Racconti dall'ospizio #135: Io, Lara e il dinosauro
Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.
I dinosauri non li può vedere nessuno, si sono estinti, è questo quello che funziona in Jurassic Park e in altre opere similari. Quella sensazione di potersi avvicinare a un mondo che non c'è più, basandoci su scheletri di milioni di anni fa sui quali abbiamo costruito un aspetto. Tra l'altro, un aspetto sempre più falsato, che negli anni ce li rende sempre più piccoli e più piumati, questi dinosauri. Per fortuna che ci pensa la Universal in Jurassic World a spiegarci che «li costruiamo come il pubblico li vuole» e ciao!
Quindi, il fatto di vedere i dinosauri, si diceva. Se in Jurassic Park un po' ti aspettavi di vederli, come il buon Ian Malcolm giustamente fa notare, diversa era la questione quando in altre opere ti si paravano davanti all'improvviso. Succedeva un po' ovunque, nella seconda metà degli anni Novanta, dato che il film di Spielberg aveva scatenato una vera dinomania. E infatti, quando uscì la prima PlayStation, celebre era la tech-demo del Tirannosauro. Si muoveva, te lo guardavi, ti stupivi della potenza di PSX, salvo poi scendere a patti col fatto che un dinosauro solo nel nero cosmico lo puoi fare anche dettagliato come su una PlayStation 3, il problema è farci tutto il resto attorno. Ma sono quelle cose bellissime da promessa elettorale, adorabili ancora oggi quando annunciano le nuove console.
C'era anche la tech-demo della manta. Ma se preferivate quella, signori miei, andatevene da questo sito. Grazie.
Ma il vero dinosauro che è rimasto nei cuori di tutti i videogiocatori dell'epoca, senza ombra di dubbio, è LUI. Il T-Rex del primo Tomb Raider. Che arrivava come un temporale estivo e stupiva tutti, compreso me.
Siamo in Perù, alla ricerca di un antico artefatto. Ecco la Lost Valley, fatta di rocce e antichi templi. Un posto dove l'uomo non mette piede da secoli. Noi siamo Lara Croft, eroina iconica dal carattere forte, una nipote d'arte di Indiana Jones e futura ispiratrice dell'odierno Nathan Drake. Arrivare nei pressi di un tempio e trovarsi davanti un enorme tirannosauro è qualcosa che nessuno si sarebbe mai aspettato. Un colpo di scena che arriva all'improvviso, senza cutscene o altro, come succederebbe oggi. La vecchia scuola scheggiadenti del nemico che ti si para davanti senza avvisare e che fa esplodere la colonna sonora con una fra le tracce più famose della saga.
Core Design ha capito subito di aver centrato il colpo, già prima dei tempi di internet il momento dell'apparizione saurina passava di bocca in bocca come una leggenda. Gli sviluppatori decisero quindi di infilare dinosauri anche nei due capitoli successivi, addirittura inserendo due grossi T-Rex nel terzo capitolo. Ma nulla poteva eguagliare la prima storica comparsa, che tutto sommato ha il suo effetto ancora oggi, come il buon Vitoiuvara insegna.
Questo articolo fa parte della Cover Story “Jurassic Outcast”, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.