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La VR è morta davvero

La VR è morta davvero. Caput, finita, rimandata di chissà quanti altri anni e a chissà quali tecnologie.

Ma oggi non vi parlerò dei motivi che hanno portato a questo storico disastro, difficile capire quanto abbiano influito la mancanza di IP forti, lo smarmellamento di caschetti, il cavo, il costo, il motion sickness, la poca praticità dell’insieme, volendo tutti motivi sufficienti, oggi voglio solo dimostrarvi tutto il mio disappunto.

Perché se è vero che la VR ha avuto i suoi problemi, è pure vero che una fetta di giocatori ha deciso del suo fallimento prima ancora di provarla, ha fatto il tifo per la sua morte, pure, perché l’uva è sempre una merda quando la volpe non c’ha la voglia o i soldi per raggiungerla. Gli stessi videogiocatori che piangono lacrime amare sul mercato stantio, sulle poche novità di questo settore, su come stavano meglio prima, hanno deciso di non provarci nemmeno a sposare il futuro. Meglio credere che fosse come il 3D, costava meno.

Ce l’ho anche con gli amanti della VR, a dirla tutta, che invece di prodigarsi per raccontarne gli aspetti positivi, ne hanno fatto una guerra religiosa, nuovo contro vecchio, meglio contro peggio, inasprendo il dibattito invece di convincerne qualcuno di più, trattando anche i curiosi come il nemico. Gli stessi che invece di chiedere esperienze per la VR, hanno fatto le fusa ad Halyx perché finalmente avevano tra le mani un gioco vero, come se Super Hot e Pistol Whip non lo fossero abbastanza.

Tra qualche anno rimpiangeremo questo momento, perché la VR era l’unica tecnologia capace di prendersi le vecchie nei salotti, l’unica con il potenziale per trasformare in un videogiocatore qualcuno che manco ci pensa oggi ai videogiochi. E Dio solo sa quanto il mondo dei videogiochi avrebbe bisogno delle vecchie, della gente normale, per non spararsi in faccia a forza di licenziamenti e progetti disperati.

Abbiamo perso tutti, non solo la VR.