Outcazzari

Perception: quella voglia di distinguersi che da sola non basta

Perception: quella voglia di distinguersi che da sola non basta

Perception si presenta come un titolo decisamente ambiguo, incapace - nonostante un incipit intrigante - di ritagliarsi un'identità ben precisa. Narrativamente non è abbastanza profondo da definirsi un walking simulator e ludicamente non possiede dinamiche tanto sviluppate da poter apparire come un survival horror. Il suo essere ibrido non sarebbe neanche un peccato mortale, se il risultato riuscisse quantomeno a soddisfare le aspettative. La verità, ahimè, è che Perception, malgrado le buone intenzioni, risulta piuttosto avaro di soddisfazioni, sviluppandosi in maniera lineare e monocorde.

Tenebroso è tenebroso, nulla da obiettare.

Nell'universo videoludico, non è certo la prima volta che gli sviluppatori ricorrono a un handicap del protagonista per introdurre dinamiche di gioco peculiari. Riguardo la cecità, basti pensare al delicato e toccante Beyond Eyes, oppure - andando assai più indietro nel tempo - all'inquietante Forbidden Siren 2, dove, per uno dei protagonisti, il mondo era filtrato attraverso gli occhi di un cane guida.

The Deep End Games, uno sparuto gruppetto di sviluppatori che accoglie, tra gli altri, alcuni esuli di Irrational Games, ha sicuramente fatto del suo meglio per ricreare un contesto affascinante e credibile. La collaborazione con una scuola per ciechi, lo scambio di informazioni diretto con alcune persone non vedenti e lo studio generale delle nuove tecnologie legate alla cecità sono sicuramente encomiabili. Tuttavia, in sede di recensione, bisogna valutare in maniera brutale e prosaica il mero risultato finale, che non sempre rispecchia l'impegno profuso per ottenerlo.

La magione sa incutere un certo timore.

L'incipit narrativo ci mette nei panni di Cassie, una ragazza non vedente attanagliata da tremendi incubi inerenti un'oscura magione. La giovane donna decide di mettere fine alle sue tribolazioni oniriche intervenendo direttamente sulla fonte del problema:  la casa dei propri incubi, che pare sorga in tutta la sua fatiscente grandigia in quel di Manchester. Il resto della vicenda si aggrappa tiepidamente alle classiche ghost stories, con l'unica differenza di una protagonista "particolare".

Il gioco è quindi incentrato sulle capacità sovrannaturali di Cassie nel percepire presenze oscure e refusi "palpabili" di sofferenze passate, che aleggiano continuamente in determinati luoghi. Dotata di un bastone per ciechi, la donna può picchiettare vicino a sé, delineando - a mo' di sonar - l'ambiente circostante. L'espediente ludico è interessante, visto che i rintocchi continui attirano anche degli spiriti malevoli, costringendoci a valutare attentamente come e quando sfoggiare le nostre capacità da pipistrello.

Gli elementi "positivi" sono evidenziati in verde.

Nel peggiore dei casi, il gioco ci offre salvifici nascondigli, tra armadi, letti, panche e quant'altro, pronti ad accoglierci fino alla momentanea resa della presenza di turno.
E il gioco scivola così, tra commenti di Cassie, registrazioni da ascoltare e lettere da decifrare, utilizzando sia tecnologia per non vedenti che sesto senso. C'è anche dell'altro, intendiamoci, ma non volendo spoilerare, vi basti sapere che non è nulla in grado di cambiare il quadro generale dell'impianto ludico.

Il concetto di monocromia ambientale legato alla cecità è interessante, ma anche un po' semplicistico.

La scelta stilistica di affidarsi alla monocromia è sicuramente lodevole: gli ambienti cerulei sono tratteggiati costantemente da un effetto scia che restituisce appieno l'impalpabilità della location. I cambi cromatici, con brusche virate all'arancione e il rosso, concorrono a sottolineare i momenti più concitati. Anche l'audio non è male, con sussurri, fruscii e un doppiaggio discreto, tutti elementi che delineano un pacchetto realizzato con cura e competenza. Tuttavia, i pregi di Perception non riescono a distinguerlo dalla marea di titoli simili che costellano l'odierno panorama indie.

Lineare, prevedibile e anche piuttosto breve, il gioco di The Deep End Games è consigliabile solo ai fan del mistery-horror che abbiano già divorato i migliori esponenti del genere. Perception, purtroppo, con quel suo voler tenere un piede in due scarpe, non riesce a spiccare il volo, finendo per scomparire nello sconfinato oceano delle occasioni perse.

Ho scaricato Perception grazie a un codice PS4 fornitomi dal distributore. Ho terminato la modalità campagna in quasi sei ore, ma io tendo spesso a perdere tempo con giochi di questo genere. Perception è disponibile anche per Xbox One e PC. Il fattore rigiocabilità è prossimo allo zero.

Videopep #147 – I consigli di luglio 2017

Videopep #147 – I consigli di luglio 2017

Parto per Aven Colony, perché il mondo fa schifo

Parto per Aven Colony, perché il mondo fa schifo