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I (nostri) migliori anni del videogioco: 2001, odissea nel giocazzeggio

I (nostri) migliori anni del videogioco: 2001, odissea nel giocazzeggio

Eh sì, se cazzeggio oggi, figuriamoci nel 2001 che stavo in prima media. OK, l'odissea profetizzata da Kubrick non c'è stata, ma il 2001, in altri ambiti fuori da quello spaziale, ha dato parecchio. Certo, tutti lo ricordano per la tragedia delle Torri Gemelle, ma per il me ragazzino di prima media, ha significato molto altro. È un anno che ha contribuito da matti ai videogiochi per come li intendiamo oggi, nel bene e nel male, con una uscita su tutti, quindi direi che iniziamo da quella, senza perdere tempo. Foschia, grattacieli, crimine, una New York che non è New York ma non fa nemmeno finta di provare a non esserlo. Il gioco che è il re del giocazzeggio.

Buona parte del 2001 l'ho passato qui dentro, al G.Rossa di Brembio. Aspettando di rincasare per videogiocare, sia messo agli atti.

Dai che lo avete capito, sto parlando di Grand Theft Auto III, di Rockstar Games. Dopo i primi due titoli in 2D con visuale a volo d'uccello, che già avevano fatto parlare di loro per la libertà che davano e la violenza di cui erano intrisi, seppur cartoonesca. Ma col terzo capitolo, la testa è esplosa a tutti quanti, me compreso. Io andavo in prima media, la PlayStation 2 era ancora una novità e vedere GTA III sugli schermi per me era follia pura. Era il gioco “dove puoi fare tutto”. Che poi non era assolutamente vero, ma potevi fare quel poco che bastava per sembrare tutto. Che poi è famosa la storia (o leggenda, fate voi) di Rockstar che viene rimbalzata all'E3 e le viene dato un'angolino marcio, perché tanto erano quelli del giochino con le macchine e col sangue. Pare che Rockstar se la sia parecchio legata al dito, tanto che dopo le milionate di vendite e di soldi, quando si è trattato di tornare in fiera, stavolta ovviamente accolti come super vip, abbiano risposto con un gigantesco “Stica”. E infatti chi l'ha più vista a un E3?

Grand Theft Auto III ha fatto davvero da apripista agli open world moderni. Quel tipo di approccio, visto fino a lì quasi solo nei giochi di ruolo, ha cambiato le regole del medium. Era tutto un “Sì, bello questo gioco, eh, dove spari e corri, però GTA, cioè, capite, la libertà, se non voglio fare la trama piglio l'auto e via”. Ma di continuo, anche coi giochi che non c'entravano nulla. Non mi dilungo oltre, GTA non ha fatto altro che crescere fino al quinto capitolo, uscito nel 2013 e ancora oggi in testa alle classifiche, con una modalità online che non finisce mai e il Guinnes dei primati che gli ha dato tutti i premi che poteva, dal maggior numero di copie vendute al giorno di lancio al mero costo produttivo, che si è affiancato a quello di giganti del cinema come Avatar.

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Il 2001 ha anche segnato l'effettivo passaggio da PlayStation 1 a PlayStation 2, un anno di transizione nel quale abbiamo avuto l'opportunità di giocare alle ultime cartucce dell'ammiraglia grigia di Sony. Tra l'altro, noi europei ci siamo beccati anche qualche perla che risaliva alla fine del 2000 ma che qui è arrivata l'anno dopo (tradizione che il Giappone ancora oggi, ogni tanto, ama riproporre, vero?). Mi preme nominare due JRPG bomba come Final Fantasy IX, che tra l'altro su Outcast è passato nemmeno da tanto (due volte!), vista la sua riedizione dello scorso anno e The Legend Of Dragoon, che è una perla di rara bellezza: ricordata ovunque per il suo orrendo doppiaggio italiano, per il resto merita il titolo di cult. Anzi, Sony, stai ridando vita a tutto scavando nei cimiteri, a me schifo non farebbe veder tornare The Legend of Dragoon, OK?

In Giappone, restando in campo JRPG, è anche uscito Final Fantasy X e nel Natale dello stesso anno ha fatto capolino negli Stati Uniti. Noi lo abbiamo visto nel 2002, in primavera, però, insomma, dirvi che non era pieno di persone che se lo erano già scoppiato import sarebbe mentire. Non è fra i miei capitoli preferiti, ma vedendo dove è finita la saga anno dopo anno, non è difficile capire perché possa essere considerato uno degli ultimi gioielli di Square Enix (l'ultimo esponente della serie prima del cambio di nome in Square Enix dopo la fusione). Pure Luigi's Mansion subisce lo stesso trattamento di delay d'uscita. Gioco di lancio del Gamecube (in mezzo alle grida di chi voleva Mario), anch'esso da noi sbarcherà nel 2002. Per me è un gioiello fuori di testa ancora oggi. Insomma, perdonatemi queste due menzioni d'onore, che un po' entrano strette nel 2001, ma i tempi delle release in tutto il mondo erano ancora lontani. Anzi, eccovi qui i nostri Babich e Kenobit che fanno una speedrun del gioco assieme ad altra gentaglia.

