Librodrome #109: Final Fantasy VII, cinquecento anni dopo
Attenzione, in questa rubrica si parla di cultura. Niente di strepitoso, o che ci farà mai vincere il Pulitzer, ma è meglio avvertire, perché sappiamo che siete persone impressionabili. E tratteremo anche dei libri. Sì, quelle cose che all’Ikea utilizzano per rendere più accattivanti le Billy. E anche le Expedit. Ma solo libri che hanno in qualche modo a che fare coi videogiochi eh! Per tutti gli altri, c’è quell’altra rubrica.
Le storie orali sono lunghi racconti di eventi del passato, assemblati ascoltando le voci di chi c’era e messi per iscritto in forma accattivante. Possono trattare eventi di costume, sociali, politici, e come metodologia di racconto nascono in effetti in ambito storiografico, ma la declinazione divenuta più popolare in tempi recenti è quella incentrata sul raccontare la lavorazione di questa o quell’opera. Se ne sono viste di bellissime in ambito sportivo, per esempio quella di Grantland sugli Orlando Magic di Shaq e Penny, in campo cinematografico, penso a quella di The Ringer su Il giocatore – Rounders, e ce ne sono ovviamente anche per quanto riguarda i videogiochi. Per esempio, il bellissimo libro A Gremlin in the Works racconta la storia di uno fra i principali publisher nella storia del videogioco europeo utilizzando proprio questa formula.
Nel 2014, su Polygon, è stata pubblicata una bella storia orale dedicata alla lavorazione di Street Fighter II, raccontata da vari dipendenti di Capcom su entrambi i lati dell’oceano, e tre anni dopo è arrivata quella sulla creazione di Final Fantasy VII. Fast forward di un annetto, l’editore britannico Read Only Memory, che già ha sfornato libri bellissimi, dei quali ho scritto qua dentro già un paio di volte, lancia su Kickstarter una campagna di raccolta fondi per la pubblicazione di quella storia orale in prestigioso formato cartaceo. Un libro cartonato, disponibile in versione ganza e in versione ganza plus per collezionisti, che proponga un’edizione riveduta e corretta di quell’articolo, impreziosita da svariati contenuti aggiuntivi. Fast forward di un altro annetto, il libro è disponibile, è bellissimo e dovreste dargli una chance. E ve lo dice uno che Final Fantasy VII non l’ha mai finito, perché gli si era sputtanata la memory card dopo che aveva speso decine di ore per recuperare tutti i personaggi e allevare chocobo come uno stronzo.
Il libro si presenta in un prestigioso formato cartonato, turgido e piacevole al tatto. Non è il classico bestione da tavolino, puoi portartelo in giro e leggerlo in metropolitana, magari dopo aver lasciato a casa la bella fascetta e consapevole del fatto che le parti scritte rosa scuro su rosa chiaro ti faranno impazzire, se il treno non è ben illuminato. Non viene dato spazio a immagini di repertorio ma il racconto è punteggiato dalle belle illustrazioni di sparrows, che ritraggono a mezzo busto i protagonisti della storia e riproducono alcuni fra i momenti chiave delle vicende. Il cuore del libro, però, è testuale.
Dopo un’introduzione inedita firmata da Hironobu Sakaguchi e un prologo, il libro si apre raccontando proprio la figura del creatore di Final Fantasy e analizzando poi le vicissitudini della Squaresoft post Final Fantasy VI, mettendo nero su bianco tutti i dubbi, le decisioni, gli azzardi di quel periodo fondamentale, in cui si sperimentò a lungo prima di decidere cosa fare e abbandonare la speranza di proseguire la serie nella sua casa storica, Nintendo. Fu una decisione tosta, ma necessaria per quelle che erano le aspirazioni di un publisher che, all’epoca, sceglieva una piattaforma e vi si focalizzava con tutte le proprie forze. Da lì si procede raccontando difficoltà, compromessi, svolte fondamentali, idee fulminanti, risultati clamorosi e tribolazioni assortite dello sviluppo, proseguendo via via fino al lancio, alla localizzazione, alla distribuzione in occidente e a tutto ciò che è venuto immediatamente dopo, con i grossi cambiamenti per Squaresoft, il disastro dello studio aperto alle Hawaii per la produzione del Final Fantasy cinematografico e i vari nomi grossi che se ne andarono, a cominciare proprio da Hironobu Sakaguchi. A chiudere il tutto, una breve sezione di extra in cui si spazia fra marketing, localizzazione e perfino un pizzico di Final Fantasy VIII.
Il libro è scritto in maniera brillante e scorrevolissima, vola veramente via che è un piacere e riporta tantissimi aneddoti sfiziosi, informazioni interessanti, oltre a immergere bene in un momento storico molto preciso e molto importante per il settore, se consideriamo che Final Fantasy VII, assieme alle scelte compiute da Squaresoft durante la sua produzione, ha sostanzialmente segnato la definitiva accettazione dei JRPG in occidente, trasformandoli da curiosità per appassionati a fenomeno di massa. Se poi si tratti di un merito o di una colpa, well, suppongo sia una questione di punti di vista.
Il libro 500 Years Later: An Oral History of Final Fantasy VII è disponibile (per ora?) solo in inglese e potete acquistarlo tramite il sito ufficiale dell’editore.