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Svilupparty 2019, vi racconto com'è andata

L'altro giorno ho sfidato il tempo di maggiembre correndo fino a Bologna per unirmi all'imperdibile Svilupparty. Cioè, intendiamoci, ho accelerato il passo negli ultimi sette secondi che mi separavano dall'entrata e soltanto perché veniva giù a dirotto, sia mai che svolga troppa attività fisica. “Meraviglioso, e a noi?”. Aspettate! Sapete, ne ho viste cose che voi videogiocatori non potreste immaginarvi... a meno che non siate stati lì presenti, magari accanto a me. Ipotesi che, vista la folla, comunque non mi sento di escludere del tutto, a ben pensarci.

Ad ogni modo, metti che proprio non lo sai, cosa sia questo Svilupparty. Ci sta, amico mio, è tutto OK, Google è sopravvalutato e noi in fondo siam qui per questo. Dunque, formalmente è un evento culturale promosso dal'Associazione Italian Party of Indie Developers – IPID e dall'Archivio Videoludico della Cineteca di Bologna, ma soprattutto è una calorosa festa tra appassionati, che nasce per raccontare il sottobosco del videogioco indipendente italiano.

Nata nel 2010, la manifestazione segna quest'anno la sua decima edizione, protraendosi per le canoniche tre giornate, dal 17 al 19 maggio: durante la prima, di solito, i vari rappresentanti di aziende del settore nazionale ed internazionale tengono una serie di talk piuttosto tecnici, dispensando consigli e raccontando esperienze personali; le restanti, invece, sono interamente dedicate all'esposizione al pubblico dei progetti degli sviluppatori. E siccome in mezzo a quel pubblico un po' di spazio lo occupavo anch'io, vorrei raccontarvi qualcuno dei titoli più interessanti – non necessariamente i migliori – che ho avuto piacere di provare, nonostante la mancanza di ossigeno e tutte quelle cose eroiche che uno racconta agli amici di ritorno da una fiera.

Two Sides of Hell

Come potrebbe funzionare l'azione blastatoria di Doom in un contesto 2D? È ciò che devono essersi chiesti i due ragazzi di Poison Dagger Software prima di lanciarsi su Two Sides of Hell: dalla pietra miliare id Software, questo vivace action-platfomer recupera il setting alieno e un bellicoso protagonista marine, offrendo però un'esperienza più vicina ai moderni roguelite come Risk of Rain.

Tra qualche pistolettata e sventagliate di shotgun su frotte di alieni immondi, i livelli che ho affrontato erano infatti generati casualmente, richiedendo talvolta di attivare i classici interruttori per poter proseguire. Molto piacevole e curata la grafica in pixel art, mentre l'interfaccia è da rivedersi - specialmente nella dimensione dei caratteri usati - non essendo ora come ora sufficientemente chiara nell'evidenziare informazioni chiave come munizioni e tempi di ricarica. Semplice, immediato e genuinamente divertente, spero si evolva mostrando ancora più personalità.

Project Starship X

Molti shoot 'em up, in particolare quelli appartenenti al sottogenere dei famigerati bullet hell, possono essere incredibilmente frustranti o ripetitivi, si sa. Con questo concetto in  mente, Matteo Gonano di Panda Indie Studio ha ideato Project Starship X, nel tentativo appassionato di dar vita a un esponente che fosse più accessibile della media, senza comunque rinunciare allo stimolo della sfida. E grazie all'appeal che esercita, per mezzo di uno stile retrofuturistico dai colori acidissimi e decisamente ispirato, potrebbe tranquillamente riuscirci. È già la seconda volta che lo incrocio alle porte della Cineteca, sempre ospitato su un intrigante cabinato arcade: rispetto alla build dello scorso anno, è con piacere che l'ho ritrovato migliorato sia nella prontezza dei controlli che nella leggibilità generale di un'azione tendenzialmente flashante. Accattivante ed equilibrato, senza dubbio uno fra titoli più promettenti della fiera. E poi, come dimenticare che fra i piloti – ciascuno caratterizzato da abilità diverse – c'è un mostro marino con la radio sulla spalla dal nome Swag Cthulhu?