Dopo qualche parola sul Gamecube, inevitabilmente l'annata torna di prepotenza su PlayStation 2, che non è un caso stravincesse all'epoca e nemmeno che sia diventata la console ancora oggi più venduta nella storia dei videogiochi. Qualche titolo oltre a quelli nominati prima? Beh, citiamo Ico, del team omonimo capitanato da quel pazzo sognatore di Fumito Ueda, che qualcuno ha definito “L'Hideo Kojima che sta in silenzio”, alludendo ai suoi progetti folli ma senza quasi filmati e con due parole in croce. Ico è proprio questo: un gioco d'avventura, a conti fatti un puzzle gigantesco. Un bambino che tiene per mano una ragazzina spaventata e bisognosa d'aiuto. I due che devono fuggire da un castello infestato da ombre che bramano la ragazza. Poesia pura, con dei guizzi tecnici che ancora oggi possono stupire, come le movenze del ragazzino quando inciampa sulle scale. Un gioco non per tutti e decisamente senza l'appeal enorme ed epico del suo sequel spirituale (o prequel, Ueda ha una sua idea ma non ha mai voluto ufficializzare nulla), Shadow of the Colossus.

A proposito di Kojima. Novembre 2001. Arriva nel mondo Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty. Sarò onesto, non ve ne voglio parlare, perché ci vorrebbe un intero articolo dedicato e non basterebbe nemmeno quello. Superiore in tutto all'originale, come ogni opera geniale, divise il pubblico. Chi ancora oggi lo ama, chi lo odia, chi ne adora il gameplay ma subisce le cutscene di mezz'ora ogni dieci minuti di gioco o le interminabili chiamate Codec, che ti fanno rimpiangere le telefonate sulle offerte per le tariffe telefoniche. Sono uno di quelli che lo amano, considerandolo una vera perla del medium videoludico e il miglior capitolo della serie a livello “universale”, prima che personale. Profetico, allusivo, sconvolgente.

Abbandoniamo un attimo il versante giapponese, allora florido più che mai, e passiamo a Naughty Dog, che, a seguito di qualche imposizione di troppo, preferisce abbandonare il proprio figlio, Crash Bandicoot, che prosegue comunque la sua corsa con Crash Bandicoot: L'ira di Cortex, per mano di Traveller's Tales.

Da fan del peramele, rinnegai questo capitolo, comprandolo a due spicci solo molti anni dopo. E per una serie di casualità non mi avvicinai nemmeno a Jak & Daxter: The Precursor Legacy, primo esponente della nuova trilogia tra platform e action di Naughty Dog, diventata poi un'icona di PS2 assieme ai suoi “compagni” Ratchet & Clank e al ladro procione Sly Raccoon.

Tra la roba che sicuramente sto dimenticando, che ho ignorato o quant'altro, sicuramente non posso non citare un'altra saga storica, a lungo emblema di PlayStation 2, poi arrivata ovunque nelle generazioni successive. Dalla mente malata di Hideki Kamiya arriva Devil May Cry, che tra l'alltro pare stia per tornare sulle attuali console. Il platinato Dante salta, spara, fa combo in aria, in un misto di tamarragine e stile, ridefinendo totalmente il genere action, creando un vero e proprio sotto-genere: lo stylish action, dove conta l'abilità del giocatore nel fare le cose giuste al momento giusto, piuttosto che il button mashing brutale. Il tutto viene premiato con pose stilose, appunto, e figate indicibili da vedere su schermo. Quella roba lì che oggi Platinum Games padroneggia mica da ridere, insomma.

Chiudo con Silent Hill 2, perché mentre Resident Evil tardava ad arrivare (e si preparava a “tradire” Sony con Nintendo, anche se solo per mezza generazione ): Konami donava al mondo, in iniziale esclusiva PlayStation 2, il capolavoro della serie e per molti dell'horror in generale, facendo esplodere tutto ciò che funzionava del primo capitolo, dalla nebbia all'inquietudine di non sapere cosa ci stesse gracchiando dentro, passando per gli abissi della mente umana. Il tutto con la grafica di nuova generazione, che fra le console a 32 e 64 bit fece un gran bel salto. E in casi come quello di Silent Hill, anche l'occhio voleva la sua parte.

Insomma, mi affacciavo all'adolescenza con un bella lista di perle, che in qualche modo hanno per forza di cose forgiato quello che sono come videogiocatore. C'è qualcosa che manca, da questa lista? Senz'altro, ad esempio un gioco PlayStation 1 arrivato a fine 2001, fuori tempo massimo, ma che ancora oggi, assieme al suo predecessore, uno fra i più bei giochi ispirati ai supereroi. Cazzo, gente, Spider-Man 2: Enter Electro!

Spider-Man, Spider-Man!
Does whatever a spider can!
Tan tan tan tan tan...

Il 2001 riassunto in maniera arbitraria e incompleta: Crash Bandicoot: L'ira di Cortex, Devil May Cry, Final Fantasy IX, Final Fantasy X, Grand Theft Auto III, Halo: Combat Evolved, Ico, The Legend of Dragoon, Luigi's Mansion, Max Payne, Metal Gear Solid 2: Sons of Liberty, Phoenix Wright Ace Attorney, Pikmin, Silent Hill 2, Sonic Adventure 2, Soul Reaver 2, Spider-Man 2: Enter Electro, Super Monkey Ball, Super Smash Bros. Melee.

Questo articolo fa parte della Cover Story "I (nostri) migliori anni del videogioco", che trovate riepilogata a questo indirizzo.

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