Il Pedro di spade 8x02: La quiete prima dell'ecatombe
Per quanto abusato, il giochino sulle previsioni di morte nel Trono di Spade, il cosiddetto ‘toto-morto’, è uno strumento che può stimolare alla riflessione: tutto, dal più insignificante gesto fino alla classica rivelazione spiazzante, può contribuire a costruire un’attenta previsione su una delle tante morti che hanno da sempre costellato l’intera serie. È in sostanza attorno a questo che si struttura il secondo episodio dell’ottava stagione del Trono di Spade: una sorta di rito pre-funereo, un commiato che, pur intriso di fan service, inizia a tratteggiare la chiusura dei tanti archi narrativi aperti durante le scorse stagioni, e che inevitabilmente troveranno compimento in questi ultimi episodi. Un compimento con ogni probabilità truculento.
Un cavaliere dei Sette Regni è dunque una puntata preparatoria all’ecatombe che arriverà già la prossima settimana, ma non solo questo. Per quanto citofonato possa essere stato questo probabile addio con diversi dei protagonisti del Trono di Spade, molto si può scorgere in quelle che, prosaicamente, vengono definiti “gente che parlano chiusi in delle stanze”, ovvero i momenti in cui Game of Thrones ha sempre mostrato i muscoli dei propri sceneggiatori. Sì, la nomina a cavaliere di Brienne, come intuibile dal titolo della puntata in questione, è a tal proposito emblematica; ma lo è ancor di più la chiacchierata in privato fra Sansa e Daenerys, successivo alla messa in minoranza di quest’ultima in occasione della riunione sulle sorti di Jaime, ormai un transfugo a tutti gli effetti: Brienne ha garantito per lui, e questo basta a Sansa per dargli una seconda occasione; tutto ciò senza battere ciglio, ignorando lo sdegno palesato proprio pochi secondi prima da Daenerys, vogliosa di farsi giustizia di quello che fu l’assassino del padre.
Il successivo dialogo fra Sansa e Daenerys è stato dunque fitto e stratificato, fra le due protagoniste che, insieme a Cersei, hanno consacrato Il Trono di Spade come fra le più seguite serie TV politiche – e con appunto delle protagoniste donne. Un aspetto di cui gli sceneggiatori sono ben consci, ed è forse proprio per questo che viene chiarito, una volta per tutte, un aspetto fondante di tutta la nuova narrazione rosa che anche Il Trono di Spade ha contribuito a creare: le donne non sono meglio degli uomini, sono proprio come loro, specie quando arrivano al potere. Non sono loro che manipolano gli uomini, né questi ultimi a farlo. Nella loro chiacchierata c’è sì lo stereotipico ma innegabile gioco di battute nei confronti dell’altro sesso (vedi la battuta alle dimensioni, complessive, di Jon Snow), ma quando si passa alla realpolitik, non c’è solidarietà di genere che tenga. Se tutto dovesse finire per il meglio, che fine farà il Nord? Tornerà a essere indipendente, oppure rimarrà sotto il controllo di Approdo del Re? A queste domande, poste con rispettosa fermezza, Daenerys si ritrae infastidita, e lasciandoci così andare di seguito a tutta una serie di considerazioni su questo confronto fra giovani politicanti.
Come sottolineato da Politico, in questo confronto la Targaryen si è trovata di fronte quella che è, per davvero, la vera enfant prodige della politica dei Sette Regni, obbligandoci a riconsiderare, e paragonare, i successi di entrambe le contendenti. Quello che più impressiona, specie dopo la sfuriata della Khaleesi contro Tyrion, è di come quest’ultima abbia sacrificato un’arma di distruzione di massa qual è il drago ucciso oltre la barriera, e poi arruolato dagli Estranei, solo per convincere Cersei di come la minaccia dei non-morti fosse reale – e ritrovandosi, una volta compresa la strategia della regina regnante attraverso le parole di Jaime, fra l’incudine (gli estranei) e il martello (le armate dei Lannister).
