Telling Lies - Sfogare il proprio voyeurismo digitale
Son ben pochi i giochi che negli ultimi anni mi hanno fatto rispolverare la gioia di prendere un bel blocco note fisico e una penna per appuntare osservazioni, nomi, mappe ed enigmi. Sicuramente la cervelloticità degli enigmi più avanzati di Fez costrinse me e i due amici con cui ho condiviso l’esperienza a miniare pagine e pagine con simboli, collegamenti ma soprattutto maldestri quanto riusciti tentativi di decrittazione del linguaggio segreto del gioco. Dopo quello il nulla, fino a un piccolo, astruso, gioco comprato d’impulso in un freddo pomeriggio natalizio e di cui avevo letto chissà dove: Her Story, che è tout court il miglior gioco FMV di sempre. E non ci vuole tantissimo, considerando la competizione, per carità, ma Sam Barlow aveva confezionato proprio un bel gioiellino di scrittura, recitazione e game design minimalista.
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Telling Lies, uscito solo qualche giorno fa, è da quelle parti lì in termini di struttura generale, gameplay e aspirazioni. Un seguito spirituale, si potrebbe dire, visto che il creatore è lo stesso. Se solo l’espressione “seguito spirituale” non fosse così orrenda e abusata... Ad ogni modo, gli elementi base sono tutti gli stessi: decine di video sparpagliati per un computer, una storia intrigante a cui attingere in maniera fortemente non lineare e un ritmo lento e compassato, in cui a farla da padrone sono i video stessi e la nostra capacità di elaborarli e ricostruire la storia. Per chi non avesse giocato a Her Story, in Telling Lies si viene messi davanti a un “finto” motore di ricerca, in cui cercare video presenti all’interno di un database. Per esempio, cercando la parola “omicidio”, compaiono tutti i video in cui qualcuno l’ha pronunciata. Ma l’inghippo è che vengono visualizzati sempre e solo in ordine cronologico i primi cinque video che la contengono. Perciò, utilizzando parole troppe generiche si finisce per avere sempre gli stessi risultati, magari poco interessanti perché relativi all’inizio della storia. Bisogna quindi sciorinarsi i vari video alla ricerca di possibili parole chiave, che possano sbloccare nuovi e più interessanti contenuti. In questo modo si scopre la storia raccontata nei filmati in maniera del tutto unica e non lineare. Ogni parola pronunciata può essere un indizio per la ricerca di altri video: nomi, luoghi, avvenimenti, oggetti, tutto è potenzialmente un’ulteriore passo per il raggiungimento della verità, o magari è solo uno specchietto per le allodole. Da qui la mia personale necessità di un blocco note reale, infarcito di nomi e avvenimenti collegati da freccine disegnate, cancellate e poi ridisegnate via via che nuovi particolari vengono fuori. Alla fin fine è poco più di un film interattivo, spezzettato e accessibile casualmente come fosse una memoria RAM. Funzionava alla grande e funziona similmente anche in Telling Lies. Ma ci sono anche molte sostanziali differenze, fra i due giochi di Sam Barlow.
Innanzitutto, l’interfaccia è stata aggiornata per rispecchiare un’ambientazione più moderna: niente più terminale su finto tubo catodico di inizio anni Novanta ma una pulitissima finta versione di un moderno sistema operativo Linux. Ora è anche possibile cercare direttamente una parola se questa compare nei sottotitoli di un altro video. Mentre guardi un filmato trovi un nome nei sottotitoli che stuzzica la tua curiosità? Cliccandoci sopra, il motore di ricerca fa il suo lavoro. L’altra novità è che i video partono sempre dal punto in cui compare la parola usata per trovarli. Perciò, se qualcuno ha detto “omicidio” a metà di un video di sei minuti, si deve cominciare a vederlo da quel punto. È possibile riavvolgere il video o mandarlo avanti ma la velocità è comunque relativamente limitata, spingendo il giocatore a cercare nuove e migliori parole chiave per avere accesso a quel video dall’inizio, piuttosto che passare due minuti a riavvolgere un filmato completamente. Infine, ed è forse la differenza più significativa, la narrazione, in Telling Lies, non si concentra su una sola persona ma su quattro: un uomo e tre donne. Il computer diegetico su cui si cerca contiene filmati personali rubati dall’NSA relativi alle vite private di queste quattro persone.
Considerata la natura del gioco, cercare anche vagamente di spiegare i personaggi e le tematiche della storia rappresenterebbe un torto significativo nei confronti di chi vuole giocarci. È molto meglio buttarsi in Telling Lies così, sapendo il meno possibile. Quello che posso dire è che la scrittura è ottima e la recitazione di altissimo livello. Fra i protagonisti ci sono infatti volti noti, per quanto minori, del mondo delle serie TV e del cinema. Il protagonista è Logan Marshall-Green, poi c’è Kerry Bishé, la cui unica sfortuna nella vita è stata dover prestare la faccia alla protagonista della tragica, orrenda, nona stagione di Scrubs. A chiudere il cerchio dei volti noti, o almeno noti a me, c’è Angela Sarafyan, la Clementine di Westworld, dalla bellezza sconcertante e leggermente inquietante, che qui fa una parte che mamma mia! Riguardo al modo molto originale in cui Telling Lies è stato girato, vi segnalo questo video qua sotto, totalmente spoiler-free:
Telling Lies è enorme, quantitativamente parlando, forte delle sue sei ore (o erano otto?) di contenuti visivi. Tocca tanti temi, racconta tanti personaggi, ognuno con tante sottotrame… insomma, c’è una mole di informazioni da sviscerare e analizzare non da poco. Questa dispersività è forse il più grande problema del gioco, e ci si perde spesso fra tremila dettagli, indizi e situazioni relativi a trame e sottotrame diverse. A differenza della chirurgica narrazione di Her Story, Telling Lies si perde un po’ troppo in tempi morti e situazioni che non portano a granché, senza considerare che l’enorme respiro della storia fa sì che tutto sia molto più diluito e i vari colpi di scena risultino meno efficaci. Ha uno stampo molto più voyeuristico, che si contrappone alla chiara e concentrata indole investigativa di Her Story. Ed è proprio in quel voyeurismo, che bisogna trovare gran parte del piacere di Telling Lies, più che nella lenta ricostruzione di un mistero. Se si riesce a provare quel perverso fascino nello spiare le conversazioni più intime di queste vite che si intrecciano, allora Telling Lies funziona alla grande. Se invece questo brivido proprio non riuscite a provarlo, vi risulterà solo come la versione annacquata di Her Story. Ma al di là dei gusti personali, è innegabile che Sam Barlow abbia saputo ripetere la magia sotto una nuova e più ambiziosa forma, assottigliando ancora una volta i confini fra videogioco e film.
Ho giocato a Telling Lies su Steam grazie a una copia che ho comprato di tasca mia, ché Annapurna non ci ha cacato di striscio, ma comunque sono stato contento di aiutare economicamente questo tipo di progetti più di nicchia. L’ho terminato in circa quattro ore, guardando poco meno della metà totale dei video disponibili ma comunque facendomi un’idea completa della trama principale e delle sue sottotrame. O almeno di quelle che sono riuscito a trovare. Trovate Telling Lies anche su iOS a un costo inferiore (6 euro), se cacciarne 20 per la versione PC vi sembra un po’ eccessivo per un film interattivo.