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Voidrun, il figlio illegittimo di Qix e Bosconian

Voidrun, il figlio illegittimo di Qix e Bosconian

Eoni fa, negli anni d’oro dei videogiochi, quando in italia una partita costava ancora cento lire e io dovevo usare un piccolo sgabello per arrivare comodamente al joystick e ai pulsanti, usciva Qix. Era il 1981, l’Italia non aveva ancora vinto il suo terzo mondiale di calcio e Galaga era il mio gioco da bar preferito. Qix si trovata in qualsiasi sala giochi ma in realtà passava abbastanza inosservato. Si tratta di una sorta di puzzle game in cui bisogna controllare una linea, con cui dobbiamo “tagliare” delle porzioni di schermo in modo da conquistarle. Una volta superata la percentuale prevista, il livello è completo e si passa a quello successivo.

Diversi anni dopo, questo concetto di tagliare pezzi di schermo è stato utilizzato in svariati altri titoli simil-cloni, di cui il più famoso è sicuramente Gals Panic, in cui, quando si chiudeva una zona con la linea, veniva scoperto un pezzo di un’immagine di fondo, che guardacaso era una giovane ragazza giapponese leggermente discinta.

Fast forward 2019. Esce Voidrun, gioco super indie sviluppato da una sola persona, Benjamin Soulé, che mischia questo concetto, di segregare delle aree di schermo, ad un gameplay tipicamente da sparatutto, che ricorda un altro grande gioco del passato, Bosconian (sempre datato 1981).

In Voidrun, l’obiettivo principale è distruggere ogni forma di vita sui vari pianeti che andiamo a invadere. Per farlo, dobbiamo circondare i nemici con delle bombe a forma di sfera, che lasciamo cadere dalla nostra navicella. Se riusciamo a chiudere correttamente la figura attorno al nemico, le bombe esplodono e quindi l’avversario o viene distrutto, o comunque privato di una parte di energia. Purtroppo, all’inizio non abbiamo un numero di sfere molto alto e ci possiamo ritrovare (anzi, capita spesso) a non riuscire a chiudere correttamente il giro. Distruggendo nemici, però, acquisiamo più sfere, che ovviamente ci rendono più facile la vita e sono indispensabili per il livello successivo. Non solo: i nemici stessi sono molto eterogenei, si va da piccoli esseri che non fanno altro che scappare a mostri più grandi che tentano di arrostirci in stile lanciafiamme, per arrivare a macchinari che sparano laser a tempo che dobbiamo evitare.

All’inizio della partita, vengono dati al giocatore quattro power up, che permettono alla navicella di avere delle caratteristiche potenziate, come andare più veloce, o di creare del crateri quando le bombe esplodono. Ogni pianeta ha delle caratteristiche diverse. I più semplici non hanno ostacoli o ne hanno pochi ma poi, piano piano che si aumenta di livello, possiamo trovare montagne, voragini o altri intoppi che non permettono alla navicella di muoversi liberamente, obbligandoci a capire come aggirare i nemici riuscendo a chiudere il cerchio con le bombe.

Voidrun propone al giocatore tre tipologie di gioco: classic mode, arcade e adventure. Nella prima modalità, dobbiamo “liberare” quattro pianeti con le cinque vite a disposizione, perse le quali si ricomincia da zero. In arcade abbiamo solo una vita e l’obiettivo è andare avanti il più possibile. L’adventure mode, che forse è il più fruibile dai più, ci permette di scegliere su quale pianeta recarsi e, in caso di morte, non è necessario riprendere tutto l’avventura da capo. Dico che l’adventure mode è il più fruibile in generale perché Voidrun è un gioco degli anni Ottanta fatto oggi, ovvero difficile, ma difficile davvero. Qui non c’è un aiuto, margine di errore, non c’è nulla che vada incontro al giocatore. Anzi, all’inizio, avendo meno bombe a disposizione, il tutto è reso ancora più arduo, con per esempio alcuni nemici che possono saltare le sfere che gli piazziamo intorno.  

Come al solito, però, in questo genere di giochi, le attese tra un livello e l’altro o tra una morte e l’altra sono inesistenti, cosa che diminuisce la frustrazione generale (anche se dipende comunque da che tipo di giocatore sei).

Tecnicamente parlando, Voidrun è come la sua difficoltà, ovvero così retro che più retro non si può. Graficamente molto basilare ma assolutamente adeguato allo spirito, con una palette di colori che vira sul porpora/viola/blu e delle animazioni deliziosamente anni Ottanta. Anche la musica non si discosta da questo tema ma, al posto di essere un semplice accompagnamento di sottofondo, come in altri casi, è molto presente e piacevolissima da ascoltare.

Direi che Voidrun è un ottimo esempio di gioco nato negli anni Ottanta e pubblicato, oggi. Simpatico da vedere, bastardo da giocare, sicuramente farà la felicità di quelli anziani come me. Ovvio che l’utenza target di Voidrun non è quella che adora i battle royale, ma non si deve mai disperare.

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Ho giocato a Voidrun  grazie a un codice per il download da Steam gentilmente fornitoci dallo sviluppatore. Ha giocato a tutte e tre le modalità, in modo da godermi tutte le sfumature offerte dal gioco, e sono rimasto piacevolmente colpito dalle varie differenza di approccio necessario da un livello all’altro. Voidrun è disponibile solo tramite download su PC (su itch.io e su Steam).

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