American Gods sarà davvero una bomba? Vai a sapere
Se n’è parlato tantissime volte: ci sono sempre più serie TV, laggente non sa più che caspita andare a guardarsi, troppa roba, ah la concezione da riabilitare del tempo, è meglio guardarsi un film anzi no ma che dico è meglio andare a scopare, ah quando c’era lui, eccetera, eccetera, eccetera. Banalità che, in quanto tali, racchiudono un fondo di verità. Ma andiamo al concreto: per quanto possa risultare difficile orientarsi con tutto questo popò di serie TV che escono – e lo capisco, ma proprio per questo ci siamo noi di Outcast, guardate che database che stiamo tirando su – c’è pure da considerare che l’asticella si alza sempre di più, e se prima le grandi produzioni erano ad appannaggio di HBO, AMC e poche altri network americani premium, adesso addirittura anche nell’Europa contraddistinta dalla televisione pedagogica, e dal conseguente ed odiato canone, possiamo assistere a robe di un certo livello senza necessariamente rifugiarci nella mai troppo celebrata BBC. Ad esempio, quest’anno, se contiamo solo le serie alla prima stagione, di bombe ne sono già uscite parecchie. Tipo Legion, di cui abbiamo già parlato ampiamente su queste pagine; o come The Handmaid’s Tale, che chissà quando arriverà in Italia. Fra le debuttanti, tuttavia, la serie TV che è riuscita più di tutte a cavalcare l’hype-train, beh, è senza dubbio American Gods. Ma era prevedibile, visti i nomi che ci stanno dietro.
Tratta da uno dei bestseller più famosi di Neil Gaiman (l’omonimo American Gods, pubblicato nel 2001) e con Bryan Fuller (la mente dietro Hannibal) nelle vesti di showrunner, la serie TV di American Gods è riuscita ad affascinare il pubblico seriale sin dal suo annuncio per un motivo principale, da non posporre necessariamente al peso specifico esercitato dai nomi dietro al progetto: l’ambientazione che ne sarebbe potuta uscire fuori. Personalmente non ho mai letto nulla di Gaiman – grave lacuna, lo ammetto – ma mi è bastato leggere sommariamente la sinossi su Wikipedia per capire che poteva uscire qualcosa di veramente intrigante. Anche perché, aspetto non da poco, la serie sarebbe stata prodotta da Starz, canale statunitense noto per prodotti a dir poco truculenti come Spartacus, Ash vs Evil Dead, Flesh and Bone o Black Sails, e quindi via ogni parvenza di decoro. Tutto nel buon nome dello spettacolo, ovviamente. Sì, ma insomma, in tutto ciò, com’è ‘sto pilot di American Gods?
Lo dico da subito, se dovessi dare un parere al solo pilot in questione, sarebbe senza dubbio un frechete; anzi, un frechete in petto (cit.). Ma, in quanto questa non è una recensione in senso stretto ma solo un’opinione su quello che la suddetta serie ci potrebbe prospettare (definiamolo per convenienza come un “pregiudizio”) ci vado un po’ più cauto. Sia chiaro, senza fare troppi spoiler, questa prima puntata di American Gods è una vera e propria bomba. Un trionfo di colori, visioni immaginifiche, personaggi indecifrabili, teste mozzate, tette al vento, mazzate, tamarraggine a più non posso e una regia che sì, che diamine, ne voglio ancora, ancora e ancora. Tuttavia la componente narrativa, almeno in questa prima puntata, è parsa subordinata, e di molto, a quella stilistica. Il ché fa sorgere qualche dubbio su come la serie potrebbe strutturarsi nel medio-breve periodo, cioè per la restante parte della stagione (otto in totale gli episodi previsti, saranno tutti trasmessi a cadenza settimanale).
A reggere il tutto, poi, c’è un cast di gran rispetto. Il nome che salta all’occhio più di tutti è sicuramente quello di Ian McShane (che, fra le tante cose, è uno dei motivi che rendono Deadwood un capolavoro), qui in una forma smagliante nelle vesti di enigmatico Mister Wednesday, un tizio dalla connotazione mefistofelica che assolda Shadow Moon, interpretato da un possente Ricky Whittle per svolgere chissà quali compiti. Quel che è sicuro è che se ne vedranno delle belle, in una serie TV che si pone l’obiettivo di attraversare le credenze e le contraddizioni degli Stati Uniti, il tutto in una chiave di lettura surreale e barocca, con dettagli al limite del kitsch che gronderanno da ogni angolo dello schermo. Senza dilungarci oltre nel parlare della trama di American Gods, però, il punto è sempre lo stesso: tutto questo ben di Dio come sarà gestito col passare degli episodi? Si tratterà di un continuo esercizio di stile, come accaduto per larga parte di questo pilot, oppure tenterà di coniugare l’estetica con una narrazione più sostanziosa? Solo il tempo ce lo dirà. Emblematico può però essere il recente caso di Legion, una serie TV che è riuscita, sia pur con le differenze del caso, ad unire questi due aspetti – rinnovando inoltre, nel suo piccolo, il mondo dei cinecomics. Quindi sì, dai, sono fiducioso, anche se i dubbi sul lungo periodo non mancano.
Ho visto questo primo episodio di American Gods su Amazon Prime Video, in lingua originale e sottotitolato in italiano. Da quello che ho capito, la messa in onda americana è in esclusiva su Starz, mentre nel resto del mondo Amazon si è assicurata i diritti della serie per la propria piattaforma di streaming – c’è addirittura il doppiaggio in italiano disponibile fin da subito, pensate un po’. Quindi l’appuntamento con American Gods è fissato ogni lunedì su Amazon Prime Video. In caso vi interessasse, potete acquistare il romanzo di Neil Gaiman a questo link, sempre su Amazon. Una piccola percentuale di quanto speso andrà a noi, senza sovrapprezzi per voi. Eventualmente, potete anche rivolgervi ad Amazon UK con questo link. E intanto me lo compro io.