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The LEGO Movie 2: il kit è più facile e ha meno pezzi, ma una volta montato che gli vuoi dire?

Cinque anni fa, il primo The LEGO Movie mi aveva lasciato secco. Ero entrato in sala con aspettative medie, convinto di incrociare qualcosa di carino (sempre per quella faccenda che mi filo poco i film prima dell’uscita e non sto dietro ai trailer, eccetera), e invece sui titoli di coda ero lì con la mascella di fuori a pensare “Cosa cazzo ho appena visto?”.

Phil Lord e Christopher Miller, che del film avevano curato sia la sceneggiatura che la regia, erano riusciti a interpretare nella maniera più giusta possibile lo spirito di quei matti mattoncini colorati che ci hanno tenuto compagnia durante i pomeriggi dell’infanzia (e pure dopo, che tira più un mattoncino di LEGO… ). Anche pescando diverse idee dai vari videogiochi in tinta, i due hanno azzeccato la formula per far convergere verso un unico punto di fuga tutti i millemila universi narrativi che nel corso degli anni sono stati intercettati dal brand, creando in pratica l’equivalente LEGO della Oasis di Ready Player One.

Dopo di che, una volta tirata su la loro enorme costruzione, e dopo averla messa davanti agli occhi dello spettatore, l’hanno fatta esplodere in mille pezzi, in una galoppata audiovisiva pazzesca su ogni scala possibile, fino a quel ribaltamento finale “meta” che ci stava come il cacio sui maccheroni.

The LEGO Movie 2: Una nuova avventura (in originale The Second Part) parte esattamente da quanto lanciato in sospeso alla fine del primo capitolo, con l’arrivo degli alieni DUPLO che pareva un gimmick messo lì tanto per, e invece…

E invece è finita che nel giro di cinque anni il mondo di Emmet, Lucy, Batman e tutti gli altri è piombato in uno scenario post-apocalittico alla Mad Max: Fury Road (il film di Miller il vecchio viene citato a nastro), dove gli alieni soffiano costantemente sul collo dei nostri amati personaggini. Chiaramente, nonostante tutto, Emmet non ha perso la speranza perché, oh, una cosa fa, non perde la speranza. Perlomeno fino a quando un rapimento non lo costringerà ad affrontare le sue principali paure, quella del cambiamento su tutte.

Mad Max a manetta, c'è pure la chitarra sputafuoco.

Come avrete potuto evincere dal titolo, questo sequel non mi è piombato addosso con la stessa potenza del predecessore. In primis, banalmente, perché un paio di mesi fa ho visto Spider-Man: Un nuovo universo, film che ha permesso a Lord e Miller di superare la loro stessa formula e che invecchia di almeno cinque anni qualsiasi altra roba d’animazione sulla piazza. In più, per quanto faccia comunque bene, il regista entrante Mike Mitchell (Trolls) non raggiunge i picchi di follia visiva impostati dal dinamico duo.

E vai a sapere, magari gioca anche il fatto di aver già visto quella roba lì, presentata e animata in quel modo lì. La messa in scena mi è parsa bella, a tratti addirittura bellissima, eppure non ho notato quell’attenzione ai dettagli di sottofondo, quella densità di cose dentro a cose dentro a cose che faceva di ogni singola sequenza del primo film un capolavoro a se stante.

Il design degli alieni non è che mi abbia convinto più di tanto ma, ehi, sono pur sempre un vecchio.

Rimangono, invece, tutti i riferimenti pop e i giochetti meta tra i personaggi e i loro alter ego (su carta, in carne e ossa o di qualunque altra cosa siano fatti), che oltre a lanciare qualche gag, impreziosiscono la dimensione narrativa del film. In più, per quanto la sceneggiatura segua binari abbastanza lineari, giocando a carte scoperte fin dall’inizio, i dialoghi sono su un livello altissimo e il ritmo delle battute è più serrato che mai. In generale, se il primo LEGO: The Movie mi ha lasciato per il novanta per cento con la bocca spalancata, qui credo di aver riso di più. 

Come ho accennato, il taglio dello sviluppo è piuttosto classico, “più Pixar” (e, oddio, ma quanto fa strano che ormai Pixar rappresenti in qualche modo la via della tradizione?), anche perché va a sfiorare tematiche simili a quelle espresse da Inside Out e Toy Story 3. Convenzionale, però, non vuol dire banale, eh: l’idea di passare dal rapporto fratello/sorella per affrontare i temi della crescita e, soprattutto, della comunicazione tra maschietti e femminucce, con relativo adattamento reciproco e “veniamoci incontro”, funziona benissimo, nonostante lo svolgimento un po’ citofonato (o forse esattamente per quello).

Le minchiate con i raptor stanno là in cima tra le cose migliori del film.

La new entry Rex (coff coff), con la sua dimensione da macho alfa un po’ tossico (contestualmente al target di riferimento, non aspettatevi di vedere un Insigne), fa crepare dal ridere, soprattutto quando tira in ballo i siparietti con i raptor. Dio, quanto mi piacerebbe un Jurassic World fatto tutto così, o un Batman v Superman interpretato dai corrispettivi LEGO. Toh, giusto qualche riferimento legato all’universo femminile - tipo il vampiro à la Twilight - mi è parso fuori tempo massimo, ma forse è tutto giusto e sbaglio io, ché in fondo sono un ometto e pure vecchio.

Per darci un taglio, comunque, The LEGO Movie 2 non è The LEGO Movie 1, OK, ma si dimostra un film d’animazione solido e divertente, con il plus di non durare due ore e passa. Inoltre, ho avuto la netta sensazione che tutto il cioccolato che si vede in scena fosse in realtà cacca, e come dice Stanlio: “Qualsiasi cosa piena di cacca è meglio della stessa cosa senza la cacca.”

Ho guardato The LEGO Movie 2 - Una nuova avventura in anteprima, ieri, grazie a una delle solite proiezioni stampa dove ci invitano bla bla bla. A voi miseri mortali toccherà aspettare… beh, non molto, visto che esce oggi. Segnalo che il doppiaggio in italiano non è affatto male, ma purtroppo va a brasare una bella fetta di inside joke e riferimenti, tipo tutta la faccenda di Chris Pratt e dei dinosauri.