D’altro canto, Sansa non ha creduto neanche per un secondo alle promesse di Cersei. Ma ci sono anche altri motivi che rendono il confronto fra la Stark e la Targaryen impietoso: per ora Daenerys ha conquistato a Westeros solo delle zone disabitate (Castel Granito e Roccia del Drago), mentre la strategia messa in campo da Sansa ha ribaltato i Bolton permettendo agli Stark di riconquistare il Nord; a cavallo di Drogon, Daenerys ha incenerito gran parte delle truppe dei Lannister, in un’incursione che però ha risparmiato l’oro che questi ultimi stavano trasportando (e che poi ha permesso a Cersei di arruolare la Compagnia dorata) ma non le loro scorte alimentari, fatte saltare in aria nonostante sarebbero potute risultare utilissime al vastissimo esercito della Targaryen – e Sansa, d’altra parte, ha invece conservato con cura le scorte della propria gente in vista dell’inverno; senza contare, infine, che Sansa ha sempre fatto tutto da sola, senza draghi e poggiandosi sul cognome che porta solo nei momenti in cui ce n’era più bisogno.
Il dualismo fra Sansa e Daenerys è insomma la parte di episodio che mette più carne al fuoco, la più politica; gran parte dei minuti restanti è, come alcuni hanno sottolineato, dedita al fan service. Non spudorato come in alcuni frangenti della scorsa stagione (si veda la laiason fra la stessa Targaryen e Jon Snow, culminata in un primo piano sulle glabre natiche di quest’ultimo), a tratti stucchevole ma, in generale, giustificato: Il Trono di Spade si è sempre caratterizzato per la sua mole smisurata di personaggi, e proprio in vista di una loro possibile dipartita, è giusto dedicarli una manciata di minuti, quantomeno per dare senso agli archi narrativi precedentemente aperti. Abbiamo così una serie di commiati più o meno allargati, e dai risvolti che vanno dalla commozione alla libidine, di seguito elencati:
Jaime e Brienne appena fuori le mura del castello
Sudorazione oculare: 7
Incoscienza: 5
Nostalgia: 9
Battuta memoriabile: “I’m not the fighter I used to be, but I’d be honored to serve under your command if you’ll have me”
Probabilità di morire: Jaime 65%, Brienne 70%
Quello fra Jaime e Brienne è probabilmente fra i rapporti secondari meglio riusciti dell’intera serie: certo, al loro arco narrativo sono state dedicate diverse puntate, ma da lì in poi nulla, o poco altro. Nonostante ciò a ogni loro incontro, a ogni sguardo scambiato fieramente di sfuggita, si percepisca qualcosa nell’aria. Difficile dire di cosa si tratti di preciso, se amore o altro: quel che emerge più di tutti, in modo a tratti commovente, è il senso di lealtà, estremo da entrambi.
Jorah e Daenerys
Sudorazione oculare: 4
Incoscienza: 5
Nostalgia: 8
Battuta memoriabile: “You’re advising me to forgive the man who stole your position?” “I am”
Probabilità di morire: Jorah 40%, Daenerys 5%
Quello fra Jorah e Daenerys è forse il rapporto più logoro di tutto Il Trono di Spade, con una serie di tira e molla che hanno finito per provare, nel fisico e nell’animo, il povero Mormont, ormai rassegnato a un ruolo di subalternità che ha finito per intenerirlo, forse per le pene passate. Il suo consiglio alla giovane Targaryen è quello di perdonare Tyrion, nonostante quest’ultimo le abbia fatto perdere un drago – va ripetuto – per un aiuto che non arriverà mai da parte di Cersei. Daenerys si è sbarazzata dei propri collaboratori per molto meno, Jorah lo sa sulla sua pelle, e proprio per questo spinge per il perdono nei confronti del Lannister. Portare rancore serve forse a poco, una volta arrivati a un passo dalla morte.
