eXistenZ #26 – The Art of the Game
eXistenZ è la nostra rubrica in cui si chiacchiera del rapporto fra videogiochi e cinema, infilandoci in mezzo anche po' qualsiasi altra cosa ci passi per la testa e sia anche solo vagamente attinente. Si chiama eXistenZ perché quell'altro film di Cronenberg ce lo siamo bruciato e perché a dirla tutta è questo quello che parla proprio di videogiochi.
Poco più di un mese fa, si è manifestato sul canale YouTube di Machinima – che, incidentalmente o meno, ricorre spesso in questa rubrica – The Art of the Game, un documentario realizzato dallo studio di produzione Story Developing in collaborazione con 2K Games. Soggetto del documentario? Una lodevole iniziativa messa in piedi per l'appunto da 2K, che ha collaborato con la Academy of Art University di San Francisco (il publisher di Borderlands e BioShock ha sede in quel di Novato, a una mezz'ora d'auto da Alcatraz) per coinvolgere un gruppo di studenti in una sorta di competizione che li mettesse a contatto col mondo del lavoro, ovviamente nel settore dei videogiochi.
Gli studenti hanno infatti lavorato su dei cortometraggi realizzati all'interno dell'universo narrativo di Borderlands, con la competizione che si è giocata innanzitutto sulla creazione degli storyboard e in un secondo momento, per i tre più riusciti, ha visto entrare in gioco anche degli animatori, per dare vita alle idee dei ragazzi. Un'esperienza formativa, quindi, che ha portato gli studenti a contatto (magari in maniera superficiale, ma comunque a contatto) con una parte importante del processo creativo alla base di un videogioco moderno e che fra l'altro, per un paio di loro, si è poi concretizzata in uno stage negli uffici 2K e, successivamente, in una vera e propria assunzione per altrettanti (un ragazzo è finito a lavorare sul Tales From the Borderlands di Telltale Games).
Insomma, una bella cosa, no? Fra l'altro, i tre progetti selezionati, una volta trasformati in cortometraggi, sono stati pubblicati sempre su Machinima, in una serie intitolata Borderlands – Tales from the HQ. Vi piazzo qua sotto la playlist con il documentario completo e i tre cortometraggi. Per la cronaca, il mio preferito è The Darkest Day, noto anche come Quello col mimo.
Il documentario, come detto, racconta la storia del progetto e di questo gruppo di ragazzi, alternandola ad inserti di vario tipo. Ci sono per esempio quelli in cui vari dipendenti di 2K Games, fra cui Anthony Burch (“Art is always misunderstood as a waste of time by people who don’t understand the heights to which art can take you.”) e il mitico Sid Meier, chiacchierano di cos'è per loro il videogioco e dello stato attuale di questa forma espressiva. E ci sono contributi legati alle varie manifestazioni culturali e sociali dei videogame, dalla loro presenza al MoMA (Museum of Modern Art) di New York all'utilizzo in contesti scolastici e anche per l'intrattenimento delle persone anziane.
Il minestrone è interessante e ben confezionato. Ogni tanto si lascia andare forse un po' troppo all'autocelebrazione, o comunque al voler dimostrare a tutti i costi, anche con una certa spocchia, che i videogiochi sono più di quel che pensate, ma in fondo lo fa in maniera sincera e, soprattutto, gli esempi che porta sono convincenti. Mi hanno convinto, dai. Poi, certo, è un po' tanto focalizzato su 2K Games e su Borderlands ed è evidente che gli scopi del film sono almeno in parte anche promozionali, ma del resto era inevitabile e comunque la cosa non risulta particolarmente fastidiosa, nonostante magari limiti un pochino la “portata” di quel che viene raccontato. Nel complesso, però, si tratta di un documentario riuscito, gradevole, che potrebbe raccontarvi due o tre aneddoti di cui non eravate a conoscenza e, soprattutto, ha un suo valore a livello divulgativo. Considerando che è stato distribuito in forma gratuita, non è che ci possiamo lamentare.