The Walking Dead: Survival Instinct - Apocalisse lurida
The Walking Dead: Survival Instinct porta sulle spalle ben due fardelli, in luogo dell'unico che in un primo momento potrebbe venirvi in mente. Il principale, scontato, è l'aspettativa dei fan. Attingendo voracemente al telefilm, inserendo un plot che utilizza due tra i personaggi più apprezzati della serie, ponendo la linea temporale poco prima del "primo episodio", Terminal Reality ha così tanta carne sul fuoco che rischia di bruciarla tutta. Il secondo peso da portare è quello straordinario capolavoro realizzato da Telltale Games, che pur discostandosi totalmente per stile grafico e ludico, oltre ad essere ispirato al fumetto invece che alla serie TV, rimane comunque appartenente allo stesso marchio. Un paragone - anche inconscio - appare del tutto naturale.
In quest'ottica, The Walking Dead: Survival Instinct perde su tutta la linea: i fan si troveranno davanti ad un lavoro degli sviluppatori sommario e blandamente allestito. A confronto con l'episodio serializzato di Telltale, poi, la sconfitta è ancora più cocente. Diversi nell'essenza, certo, ma qualitativamente agli antipodi, indipendentemente dalla licenza. Con queste premesse non certo rosee, andiamo ad analizzare la struttura di gioco, che cerca in maniera diligente di seguire le orme del telefilm. Sopravvivenza, quindi: ricerca di cibo, benzina ed armi, il tutto tentando di non attirare l'attenzione dei non morti. Il gioco, quindi, si profila come uno stealth in piena regola. Agire di soppiatto ed eliminare gli zombi con un'esecuzione silenziosa è il metodo più sicuro per sopravvivere.
L'incentivo viene anche dalle pochissime munizioni - da usare solo in casi estremi - visto che un singolo sparo è in grado di attirare dozzine e dozzine di nemici putrescenti. Il gameplay si rivela subito interessante, e questo è ulteriore motivo di rammarico, visto che con un pizzico di cura in più, avremmo potuto avere un tie-in davvero degno di nota. Le disavventure si aprono con Daryl Dixon: lo scopo iniziale è capire cosa diavolo stia succedendo, ricongiungersi col fratello e - possibilmente - portare a casa la pelle. Ogni fase di gioco è caratterizzata essenzialmente dalla ricerca di carburante, grazie al quale si potrà accedere alla zona successiva. Nelle inquietanti peregrinazioni non mancheranno incontri con i classici sopravvissuti.
Spesso questi ci proporranno sfiziose missioni extra, ed è anche possibile che alla fine dello stage qualcuno fra loro desideri venire con noi. La cosa è possibile, anche se subordinata al numero di posti auto a disposizione. Trovare una vettura più capiente è quindi ulteriore incentivo all'esplorazione, nonché una piacevole trovata in termini ludici.
La neo carovana può quindi seguirci nel nostro itinerario, ma senza limitarsi a tenere il sedere al caldo: ad ogni sosta, potremo assegnare loro dei compiti (essenzialmente di ricerca) e aumentarne la sopravvivenza consegnando loro un'arma dal nostro inventario. Le schede dei sopravvissuti sono anche tracciate con un breve profilo che ci illustra, ad esempio, come uno sceriffo di contea preferisca le armi da fuoco a quelle contundenti.
Ed ecco un'altra idea molto intrigante: per muoverci da un luogo all'altro avremo tre possibilità. L'autostrada ci fa consumare meno benzina, ma con il rischio di logorare il veicolo e fermarsi per ripararlo. Le strade statali hanno un consumo medio e una discreta possibilità di trovare piccole location da esplorare. Le scorciatoie, infine, non mettono a rischio la vettura, ma presentano molte più possibilità di incappare in ostacoli pericolosi e zone esplorabili (il che non è necessariamente un male). Tutte queste idee, certamente ottime sulla carta, sprofondano sotto il peso di difetti per nulla trascurabili.
La grafica non è certo il più grave. Le strutture semplici e squadrate, le texture spesso scialbe e la scarsa differenziazione tra gli zombi non sono un bel biglietto da visita, ma come al solito, con un minimo di immedesimazione ed elasticità mentale, si può inquadrare il tutto senza scandalizzarsi particolarmente. Diciamo che l'aspetto tecnico è funzionale e non preponderante ai fini del gameplay.
Purtroppo, però, anche se l'azione stealth risulta inizialmente intrigante, alla lunga diventa noiosa. L'esplorazione è tesa e ricrea abbastanza fedelmente la tensione del telefilm, tuttavia le location - così simili tra loro - tendono a stancare presto. The Walking Dead: Survival Instinct è davvero difficile da inquadrare. Quando state affondando nello sconforto, ecco che uno stage ispirato desta la vostra attenzione. Nel momento in cui pensate di riporlo sullo scaffale per sempre, vi rendete conto che diverse run sono incentivate da oggetti sbloccabili e dagli stage, non esplorabili interamente con un solo giro.
Insomma, il titolo è grezzo, abbozzato, tecnicamente scialbo. Eppure, la sua è una mediocrità "fiera". È un cinque di quelli che propendono con fervore verso la sufficienza stiracchiata. Parliamo di un gioco mediocre, senza dubbio, ma capace di accalappiare con le sue dinamiche silenziose e brutali, i viaggi itineranti, il silenzio delle città deserte o il disappunto nel non avere abbastanza posti in auto per salvare tutti. Ad un prezzo accessibile e tenendo conto dei numerosi limiti, The Walking Dead: Survival Instinct è il "miglior titolo mediocre" cui possiate ambire. A patto di tapparvi il naso e adorare certe dinamiche, questo è ovvio.
Ho ricevuto The Walking Dead: Survival Instinct in versione promozionale per Xbox 360. Ho concluso l'avventura in otto ore circa, ma ho effettuato un secondo giro per esplorare nuove location e fare scelte diverse. La modalità Horde, acquistabile separatamente a 240 MP, offre una sfida che si allontana dallo spirito stealth della campagna, ed è fondamentalmente orientata all'uso delle armi da fuoco. Nonostante il mediocre motore poligonale, lo sterminio risulta piuttosto divertente.