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Librodrome #107: L’arte del punta e clicca

Attenzione, in questa rubrica si parla di cultura. Niente di strepitoso, o che ci farà mai vincere il Pulitzer, ma è meglio avvertire, perché sappiamo che siete persone impressionabili. E tratteremo anche dei libri. Sì, quelle cose che all’Ikea utilizzano per rendere più accattivanti le Billy. E anche le Expedit. Ma solo libri che hanno in qualche modo a che fare coi videogiochi eh! Per tutti gli altri, c’è quell’altra rubrica.

Ennesimo libro di Bitmap Books a cui non ho saputo dire di no, The Art of Point-and-Click Adventure Games non fa ufficialmente parte della serie dei Visual Compendium ma è veramente solo una questione di formalità. La copertina non ha quella grafica, non c'è quel titolo, non si inserisce nella numerazione, ma la struttura, l'impostazione, le scelte d'impaginazione... tutto torna, ben più che nel tomo dedicato all'arte visiva del Neo Geo pubblicato dallo stesso editore. Le differenze principali rispetto ai Compendium, oltre che in una prestigiosa copertina cartonata e nello splendore dei gadget dedicati a chi ha effettuato il preorder, sta nella scelta di limitare l'apparato redazionale alle interviste e, soprattutto, nel formato. The Art of Point-and-Click Adventure Games è grosso. Ma grosso per davvero. È di quei libri faticosi da tenere in mano e da sfogliare, quelli che ti fanno venire voglia di un leggio su cui poggiarli per spararti le pose. Quelli che fanno una gran figura sul tavolino del salotto. Quelli.

Il libro racconta la storia delle avventure grafiche in senso un pochino più ampio rispetto a quanto il titolo suggerisca. Dopo un bel paio di articoli introduttivi, il volume esplora più di tre decenni in ordine cronologico, con tanto di anno costantemente indicato in un angolo delle pagine, partendo da Enchanted Scepters (1984) e arrivando fino a The Darkside Detective (2017), compiendo quindi un percorso lunghissimo attraverso una spettacolare rassegna fotografica ma non limitandosi assolutamente ad essa. Per quanto il focus, anche solo a livello di impaginazione e argomenti, rimanga fissato sulle immagini, c'è tanto da leggere ed è quasi tutto molto interessante.

Al di là delle descrizioni dei vari giochi presentati per immagini, infatti, il libro propone oltre quaranta interviste ad altrettanti veterani del genere, con il bonus non indifferente di agganciarsi al tema "visivo" dell'opera per affiancare ai nomi prevedibili (Al Lowe, Brian Moriarty, Paul Cuisset, Ron Gilbert, Tim Schafer... ) svariati personaggi molto meno conosciuti. Si dà, ovviamente, ampia voce a chi quelle splendide immagini le creava e le crea un pixel alla volta, aprendo quindi le porte anche ad approfondimenti più legati all'aspetto visivo e giocoforza distanti dalle solite cose che si leggono e si sentono dire quando si chiacchiera di determinati titoli. Ne viene fuori un mix perfetto, una lettura interessantissima, che riesce a viaggiare sulla linea di confine che separa i nomi più famosi e quelli meno conosciuti. The Art of Point-and-Click Adventure Games è insomma un libro splendido, imperdibile per chi ha amato il genere in maniera radicale, al punto da conoscere ogni singolo titolo menzionato, ma fondamentale anche per chi l’ha vissuto più da turista e vuole cogliere spunti di approfondimento. E poi, davvero, è proprio bello. Un bell’oggetto.

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The Art of Point-and-Click Adventure Games è disponibile solo in edizione inglese. È possibile acquistarlo sul sito ufficiale dell'editore, nell’edizione “fisica” cartonata o in formato PDF. Non sembra essere disponibile la Collector’s Edition che ho comprato in pre-order alla faccia vostra.