Sansa e Theon
Sudorazione oculare: 9
Incoscienza: 6
Nostalgia: 3
Battuta memoriabile: “I want to fight for Winterfell lady Sansa, if you’ll have me”
Probabilità di morire: Sansa 1%, Theon 80%
Il rapporto fra Sansa e Theon ha avuto a un certo punto un punto di svolta, riconducibile a un nome: Ramsey Bolton. È per mano sua e delle sue vessazioni, fisiche e psicologiche, che entrambi si sono ritrovati, nello stesso momento, in una posizione di estrema fragilità, che li ha obbligati a dimenticare parte di quello che sono stati per ritrovare quello che erano. Si sono così ritrovati, insieme, nel momento più buio delle proprie vite, e da lì sono riusciti, in un modo o in un altro, ad uscirne, ritrovandosi ora in una commistione di sentimenti che, purtroppo, fanno presagire al peggio.
Verme Grigio e Missandei
Sudorazione oculare: 4
Incoscienza: 8
Nostalgia: 4
Battuta memorabile: “My people are not peaceful”
Probabilità di morire: Verme Grigio 85%%, Missandei 30%
Quella fra Verme Grigio e Missandei è la storia d’amore scritta appositamente per le adolescenti figlie di Twilight che seguono Il Trono di Spade, quelle ragazze che credono che l’amore possa superare qualsiasi ostacolo, persino la mancanza del pene. Purtroppo, promettersi amore e fedeltà su una spiaggia a sud di Westeros non è segno di buon auspicio. Per il resto, tornando all’argomento della capacità di Daenerys, è interessante come Verme Grigio garantisca alla propria innamorata il ritiro delle proprie truppe su un’isola pacifica al termine della guerra, non tenendo praticamente in considerazione il parere della sua regina in merito.
Chiaccherata fra gli ultimi confratelli
Sudorazione oculare: 3
Incoscienza: 7
Nostalgia: 8
Battuta memorabile: “Samwell Tarly: slayer of white walkers, lover of ladies. As we needed any more signs the world was ending”
Probabilità di morire: Jon 1%, Sam 15%, Edd 90%
Un dialogo che è la prova di come Il Trono di Spade sia anche una serie per maschi, che ondeggia fra battute irriverenti e l’avvicinarsi di un destino ineluttabile. Dei Guardiani della notte non è rimasto nessuno, eccetto per loro, e guardando Sam, la cosa fa anche abbastanza ridere, nonostante le controtesi di quest’ultimo. Parlare bene, quando c’è da imbracciare una spada, in Game of Thrones spesso non serve; eppure Sam stesso insegna che è comunque sempre meglio di niente.
Riunione davanti al fuoco
Sudorazione oculare: 8
Incoscienza: 9
Nostalgia: 7
Battuta memorabile: “It wasn’t so simple. I was sleeping with my sister and you have one friend in the world, who was sleeping with his sister”
Probabilità di morire: Jaime 65%, Tyrion 20%, Podrick 60%, Brienne 70%, Davos 5%, Tormund 50%
Tralasciando le battute di Tormund, che per quanto esilaranti possano risultare finiscono sempre per oltrepassare il confine del kitsch, il momento centrale è costituito dalla nomina a cavaliere di Brienne. Per lei, nata in un corpo che l’ha sempre fatta sentire fuori posto a prescindere che si circondasse da donne di palazzo o da soldati da battaglia, è un traguardo insperato, che arriva per mano di un amico inaspettato e che, soprattutto, lascia presagire un finale tristissimo. A prescindere da tutto, la scena della sua nomina a cavaliere è già uno dei momenti migliori dell’intera stagione.
Arya e Gendry
Sudorazione oculare: 2
Incoscienza: 2
Nostalgia: 2
Battuta memorabile: “I’ve never had leeches put all over my cock”
Probabilità di morire: Arya 5%, Gendry 60%
Diciamolo fuori dai denti: ad Arya è partito il porco. Dopo giorni passati a osservare il sudato petto di Gendry insozzarsi fra i ferri del mestiere, la più piccola degli Stark ha fatto quello che qualunque vergine farebbe in caso di apocalisse: cercare qualcuno con cui far sesso. Che fra i due ci fosse del tenero lo si era già capito, ma che potesse sbocciare così, in scioltezza, non era affatto scontato. Peccato che proprio questo faccia impennare le probabilità di morte di Gendry, con una sua morte, e relativa rabbia cieca da parte di Arya, adesso più verosimile.
