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Perle dal passato SSI

Perle dal passato SSI

“Ah, i giochi di una volta erano meglio”. Riesco quasi a immaginarmi questa frase pronunciata da me stesso, o, immagino, da una buona fetta di appassionati di retrogaming. Ho avuto la mia esperienza a riguardo, qualcosa di cui non parlo molto, ma che la recente prova di quattro classici del passato ha decisamente riportato alla mia mente, non fosse altro che all’epoca curai uno di quei giochi per uno dei più importanti siti Abandonware. Mi chiedo se qualcuno conosca, si ricordi, o abbia mai visitato un sito chiamato Abandonkeep, gestito da un generoso filantropo che si faceva chiamare semplicemente Elwood.

Era anche convinto che fossi una donna, per il mio nome, ma questo in fondo dimostra solo quanto in America siano lontani dal conoscere le etimologie dei nomi, tanto che ora Andrea è un nome femminile accettato ovunque, nonostante il suo significato. Non mi dispiace neanche, alla fine è solo un nome, e in realtà troverei interessante incontrare una ragazza con il mio nome.

Sto divagando? Si. Perché voglio prendermi il mio tempo, i giochi che ho provato in questi giorni sono come un whisky invecchiato a dovere, alcuni meglio di altri, e meritano di essere apprezzati con calma, con tutto il tempo necessario.

Dark Legions, The Summoning, Star General e Veil of Darkness sono i classici di cui sto parlando. E tutti quanti hanno una loro incredibile rilevanza storica, per questioni di trama e meccaniche. Usciti tra il 1992 e il 1997, sono tutti giochi che hanno ormai un bel po’ di anni sulle spalle. Potrei anche, a questo punto, iniziare un discorso dicendo qualcosa come “Perché un giocatore interessato alle novità dovrebbe pensare a questi quattro classici?”, ma la verità è che voglio usare un approccio più realistico e pragmatico. Un ragazzo interessato a giocare a Overwatch o League Of Legends, probabilmente, neanche aprirebbe un articolo che parla di medioevo videoludico.

Quindi mi rivolgerò a chi magari è interessato a titoli del passato, chi apprezza i classici, ma magari non ha potuto provare uno o più di questi quattro titoli. Un amante di Civilization, un amante di Eye of the Beholder, o altri titoli simili, cosa può trovare in questi giochi? Non ci girerò attorno: molto, con una sola eccezione che farò fuori per prima.

Sono tutti e quattro dei precursori, per certi versi, di classici intramontabili. Una sorta di “troppo ambiziosi per il loro tempo”, o forse semplicemente sviluppati in un’epoca in cui la tecnologia non permetteva di realizzare davvero la visione degli sviluppatori.

Star General è, come potrebbe far intuire il nome, uno strategico ambientato nel futuro, in cui varie razze aliene si contendono il dominio della galassia. Ha alcune particolarità interessanti, come la possibilità di affrontare battaglie a turni su esagoni sia nello spazio che sulla superficie dei pianeti, ma in realtà il problema più grande è che, semplicemente, i contenuti non erano all’altezza di un capolavoro uscito solo un anno prima: Master of Orion 2. Contro il gioco Microprose, il generale delle stelle non è semplicemente in grado di reggere il confronto. Rigiocarlo in questi giorni ha purtroppo confermato le impressioni che avevo già all’epoca: Star General non è un brutto gioco, ma di sicuro non svetta se messo accanto ai classici della sua epoca. Un peccato, perché le idee ci sono pure, ma non bastano da sole. Le alternative? Master of Orion 2 di sicuro, ma se si desiderano gli esagoni ho un’altra chicca da raccomandare: Mission Force Cyberstorm, acquistabile a poco più di 5 euro su GOG.COM.

Con The Summoning, la situazione migliora un poco, ma questo gioco patisce la stessa maledizione di Star General, ovvero un rivale che lo ha oscurato col suo successo, anche se in realtà le somiglianze sono soltanto apparenti. Diablo e The Summoning hanno in comune la visuale più o meno isometrica e il concetto di un eroe solitario che esplora un profondo labirinto, ma The Summoning offre in realtà un sistema di regole più profondo (mutuato da Dungeon Master, direi), una maggiore difficoltà generale e soprattutto un buon numero di enigmi e situazioni da risolvere. Per procedere nell’avventura, può capitare di dover attivare combinazioni di leve e piastre a pressione, per esempio, rendendo l’uso del proprio ingegno assolutamente necessario. Anche la creazione del personaggio è piuttosto interessante, integrata nel prologo della storia, durante il quale si può decidere quali lezioni favorire e personalizzando quindi le abilità del personaggio. Interessanti poi i dialoghi, in cui si può cliccare su parole chiave o scrivere direttamente qualcosa che, se appropriato, darà una risposta aggiuntiva e sbloccherà obiettivi segreti o ricompense aggiuntive.

