Luci, suoni e colori di Sound Shapes
Sviluppato da Queasy Games, e quindi dallo stesso Jonathan Mak del delizioso Everyday Shooter, Sound Shapes era atteso da molti possessori di PlayStation Vita come una sorta di terra promessa. Del resto, quando ti ritrovi fra le mani una console non esattamente sommersa da continue uscite di spessore, e oltretutto a rischio di fare da deposito per giochi “casalinghi” strizzati in formato portatile, che vuoi fare? Non puoi che aspettare con grande interesse un gioco indie, carico di personalità, apparentemente in grado di distinguersi dalla palta e, già che c'è, di sfruttare come si deve le funzionalità delle console. Senza contare che Sound Shapes era inizialmente previsto come gioco di lancio per la console portatile Sony ed è stato poi rinviato per permettere un'uscita parallela PS3/PS Vita. È valsa la pena di aspettare? È valsa la pena di aspettare.
Sborsando i dodici euro richiesti da Sound Shapes, ci si porta a casa un piccolo, divertente giochino, dallo stile ipnotico, dalle meccaniche azzeccate e dalla colonna sonora seducente. E le sue due modalità extra, che aggiungono interesse proponendo un gameplay che si distacca da quello della modalità principale. E un editor di livelli, tramite cui creare e condividere in rete, con l'apposita sezione per il download già carica di creazioni degli utenti. Insomma, come contenuti non ci si può lamentare troppo: è vero che ci sono giochi scaricabili ben più longevi in partenza, senza dover aspettare le creazioni dei giocatori, ma tutto sommato, per quel prezzo, siamo abbastanza nella media delle esperienze single player. Anche contando che si tratta di una gran bella esperienza.
Il concept è semplicissimo e vede il giocatore ai comandi di una pallina che gironzola per ambienti bidimensionali, cercando di raccogliere tutte le monete sparse in giro e, soprattutto, di uscire sana e salva dai vari livelli. La pallina può saltare e appiccicarsi a determinate superfici, ma se tocca qualcosa di colore rosso, qualsiasi cosa di colore rosso, è morte. Tenendo premuto l'apposito tasto è anche possibile muoversi più velocemente, ma si perde il potere di appiccicarsi a pareti, pavimenti e soffitti. Nel corso dell'avventura si presentano anche altre situazioni e diversi tipi d'interazione, ma la sostanza rimane fondamentalmente questa, declinata attraverso un level design bizzarro, ispirato, con svariati momenti davvero azzeccati. A questo si aggiunge il fatto che Sound Shapes fa parte di quel gruppo di videogiochi musicali in cui praticamente ogni cosa che avviene a schermo è legata a una nota o a un suono, e quindi giocare in maniera efficace e avanzare significa “alimentare” la trascinante colonna sonora.
I mondi di gioco, che sono in realtà LP in riproduzione su un giradischi (e quindi i livelli corrispondono alle singole canzoni), sono tutti costruiti attorno uno specifico design audiovisivo, cui hanno collaborato diversi artisti. C'è per esempio un “album” curato dal team Superbrothers con le musiche di Jim Guthrie, e a scorrere i riconoscimenti emergono nomi come PixelJam, Vic Nguyen, I Am Robot, deadmau5 e niente meno che Beck, i cui tre pezzi accompagnano alcuni fra gli stage più riusciti del gioco, con le parole delle canzoni che vanno a diventare surreali elementi di gameplay. Il risultato è che ogni mondo fa veramente storia a sé non solo per stile audiovisivo, ma anche per natura dei livelli, assemblati da menti diverse con idee diverse.
E se già l'esperienza base, per quanto forse un po' breve, è assolutamente meritevole, c'è poi tutto il resto che si sblocca a campagna conclusa (e che, fra l'altro, racchiude il 90% dei Trofei). Da un lato troviamo la modalità Beat School, in cui bisogna provare a riprodurre alcune melodie tramite l'editor, riconoscendo note e suoni: probabilmente molto semplice per chi ne capisce di musica, una vera sofferenza per il sottoscritto. Dall'altro c'è il Death Mode, in cui vengono proposti dei microlivelli nelle stesse ambientazioni della campagna, con l'obiettivo di raccogliere un certo numero di monete entro il tempo limite. In caso di morte, si ricomincia. Presentato dal gioco stesso come una roba difficilissimissima, il Death Mode fa un po' innervosire per la sua natura parzialmente casuale, ma è in realtà – grazie al respawn immediato e alle dimensioni ridotte dei microlivelli – assolutamente accessibile. Anche all'ennesima morte nello stesso stage, si ha sempre l'impressione di potercela fare, e alla fine ci si riesce.
Tutto quanto descritto, messo assieme, va a formare un pacchetto di qualità notevole e dalla quantità magari non eccessiva, ma comunque decorosa, senza contare che c'è poi sempre lo stimolo a rigiocare garantito dalle classifiche online. Chiaramente, gli equilibri vengono aggiustati dal popolarsi della community e dal numero di livelli extra disponibili per il download: a due/tre settimane dal lancio, c'è già un discreto quantitativo di roba e, soprattutto, si trovano cose che mozzano davvero il fiato per bellezza e mi hanno spinto a mettere in fondo alla pagina un 9 invece di un 8,5. Il tutto, poi, è disponibile nei due formati PS3 e PS Vita con un solo acquisto, e il lavoro sulle funzionalità tra le due piattaforme (sincronizzazione dei salvataggi in cloud, compatibilità dell'editor) è senza dubbio ben fatto, nonostante sia necessario un piccolo accorgimento per schivare un bug nel passaggio dal cloud. Senza contare che l'esperienza si presta benissimo a entrambi i formati: la struttura a partite brevi è perfetta su una console portatile, ma l'impatto audiovisivo rende in maniera strepitosa con schermo gigante e casse pompate.
Insomma, Sound Shapes è un gran bel gioco, ha stile da vendere, ipnotizza con il suo teatrino audiovisivo e regala grandi soddisfazioni a chi si sente in sintonia con l'immaginario proposto. In più è anche un platino relativamente facile (anzi, due, uno per console). Non salverà da solo PlayStation Vita, fosse anche solo per la sua natura non esattamente pensata per un gradimento universale, ma avercene.
Ho scaricato regolarmente Sound Shapes da PSN, anche se devo ammettere di non averci speso un soldo perché avevo ancora i soldi avanzati da una scheda prepagata che m'hanno regalato. Ci ho giocato come un ossesso per una settimana, completando tutti i livelli e tutte le sfide delle modalità Death e Beat School, per poi perdermi negli stage prodotti dagli utenti. Ah, ho giocato prevalentemente su PlayStation Vita e ho poi sincronizzato il salvataggio su PS3 per gironzolarmi un po' di livelli anche in quel formato.