Old! #229 – Ottobre 1997
Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".
Il 4 ottobre del 1997, Gunpei Yokoi muore travolto da un’auto di passaggio mentre si trova fuori dalla sua vettura per ispezionare i danni causati da un tamponamento. Il game designer allora cinquantaseienne lascia come eredità un ruolo fondamentale nella prima Nintendo e nella nascita del colosso del videogioco che conosciamo oggi. La firma di Yokoi è chiara in tanti giocattoli prodotti a Kyoto prima di passare ai videogame, nei popolarissimi Game & Watch, nella formazione di Shigeru Miyamoto come game designer, nel lavoro a più livelli in tanti giochi Nintendo dell’epoca e nella nascita di R.O.B., Game Boy, Virtual Boy e Game Boy Pocket. A lui dobbiamo anche il WonderSwan, ultima sua creatura, e la “filosofia”, così importante per Nintendo, dell'applicazione del pensiero laterale all'utilizzo di tecnologie obsolete. Ho scritto del libro a lui dedicato a questo indirizzo.
Quello stesso mese vede la nascita di una serie fondamentale per il videogioco moderno, con l’uscita nei negozi di Grand Theft Auto. Il gioco sviluppato da DMA Design e pubblicato da BMG Interactive propone un approccio open world a tre diverse città visualizzate dall’alto, nelle quali bisogna dedicarsi a svariate attività criminali per costruire la propria carriera. Seppur in forma largamente embrionale, vi si trovano più o meno tutte le caratteristiche che renderanno grande GTA III, a cominciare dal senso dell’umorismo dissacrante.
Il 9 ottobre si manifesta invece Jedi Knight: Dark Forces II, seguito del primo FPS dedicato al mondo di Star Wars. La visualizzazione principale rimane in prima persona, anche se viene aggiunta l’opzione per l’utilizzo della terza e il nuovo motore grafico propone il supporto all’accelerazione 3D. Grazie anche all’esaltante utilizzo di spada laser e poteri della forza, Jedi Knight riscuote un notevole successo e, dopo l’inevitabile espansione, lancia una serie di seguiti.
Una settimana dopo si manifesta Age of Empires, primo capitolo nella popolare serie di giochi strategici in tempo reale prodotta da Microsoft. A svilupparlo c’è Ensemble Studios, che per il decennio successivo legherà la sua esistenza quasi solo a questo marchio. Age of Empires viene pubblicizzato come un mix fra Civilization e Warcraft, che mescola la componente gestionale del primo con le battaglie del secondo. L’affermazione è un po’ pesante ma il gioco viene comunque accolto favorevolmente e genererà una serie di seguiti e spin-off.
Nello stesso giorno, il 15 ottobre 1997, vede la luce Mortal Kombat 4, ultimo episodio della serie a manifestarsi in sala giochi prima di giungere sui formati casalinghi. È anche il primo ad abbracciare il passaggio a un motore grafico tridimensionale e segna un ritorno alle origini iperviolente, con l’abbandono delle varie esecuzioni umoristiche che si erano manifestate negli anni. Il gioco viene accolto con favore e segna una prima rinascita della serie di Ed Boon, che però tornerà veramente a fiorire solo qualche anno dopo, con la sua reinvenzione “casalinga”.
Cinque giorni dopo arriva in Europa Star Fox 64 o, se preferite, Lylat Wars. A seguito della non pubblicazione di Star Fox 2 per Super Nintendo, questo diventa ufficialmente il secondo episodio della serie, ancora quasi interamente aggrappato alla struttura “a corridoio” della prima uscita. Primo gioco per Nintendo 64 a supportare il Rumble Pack, Lylat Wars propone comunque diverse innovazioni nelle meccaniche e convince critica e pubblico, piazzando oltre quattro milioni di copie, assicurando la salute della serie e facendo il suo ritorno oltre dieci anni dopo con un remake su Nintendo 3DS. Potete leggere a questo indirizzo un Racconto dall’ospizio dedicato al gioco.
Il mese si chiude con l’uscita, il 31 ottobre, di ben quattro avventure grafiche. Cominciamo da Zork: Grand Inquisitor, nuovo (e ultimo) gioco a portare avanti la tradizione delle serie di Zork ed Enchanter. Il modello rimane quello del film interattivo, abbracciato dalla serie col rilancio di Return to Zork, e le parti avventurose si svolgono attraverso una visuale in prima persona, che permette rotazioni di 360 gradi su ambientazioni prerenderizzate. La critica accoglie il gioco in maniera polarizzata, fra risposte tiepide e pubblicazioni che lo considerano un ritorno di forma. La serie, comunque, si chiude qui.
Abbiamo poi Riven, seguito di quel Myst che quattro anni prima ha sostanzialmente lanciato da solo il mercato dei CD-ROM e staccato un record di vendite che solo The Sims sarà capace di battere. La struttura di gioco non cambia particolarmente rispetto a quella del primo episodio e propone ancora una volta un’avventura grafica in prima persona incentrata su enigmi a base di codici e simboli, all’interno di un’ambientazione fascinosa che fa metà del lavoro. Il gioco viene accolto positivamente e, pur non toccando le vette del primo episodio, piazza uno sfracello di copie. I fratelli Miller, Cyan e Brøderbund sceglieranno comunque di abbandonare la serie e l’episodio successivo verrà curato da Presto Studios e Ubisoft.
Proseguiamo con The Curse of Monkey Island, terzo episodio della serie creata da Ron Gilbert, Dave Grossman e Tim Schafer, ma anche il primo non curato da nessuno di loro. Si tratta dell’ultima avventura grafica sviluppata con un’evoluzione del motore SCUMM, qui inserito in uno scintillante impianto grafico cartoonesco. Evito di dilungarmi perché poi mi metto a dire che secondo me è un gioco mediocre sotto ogni punto di vista e finisce in rissa. E pensare che mi comprai il PC nuovo, per giocarci! Diciamo solo che viene accolto con favore da critica e pubblico e la serie non si concluderà qui.
Infine, abbiamo Blade Runner, meravigliosa avventura punta e clicca sviluppata da Westwood Studios che si propone come storia “parallela”, ambientata nello stesso mondo del film di Ridley Scott e più o meno negli stessi momenti, tanto che ci sono dei punti d’intreccio. Nel gioco appaiono per esempio alcuni personaggi della pellicola, doppiati dagli attori originali, ma niente Deckard/Harrison Ford. In compenso, la versione italiana dona al protagonista Ray McCoy la voce del doppiatore di Ford. Blade Runner è in larga misura un’avventura grafica realizzata con un motore 3D, ma offre anche alcune varianti di gioco, fra interrogatori e sessioni di test Voight-Kampff. La struttura di gioco, fra l’altro, si sviluppa tramite un timer interno, con eventi indipendenti dalle azioni del giocatore e svariati finali accessibili in base alle azioni compiute. Accolto dalla critica in maniera positiva ma non trionfale, Blade Runner surclassa nelle vendite il terzo Monkey Island ma prende comunque gli schiaffi da Riven e diventa negli anni un gioco di culto. L’ipotizzato seguito non verrà mai messo in produzione a causa dei costi di sviluppo e licenza troppo elevati.