Prima ancora di essere un gran bel gioco, Cavenaut è un'autentica lezione di design, che tutti gli aspiranti sviluppatori indipendenti dovrebbero prendere in debita considerazione. La natura del gioco, che poi è quella di un titolo esplorativo della vecchia scuola, con tanto di inquadratura dall'alto e grafica in bianco e nero, non lascia inizialmente trasparire la sua caratura, ma un esame più attento rivela una cura per le meccaniche di base difficilmente rintracciabile persino nei più blasonati giochi moderni.
Cavenaut aderisce al filone di pensiero imperante tra i giochi indipendenti più in voga del momento, ovvero quello della difficoltà brutale. Le vite a disposizione del giocatore sono illimitate, ma quelle perse nel tentativo di passare di schermata in schermata vengono diligentemente contate dal gioco e rinfacciate all'utente al momento giusto. Eppure, in virtù di una serie quasi infinita di piccoli e geniali accorgimenti, non si sente mai la necessità di staccarsi dallo schermo e andare a fare qualcosa di più rilassante, come oliare le reti dei materassi: una volta iniziato, Cavenaut va portato a termine con determinazione e caparbietà, pena la perdita di una cospicua fetta di amor proprio e dello stato di giocatore hardcore eventualmente autoattribuitosi dopo anni di videogiochi duri & puri.
Il grosso del tempo speso con Cavenaut viene passato ad evitare ostacoli e creature poco amichevoli, dato che non è possibile controbattere agli assalti dei nemici: la chiave per la sopravvivenza sta nel movimento, e questo è quanto. È l'esplorazione, però, a far la parte del leone, soprattutto perché il gioco è decisamente più vasto di quanto si possa pensare. Il gran numero di stanze in attesa di essere portate alla luce, comunque, non va affatto a braccetto (come accade a volte con le produzioni minori) con il prematuro insorgere di una certa noia, il che dipende principalmente dalla grande atmosfera del gioco. La grafica, nella sua essenzialità, è costantemente dotata di un'apprezzabile eleganza, mentre il sonoro mette da parte le suggestioni d'epoca e si produce in un'ottima prestazione.
Come detto in apertura, comunque, il valore fondamentale di Cavenaut va rintracciato nelle sue impeccabili meccaniche. Il piazzamento degli ostacoli e degli assalitori è praticamente perfetto e diventa gradualmente più complesso in maniera quasi impercettibile, determinando una curva della difficoltà esemplare. Lo stesso discorso vale per l'introduzione dei nuovi elementi, assimilabili senza alcuna fatica dal giocatore grazie alla loro distribuzione ottimale. E il sistema di comando, che potrebbe apparire sin troppo arcaico, denota invece per l'ennesima volta l'attenzione prestata da Bruno Marcos alla fase di pianificazione del gioco. Il movimento del protagonista avviene su una griglia invisibile (immaginate lo schermo come un reticolo di quadrati), come nei puzzle game d'epoca, ma ciò garantisce un controllo ottimale sul personaggio principale e, di conseguenza, offre una concreta possibilità di evitare la dipartita dell'eroe con l'applicazione della giusta abilità, e non per mera fortuna. In definitiva, quindi, Cavenaut è un gioco da provare a tutti i costi, perlomeno se si è provvisti di parecchia pazienza, ma soprattutto da osservare e studiare.
Cavenaut è disponibile gratuitamente sul sito di Bruno Marcos, così come gli altri giochi dello sviluppatore. È possibile incoraggiare il valente programmatore con una donazione tramite PayPal: non è assolutamente obbligatorio, ma magari potreste farci un pensierino.