Pathfinder: Kingmaker - Il ritorno dei dadi
Pathfinder è un nome che ho amato e rispettato relativamente di recente, nel mondo dei giochi di ruolo. Sono un giocatore di Dungeons & Dragons di vecchia data, sin dalla storica scatola rossa, ma venni a sapere dell’esistenza di Pathfinder solo quando rimasi estremamente deluso dalla quarta edizione di D&D. Un amico mi parlò dell’esistenza di Pathfinder e me ne innamorai già solo a sentir parlare delle linee di sangue e di come alcune regole erano state snellite e rese più facili e dinamiche.
Va da sé che quando è stato annunciato Pathfinder: Kingmaker, un GdR vecchia scuola per PC con visuale isometrica, pausa tattica, e tutte quelle belle cose che fanno sbavare i puristi dai tempi di Baldur’s Gate, ho iniziato a seguirlo con estremo interesse, dando anche un’occhiata all’avventura Alba dei Re, che altro non è che l’edizione italiana di Kingmaker nel gioco di ruolo cartaceo.
Alcuni giorni fa, ho avuto modo di provare una versione quasi definitiva del gioco a Monaco di Baviera. Avevo un misto di speranze e timori (l’ultimo gioco di ruolo basato su un sistema di regole vero e proprio è stato il non proprio eccellente Sword Coast Legends), ma, voglio dirlo da subito, i timori sono evaporati come ghiaccio colpito dal fuoco sputato da un drago rosso appena ho cliccato su New Game.
La creazione del personaggio è estremamente profonda e libera: sono presenti sette razze e quattordici classi (se non mi sono rincretinito mentre prendevo appunti), e ognuna delle classi ha in ogni caso tre archetipi da scegliere, che offrono ciascuno una esperienza diversa e personalizzata. Creare un personaggio che sia completamente in linea con il proprio stile di gioco è non solo possibile ma anche relativamente semplice. Nella mia prova, per esempio, ho creato uno dei personaggi che amo usare nel cartaceo, una monaca. Ah, una nota per i regolisti: nel Pathfinder base, i monaci sono una fra le classi peggiori e più deboli, o al limite una di quelle che richiedono maggiore ottimizzazione per essere utilizzabili a dovere, ma in Kingmaker è presente la versione Unchained, che migliora non poco le cose. Rimane comunque una classe caratterizzata dal suo tipico MAD (che in questo caso sta per Multiple Ability score Dependent) e quindi la sconsiglio a chi non è un filo pratico delle regole o non sia in cerca di una sfida.
Una volta in gioco, l’esperienza si è rivelata essere molto simile a quella già vista in qualsiasi GdR isometrico. Si controlla il personaggio/il gruppo con il mouse e, se vi è necessità di dare ordini complessi, si può mettere tutto in pausa, per poi riavviare il tempo e vedere gli ordini eseguiti in tempo reale. Il sistema di combattimento è in tempo reale, con l’utilizzo della pausa tattica appena descritta, e tra un’azione e un’altra è presente un timer che mostra chiaramente quanto tempo dovrà passare tra una azione e la successiva. Lo sviluppatore presente durante la prova ha confermato che i round sono normalmente divisi in sei secondi e hanno cercato di far si che tutto avvenga al loro interno in modo fluido e dinamico. La cosa magari non è regolisticamente la più fedele al materiale originale, ma è certamente funzionale. Per intenderci, nel gioco di ruolo originale, se un monaco attacca con la sua raffica di colpi, tutti i suoi attacchi avvengono nel suo round e vengono risolti immediatamente. Nel GdR per PC creato dai ragazzi di Owlcat Games, invece, magari tira un primo pugno, poi l’avversario tira un colpo di spada e poi parte il secondo pugno. In realtà è una minuzia, e in generale la mia impressione è che le regole siano state seguite a fondo e con rispetto.
Dal punto di vista interpretativo e di scelta, devo ovviamente basarmi sul poco che ho potuto vedere in circa tre ore di gioco effettive, ma la prima impressione è più che buona. Oserei dire eccellente. Durante l’esplorazione iniziale, il gioco ha tenuto conto di molte delle azioni che avevo commesso e mi ha messo davanti alle conseguenze sia a breve che medio termine (non posso parlare di conseguenze a lungo termine perché, come ho detto, ho avuto a disposizione solo tre ore). Un paio di esempi: durante le fasi iniziali, mi sono ritrovato in una stanza in fiamme. Ho preso la decisione di esaminare la stanza per capire se vi erano strade alternative rispetto al superare il fuoco ma questo si è rivoltato contro di me, perché non solo non ho trovato nulla ma la stanza stessa è crollata sulla testa dei miei personaggi, che si sono salvati per miracolo. Poco più avanti, sono poi stato accusato di aver compiuto azioni moralmente indegne e mi sono stati rinfacciati i gesti e le azioni fatte fino a quel momento. Non solo, due dei membri del gruppo, hanno giudicato le mie decisioni inaccettabili e mi hanno abbandonato per unirsi a un rivale.
Considerando che l’ambientazione Alba dei Re è caratterizzata anche dall’effettiva costruzione e gestione di un regno, ho visionato anche la parte gestionale del gioco, trovandola piuttosto complessa e interessante. Una volta che si è ottenuto il controllo di un territorio, si possono costruire villaggi e strutture all’interno degli stessi utilizzando un sistema di “punti costruzione”, che sono presi di pari passo dalle regole cartacee. Possono poi capitare imprevisti o problemi che richiedono l’intervento di consiglieri o altri personaggi: per esempio, può accadere che un folletto inizi a girare per i villaggi del regno, rubando denaro tramite gioco d’azzardo a molti abitanti. Se si ignora la situazione, la stabilità e la ricchezza di tutta la regione ne risentono e diventa quindi necessario scegliere tra i personaggi che si hanno a disposizione quale dovrà occuparsi del problema.
Pathfinder: Kingmaker uscirà su Steam il 25 Settembre e ammetto candidamente che, tra tutti i giochi in uscita, è quello che aspetto maggiormente, su cui non vedo l’ora di poter posare le mie mani. È certamente uno fra i giochi di ruolo che hanno mostrato più potenzialità dei tanti che ho potuto provare e non aspetto altro che di poter verificare se manterrà le sue potenzialità durante tutta la partita.