Hippocampus

Ricordate Castlevania: Lament of Innocence? Uscito nel 2003 su PS2, era una delle poche incursioni nelle tre dimensioni (per la verità tutt'altro che eccezionali) per la vampiresca saga Konami. Curiosamente, Cristian Gambadori lo cita tra le influenze per il suo Hippocampus: trattasi di un hack 'n' slash in terza persona con elementi platform, nel quale ho potuto vestire i panni di Lord Moebius, un nobiluomo che decide di sottoporsi ai misteriosi effetti di un allucinogeno, viaggiando fra i suoi ricordi (l'ippocampo, da cui il nome, è la regione del cervello associata alla memoria) con lo scopo di rintracciare la fidanzata scomparsa, Lorelei. Dopo aver provato a fondo la demo e fatto due chiacchiere con il suo creatore, posso confidarvi di aver intravisto un discreto potenziale in un sacco di idee interessanti e originali (tra le quali la gestione della vita durante i combattimenti); di contro, la loro realizzazione, per adesso, lascia spazio a qualche perplessità per quanto riguarda i controlli (piuttosto macchinosi) e la poca coesione tra le dimensioni action e platform. Resto tuttavia molto curioso sull'evoluzione di Hippocampus, che se non altro tenta di recuperare quell'anima spiccatamente adventure sempre più rara nel genere.

Blood Opera Crescendo

Ancora goticheggiante è l'atmosfera che avvolge Blood Opera Crescendo, avventura grafica realizzata con RPG Maker e ambientata in una cittadina austriaca del diciottesimo secolo. Vestendo gli eleganti abiti dell'ex-direttore d'orchestra Heinrich Steiner, bisogna far luce su una serie di omicidi raccapriccianti, che vedono coinvolti... degli strumenti musicali, quali bizzarre armi del delitto. Dialoghi e sequenze investigative ricoprono quindi un ruolo di primo piano, alternandosi a brevi sequenze rhythm game e ai fatidici interrogatori, durante i quali ho sfruttato le informazioni raccolte in precedenza, in pieno stile Ace Attorney. Nonostante l’ambientazione europea, anche l'estetica strizza l'occhio al Giappone: il designer Simone Granata ha potuto confermarmi che gli sprite dei personaggi sono stati completamente ridisegnati in uno stile maggiormente anime, che nel contesto, comunque, non stona affatto. Oltre al parziale restyling visivo, c'è stato spazio anche per una nuova sezione giocabile, mentre alcuni scenari sono stati arricchiti con ulteriori dettagli grafici e musiche rinnovate. Tutte testimonianze di un certo impegno da parte di Kibou Entertainment, che mi auguro possa portare a buoni risultati.

The Hand of Glory

Ecco, nonostante fosse ospitato su un piccolo portatile, questo ha saputo attirare subito la mia attenzione. Vuoi per il look cartoon dai contorni morbidi, vuoi per un protagonista che invita subito all'azione, l'eccentrico detective Lazarus Bundy, che girovagherà da Miami fino in Italia investigando su un misterioso rapimento. Il principale riferimento è ovviamente la golden age delle avventure punta e clicca (Broken Sword e Gabriel Knight), quindi anche qua occorre spremersi le meningi, prestando attenzione ad ogni elemento degli scenari - sorprendentemente ricchi di dettagli - e a come combinarli per risolvere enigmi astrusi. In quello che ho apprezzato di più, mi è stato chiesto di attivare la sveglia del  Nokia 3310 scorrendo tra i menù del cellulare, così da poter distrarre un assassino. Una logica non sempre naturalmente intuitiva, che tuttavia riesce a spiccare per originalità e che, insieme alla cura per una scrittura esuberante e all'ironia di fondo, fanno ben sperare per la bontà del titolo di MadIt Entertainment. L'uscita di The Hand of Glory dovrebbe essere prevista per quest'estate, mentre su Steam potete già trovare una demo.

Insomma, a fine rassegna, l'impressione sullo Svilupparty 2019 può dirsi più che positiva: oltre a vederlo crescere esponenzialmente, diventando sempre più rilevante di anno in anno, fa piacere notare il costante aumento nella qualità media dei progetti ospitati dalla tre giorni bolognese, che continua a rappresentare un solido punto di riferimento per chiunque creda nel videogioco in Italia.