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Cinereietti #2 - The Human Centipede: First Sequence

Cinereietti #2 - The Human Centipede: First Sequence

Cinereietti è lo spazio dedicato a chi vuole difendere testardamente l'indifendibile o quantomeno l'indifeso. Film bistrattati da critica e/o pubblico, eccessivamente criticati, presi a pesci in faccia da gente che magari ha pure ragione... ma magari no. È una rubrica all'insegna del bicchiere mezzo pieno e del "Non avete capito niente, ora ve lo spiego io". Insomma, è la cassa di legno su cui salire per predicare col megafono in mezzo al parco.

Germania, classe 2009: The Human Centipede, scritto e diretto dal misconosciuto Tom Six, è un film visionario, allucinato, grottesco. In piena era da "torture movies", la pellicola del regista olandese attinge al genere in maniera laterale, pizzicando le corde di quel tipo di orrore, ma suonando una canzone tutta sua. Six alza l'asticella del disgustoso, del nauseabondo, mostrando poco e lasciando quasi tutto all'immaginazione dello spettatore e al suo inevitabile coinvolgimento emotivo.

L'incipit è scioccante, anche se la messa in scena rimane un po' deficitaria a causa di alcune ingenuità in fase di sceneggiatura. Se siete tra quelli che detestano l'inguaribile demenza dei protagonisti di film horror in situazioni di pericolo, potreste storcere il naso in più di un'occasione. Per fortuna, questo limite non rende il racconto meno folle e disturbato: il Dott. Josef Heiter, chirurgo tedesco famoso soprattutto per i suoi interventi di separazione su gemelli siamesi, sviluppa col tempo un desiderio morboso, di fatto speculare a quanto compiuto nell'arco della sua professione. 

L'inquetante maschera del Dott. Josef Heiter.

Una volta in pensione, difatti, l'uomo cercherà di mettere in pratica un progetto a dir poco agghiacciante: unire chirurgicamente tre individui, per creare un unico, perfetto "centopiedi umano". Fallito il suo primo esperimento effettuato su dei cani, il dottore si prepara al grande salto, attrezzando una sala operatoria nella cantina di casa e apprestandosi ad adescare tre ignari soggetti per coronare il suo folle sogno. "Non osi separare l'uomo, ciò che Dio ha unito", recita la formula del matrimonio cristiano. E come ogni medico in preda al delirio di onnipotenza, il protagonista si prepara a fare esattamente l'opposto. 

Quello che veramente disturba nel canovaccio narrativo di The Human Centipede non è tanto l'orrore dell'operazione chirurgica in sé, quanto la sua "plausibile" linea teorica. I tre individui, infatti, saranno uniti attraverso un collegamento diretto fra bocca e ano. I legamenti delle ginocchia dovranno essere recisi, per costringere i pazienti a una postura quadrupede. Infine, dei lembi di pelle, recuperati da altre parti del corpo per sfavorirne il rigetto, serviranno a unire definitivamente le tre cavie.

Una grottesca lezione, con tanto di lavagna luminosa, dell'agghiacciante intervento che subiranno i protagonisti.

Tutto ruota intorno a quest'idea, torbida e malsana nella sua semplicità, capace di suscitare raccapriccio quando si pensa a come i tre soggetti saranno costretti a vivere. La "testa" del centopiedi potrà mangiare normalmente, la parte centrale e la coda, invece, dovranno nutrirsi con le feci del soggetto cui sono legati. Per quanto non si scenda mai in particolari troppo scabrosi (da un punto di vista strettamente visivo, almeno) The Human Centipede non lesina scene che lasciano ampio spazio all'immaginazione.

Gli attori che interpretano le cavie sfoggiano una recitazione piuttosto anonima, anche se vengono spesso aiutati dalla morbosità del soggetto. Akihiro Kitamura, nei panni di un turista nipponico di nome Katsuro, sarà la fortunata testa dell'esperimento. Le due immancabili e piacenti signorine, Lindsay (Ashley Williams) e Jenny (Ashlynn Yennie), occuperanno rispettivamente la parte centrale e la coda del disgustoso insetto umano. Straordinaria, per quanto eternamente sopra le righe, l'interpretazione di Dieter Laser, nei panni del folle chirurgo.

Una tra le scene più iconiche del film, dove il Dott. Heiter sfoggia un delirante: "Feed her!"

Istrionico ai limiti del grottesco, Laser indossa una maschera di lucida follia, che accompagna lo spettatore per l'intera pellicola. Capace di compensare la tiepida interpretazione dei suoi colleghi, l'attore tedesco è assolutamente spaventoso, con quell'espressione algida e austera, incorniciata dai tratti puntuti e scavati del volto. Una rappresentazione quasi iconica del male, come goffamente sottolineato dallo stesso Katsuro nelle sue accuse di nazismo urlate al dottore. Non che la pellicola sia parca di accostamenti simili, tuttavia il racconto non si nasconde dietro una puerile disamina socio-culturale, pur offrendo diversi richiami all'universo nazista: le musiche gracchianti e lontane tipiche dei lager che si sentono in sottofondo, l'esaltazione malata della sperimentazione umana, più volte perpetrata nei campi di concentramento.

Per fortuna The Human Centipede si ferma sempre prima di prendersi troppo sul serio, apparendo ora ingenuamente scurrile, ora laconicamente imperfetto, in alcune situazioni movimentate assai povere di pathos. La fotografia austera, spartana, delinea un'asetticità tipica degli ambienti ospedalieri, in perfetta sintonia con l'atmosfera di nuda prigionia che il film vuole trasmettere. La regia essenziale, geometrica, la location unica, riescono a ricreare un'aura malsana, informe, come i quadri che adornano la casa del Dott. Heiter, dipinti dallo stesso regista.

The Human Centipede è disgustosamente asettico, presuntuosamente accurato nelle sue invettive anatomiche, mescolate all'orrore verso la malattia e la tortura. Pecca d'inesperienza nell'ostentazione disomogenea di una sceneggiatura fin troppo bucherellata. Eppure, il film riesce a colpire, a scuotere e nell'insieme anche a farsi valere. Maldestramente, forse, ma in maniera verace e istintiva. Tom Six tratta temi forti per poi tirarsi velocemente indietro: nonostante ciò, il pregio di nascondere in fretta il "cadavere", permette alle nostre narici di rimuginare a lungo sul suo ben più inquietante e venefico fetore.

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Letture per il weekend – 17/12/2016

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