Jorah e Lyanna
Sudorazione oculare: 0
Incoscienza: 10
Nostalgia: 0
Battuta memorabile: “I pledged to fight for the North and I will fight”
Probabilità di morire: Jorah 40%, Lyanna 20%
Questa ottava sarà, come noto, l’ultima stagione de Il Trono di Spade. O almeno, lo sarà per la serie canonica, dando così il là, nei prossimi anni, a degli spin-off dei quali ancora non si sa nulla. L’unica speranza è che Lyanna faccia parte di questa possibile nuova serie TV. In questo episodio, in una manciata di minuti, prima riesce a trattare come uno zerbino il più anziano cugino, e poi se ne fotte platealmente del fatto che lì ci fosse Sam Tarly ad origliare la loro discussione.
Jon e Daenerys nella cripta
Sudorazione oculare: 5
Incoscienza: 7
Nostalgia: 3
Battute memorabili: “My real name is Aegon Targaryen”
Probabilità di morire: Jon 1%, Daenerys 5%
L’ultima scena è forse l’unica nota stonata di un episodio che, pur intriso come già detto di un’elevata dose di fan service, è riuscito a offrire tanto agli spettatori. A far storcere il naso non è solo il tempismo di Jon nella sua dichiarazione, le immediate risposte complottistiche di Daenerys o lo sguardo d’intesa che entrambi si lanciano all’arrivo degli estranei: è la scena complessiva, in realtà, a non convincere, specie per la rapidità con cui viene conclusa. Un breve dialogo nel quale a risaltare più di tutti, tuttavia, è l’apparentemente lucida considerazione di Daenerys sulle legittime pretese al trono da parte di Jon. Una considerazione che, tuttavia, poggia su delle basi poco solide – ed è questo a rendere l’intera scena, e la rivelazione dell’identità di Jon più di tutte, surreale. Perché Jon dovrebbe avere reali pretese al trono di spade dopo aver scansato, ogni qual volta fosse possibile, ruoli di governo preferendo invece le battaglie sul campo? Ma anche nel caso in cui Jon, una volta sconfitto il Re della Notte, faccia valere la sua legittimità a governare Westeros, con che mezzi si potrebbe opporre a una Daenerys che ha, a oggi, ancora due draghi più un esercito di immacolati e uno di dothraki?
Appunti sparsi:
Continua ad arricchirsi di nuovi dettagli la sottotrama sulla presunta gravidanza di Cersei. Jamie conferma al fratello che sì, è molto probabile che Cersei sia incinta; del resto, come commenta lo stesso Tyrion, la sorella è da sempre abilissima a mascherare le bugie attraverso la verità. Quindi dobbiamo crederci veramente a questa gravidanza? Be’, viste le ultime rivelazioni, direi di sì. Il problema è che, se tutto va come previsto (Re della Notte sconfitto e Cersei giustiziata), il bambino in questione potrebbe nemmeno riuscire a vedere luce. Il punto quindi è capire se Il Trono di Spade possa riuscire ancora a sorprendere lo spettatore.
Dopo un primo episodio in cui il Nord mostrava tutte le sue titubanze sul nuovo estraneo alleato, oggi ne ritroviamo uno più tradizionale, arcigno e orgoglioso, pronto a combattere per un’altra battaglia. Mai dare il Nord sconfitto in partenza.
Approfondimenti
Game of Thrones: The Hidden Meaning Behind Podrick’s Song (leggi l’articolo su Vanity Fair)
Why ‘A Knight of the Seven Kingdoms’ Means So Much to Game of Thrones Book Readers (leggi l’articolo su Vulture)
This 'Game of Thrones' fan theory could mean our heroes won't be facing the ultimate villain on the next episode (leggi l’articolo su Insider)
Tormund Giantsbane’s ridiculous origin story is different in the Game of Thrones books (leggi l’articolo su The Verge)