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I miei momenti memorabili devono ancora avvenire

I miei momenti memorabili devono ancora avvenire

Questo dovrebbe essere un pezzo sui momenti “wow”, “che figata”, “non ci credo”, “ma dai, è geniale”, “come ho fatto a non pensarci prima”, “che grafica spaccamascelle”, “che sonoro incredibile, “che storytelling esemplare” eccetera eccetera. Praticamente dovrei scrivere di tutti quei momenti videoludici che mi si sono stampati nella memoria, che stanno ancora là e che a mio piacimento tiro fuori. Tipo le palline colorate di Inside Out che dal labirinto della memoria a lungo termine vengono messe nel tubo pneumatico e una volta tornate in “sala regia” proiettano il ricordo. Io ho un problema. Sicuramente il mio tubo è rotto. Non mi ricordo un fico secco. Eppure di momenti memorabili dovrei averne collezionati a valanghe, visto che videogioco da oltre quarant'anni. Gli scaffali nel mio cervello dovrebbero essere pieni zeppi di palline gialle (gioia) a tema videoludico. Ma vai. Tendo a dimenticare presto. Scongiurando qualche problema neurologico, mi succede anche con le persone. Mi è capitato di incontrare recentemente qualche mio ex compagno/a delle superiori. Ci siamo messi a parlare e mentre loro tiravano fuori aneddoti, nomi, eventi, situazioni, dettagli di oltre trenta anni fa, io li fissavo con sguardo inebetito, provando anche un po’ di invidia perché invece io avevo rimosso tutto. La mia giustificazione (o meglio scusa) è che ho fatto spazio ad altre cose. Ho lasciato il vuoto per accogliere nuovi ricordi cancellando quelli più vecchi. Il mio cervello funziona così, che ci devo fare. Ho poca ROM e ancor meno RAM. Non potrò mai scrivere un pezzo come questo di Babich o questo di Maderna. Riconosco i miei limiti. Ho tentato anche la strada “proustiana”, cercando qualche aiutino (non psichedelico, né chimico, né alcolico) che mi potesse sbloccare i ricordi. Così sono salito nella soffitta dei miei genitori più e più volte durante le festività appena trascorse (cosa che non facevo da anni) e mi sono messo a scartabellare tra scatoloni ammassati e vecchia carta ammuffita alla ricerca di madeleine. Il risultato è questo. 

Il mio primo home computer. Non ho avuto la forza di aprire lo scatolone

Alcune scatole tirate fuori a caso. A parte i titoli e il genere di appartenenza non, ricordo una cippa (a dire il vero, Reunion non so proprio cosa sia).

Ho provato anche a sfogliare qualche TGM ma niente. E tutti i K penso siano andati al macero!

Tipo questa. Penso di aver giocato a Zool ma se allora veniva esaltato con tanto di punto esclamativo come il platform dell’anno, qualcosa mi doveva pur rimanere in mente no?

Anche qua buio totale (scusate per le cartucce senza titolo ma non mi andava di girarle).

Oltre ad aver respirato un bel po' di polvere ed esser quasi morto assiderato, questo tuffo nel passato in cerca di momenti memorabili non ha sortito nessun effetto, anzi ha rafforzato la mia convinzione che bisogna vivere il presente. Non sono il tipo a cui scappa frequentemente la frase “Ah, quelli sì che erano bei tempi”. Anzi penso di non averla mai pronunciata. Ma la verità è un’altra: l'età avanza ed è sempre più difficile meravigliarsi. Nel loro libro Lezioni di meraviglia, Andrea Colamedici e Maura Gancitano scrivono “Se vuoi scoprire nuove terre e decidi di imbarcarti, a un certo punto accadrà questo: sarai sul mare e saprai di avere alle spalle la tua terra, ancora a portata di sguardo, e davanti a te qualcosa di nuovo e pericoloso; se ti volterai indietro potrai ancora vedere i lineamenti di ciò che per te vuol dire casa, sicurezza e abitudine, ma se vorrai scoprire nuove terre dovrai smettere di voltarti e andare avanti, sapendo che, se ti voltassi, vedresti solo il mare. Quello sarà il momento in cui comincerà la filosofia: quando dietro di te non ci sarà più casa, e davanti non ci sarà ancora qualcosa. Intorno solo l’ignoto, pronto a provocare esperienze di incredibile meraviglia, di θάυμα (thauma).” Per consolarmi dal fatto di possedere una memoria fallace, dico a me stesso che sono sempre in mezzo al mare e cerco di non voltare mai lo sguardo verso casa. D’altronde sappiamo tutti cosa è successo a Orfeo e Euridice, no? Anche per questo provo a circondarmi di ignoto. Mi viene in mente un esempio videoludico. Avete presente Passage di Jason Rohrer? Mi sento più o meno come questo mucchietto di pixel qui sotto.

Io dovrei essere quello dietro e la mia compagna davanti.

Ho scavalcato da un po’ (almeno secondo le aspettative di vita del maschio italiano medio) la metà del mio “passaggio” su questa terra e ho deciso di portare con me la mia sposa (e due figli IRL). Mentre all’inizio il futuro era compresso, sfocato e pieno di possibilità, ora mi ritrovo ad aver srotolato buona parte del mio tempo. I capelli mi sono cascati veramente (ma quello era successo già verso i trenta :-)) e ad apparire confuso, ora, è il passato. Per questo, ho voluto provare a dirigermi verso sinistra nella piccola striscia di monitor ma (spoiler) non si ringiovanisce e la fine è sempre la stessa. Conscio che indietro non si torna, l’unica cosa che resta da fare è procedere verso destra, lasciare l’ormai nebuloso passato lì dov’è e tirare dritto verso l’ignoto in cerca di meraviglia finché c’è tempo. Quindi suggerisco qua un po’ di titoli (rigorosamente indie) previsti per questo 2025 o giù di lì in cui spero di trovare nuovi e fugaci momenti memorabili.

Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai "Momenti memorabili", che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.

Perché il Game Pass non è lo re?

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