeni di costume degli ultimi anni. Secondo me, se avete Xbox One e non avete comprato Sunset Overdrive, un po’ siete delle persone brutte, anche perché - sempre secondo me - è una roba talmente scema e variegata che non avete neanche la scusa di “non mi piacciono gli shooteroni”. Compratelo e basta. Tutti gli altri: accendete un cero e sperate che arrivi la versione PC.