Si tratta di un capolavoro o di un classico imperdibile? Si e no. È una possibile prima visione a un dungeon crawler isometrico, ma non è esattamente un gioco che definirei “memorabile” per le sue caratteristiche intrinseche. Sicuramente, qualcuno ha dei bei ricordi avendoci giocato da giovane, ma come per Star General ci sono troppi giochi dello stesso genere più meritevoli usciti più o meno nello stesso periodo.

Fare queste considerazioni mi lascia un retrogusto amaro. Mi piacerebbe poter dire che si tratta di classici imperdibili, di capolavori indimenticati e indimenticabili, ma la verità è che se lo dicessi mentirei. Sono giochi discreti e fatti con impegno, legati di sicuro alla nostalgia del passato, ma gli manca quel qualcosa che trasforma un gioco vecchio in un classico imperdibile.

Veniamo infine agli ultimi due titoli. Veil of Darkness e Dark Legions. Due titoli che qualcosa di unico lo offrono eccome, con risultati anche piuttosto particolari. Dark Legions è un gioco che consiglio a chiunque non lo abbia provato, non ha degli equivalenti nel passato o presente e l’unico modo in cui mi viene da definirlo è “Battle Chess con scontri action quando due pezzi si incontrano”.

Due armate si schierano una contro l’altra, si può scegliere tra configurazioni standard o creare il proprio scontro ideale piazzando unità a piacere e poi si possono muovere i propri personaggi a turno contro il nemico. La particolarità del gioco è che non tutte le unità sono ugualmente potenti, ve ne sono di obiettivamente superiori rispetto ad altre, o ancora alcune che sono avvantaggiate in determinati scontri o che hanno abilità speciali di movimento o combattimento. Quando un eroe ne attacca un altro, lo scenario di gioco si trasferisce in un campo di battaglia visto dall’alto, con alcuni ostacoli e coperture, e i due personaggi si affrontano in un duello all’ultimo sangue, con budella e “gore” in abbondanza. Ovviamente la differenza rispetto a un normale strategico a turni sta nel fatto che la bravura nella componente action può aiutare molto nel cambiare il risultato dello scontro complessivo. Ma mandare le giuste unità contro i giusti nemici e capire quando ritirarsi è importante esattamente quanto la precisione nei comandi e i riflessi.

Si tratta di una combinazione che non ho mai visto riproposta davvero, le cose che più lontanamente gli somigliano sono forse le serie Battlezone e Uprising, ma non è davvero un paragone accurato. Dark Legions non è un gioco enorme, o particolarmente profondo, ma è unico nel suo genere ed è adatto a rapide partite in cui si deve usare sia il cervello che i riflessi, e questo gli lascerà sempre un posto particolare nel mio cuore.

Per ultimo c’è Veil of Darkness, che è probabilmente quello che considero il miglior gioco tra i quattro, anche se il mio preferito rimane Dark Legions. Si tratta di un’avventura isometrica in cui si interpreta un eroe biondo all’interno di un villaggio infestato da mostruosità assortite, inclusi lupi mannari, vampiri, non morti di varia natura e molto altro. La particolarità di Veil of Darkness è che si tratta di un’avventura non lineare: si può esplorare il villaggio in modo più o meno libero, affrontando i vari misteri nell’ordine che si preferisce, con solo alcuni momenti specifici in cui si è obbligati a seguire una strada precisa per procedere. Sono buoni anche gli enigmi, e il sistema di dialogo è mutuato d quello di The Summoning (gli sviluppatori sono gli stessi). Con il suo mix di investigazione, azione, mistero, Veil of Darkness è una piccola gemma da godersi con calma, complice anche la sua lunghezza non proprio astronomica (cinque ore sono sufficienti a terminare il gioco).

Si sarà probabilmente capito che nessuno di questi giochi è davvero un capolavoro imperdibile, ma al tempo stesso si tratta di un gruppo di quattro giochi che hanno in qualche modo segnato la loro epoca e hanno un loro senso, se non per perderci giorni di gioco, almeno per vedere cosa esisteva in passato e quanta strada è stata fatta nei giochi di oggi, o quali caratteristiche sono state ereditate, dopo decenni, nei capolavori attuali, prese da questi primi, antichi esperimenti su PC.

Se dovessi consigliare quali di questi giochi valga la pena di provare davvero anche oggi, direi Veil of Darkness principalmente, e anche Dark Legions se si vuole provare la sua combinazione pressoché unica di gameplay. Star General e The Summoning… escludendo il fattore nostalgia, temo che semplicemente non offrano abbastanza, non paragonati ad altri classici della stessa epoca.

Ho provato i quattro giochi nella loro riedizione su GOG grazie a dei codici per il download inviati dall’agenzia di PR che li segue.

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