La co-op solitaria di Semispheres
Vi piacciono i puzzle game dinamici ma rilassanti, che pongono l’enfasi sulla riflessione, sul capire come affrontare un dato livello studiandolo per bene? Quei bei giochi in cui l’abilità manuale conta poco o nulla, anche se ogni tanto ti regalano il brivido di dover fare una cosa in fretta? Quel design moderno che ti permette di riprovare immediatamente ogni volta che sbagli? Quei giochi sufficientemente lunghi da sfruttare a fondo tutte le loro meccaniche ma sufficientemente brevi da non farti esplodere le parti basse quando sei appena a due terzi del quantitativo totale di livelli? Quello stile audiovisivo placido, ispirato, rilassante, con le musiche di Sid Barnhoorn (Antichamber e The Stanley Parable) ad accompagnare, che certo male non fanno? Vi piace l’idea sempre più popolare di un gioco in cooperativa ma a cui puoi giocare anche da solo, controllando i due personaggi con le due mani? Volete avere tutto questo su Switch, così ci giocate scazzati sul divano con un Joy-Con per mano, oppure scazzati sulla tazza del cesso, scazzati a letto, scazzati in metropolitana, scazzati un po’ dove capita? Non vi formalizzate se il gioco è relativamente breve (una cinquantina di livelli) e ha scarso interesse nella rigiocabilità perché, come dicevo sopra, dura il giusto e comunque costa una decina scarsa di euro? Beh, Semispheres, disponibile da mesi su PC, PlayStation 4 e Xbox One, arriva oggi sul negozio digitale di Switch. Vedete un po’ voi cosa fare, io intanto vi spiego che cos’è e perché secondo me dovreste comprarlo. Ma prima, sigla.
In Semispheres si controllano due… due robi, diciamo, due specie di medusette che mi hanno fatto venire in mente il robo che si controllava in Flow, il secondo gioco di thatgamecompany. I due robetti in questione iniziano ciascun livello uniti, ma vengono poi separati in altrettanti spazi di gioco, strutturalmente identici ma con nemici e pericoli assortiti in maniera differente. Con la levetta analogica sinistra si controlla il robetto che sta nella metà sinistra dello schermo, con la levetta analogica destra si controlla il robetto che sta nella metà destra dello schermo. L’obiettivo è sempre di portarli entrambi fino all’uscita, in modo da completare il livello, farli tornare assieme, passare allo stage successivo e, ogni tanto, sbloccare pezzetti di una storia del tutto scollegata, che fa più che altro da contorno superfluo ma simpatico.
Gli ostacoli che ci separano dall’uscita di ogni livello possono essere di vario tipo ma ruotano sostanzialmente tutti attorno alla presenza di blobbini che fanno da sentinelle, con tanto di cono visivo ben messo in evidenza. Se individuano un robetto, lo ammazzano sul colpo, con respawn istantaneo poco più in là. Per girare loro attorno, oltre al semplice muoversi e sfruttare le coperture offerte dalle pareti che compongono il livello, bisogna sfruttare alcuni potenziamenti reperibili in giro: te ne puoi portare dietro uno solo per volta e sono ad utilizzo singolo, ma ricompaiono subito dopo. Il primo che si trova permette di distrarre le guardie in stile Metal Gear Solid, emettendo un’onda sonora che le attira verso il punto in cui hai usato il potenziamento. Gli altri complicano le cose, perché coinvolgono sempre l’altra metà del livello.
C’è il potenziamento che apre un portale, tramite cui puoi lanciare uno sguardo dall’altra parte e utilizzare un’onda sonora per attirare le guardie della zona in cui non ti trovi. C’è quello che spedisce il robetto nell’altra metà di livello. C’è quello che scambia i due robetti di posto. C’è quello che permette di creare punti di teletrasporto per spostarsi di qua e di là. E chiaramente ogni singolo potenziamento ha uno scopo preciso, posizionato in quel livello e in quel punto per risolvere quell’enigma. Ecco, se preferite i puzzle game che offrono margini di sperimentazione e varietà di soluzioni, attenzione: in Semispheres i margini sono ristretti e le soluzioni non sono magari sempre univoche in termini di movimento, ma tendono a richiedere l’utilizzo specifico del tal potenziamento nella tal posizione.
A fare la fortuna del gioco, comunque, è un level design intelligente, impegnativo, mai frustrante, che fra l’altro non si limita alla classica formula “Ti svelo un potenziamento e te lo faccio usare per dieci volte di fila” e cambia invece spesso le carte in tavola, gestendo il ritmo e i picchi di difficoltà con gran gusto. Vi direi che non l’ho trovato mai particolarmente tosto e l’ho portato a termine senza bloccarmi in alcun livello, ma chiaramente si tratta di una considerazione personale, da prendere con le pinze. Posso però aggiungere che l’ho trovato difficile il giusto, comunque impegnativo senza mai essere spaccamaroni, sempre stimolante nei problemi che propone e piacevolissimo in termini di coinvolgimento e immersione nella sua atmosfera. Chiaramente, controllare in contemporanea i due robetti può essere complicato, perché non è facile gestirli separatamente con le due mani, ma le situazioni che richiedono obbligatoriamente di muoverli assieme, magari anche rapidamente, sono pochissime e non sono mai eccessivamente toste. Per la maggior parte del tempo è possibile alternarsi fra i due, anche se ovviamente è sfizioso provare a gestirli assieme. Fermo restando che, ovvio, è possibile anche giocare con un’altra persona. Ah, anche la la storia raccontata da Semispheres, per quanto del tutto superflua e pure sempliciotta, aggiunge un tocco gradevole. Toh, se proprio devo fare una critica, diciamo che il gioco si conclude in maniera un po’ secca e, come dicevo sopra, non lascia il minimo margine di rigiocabilità (che so, un sistema di punteggi, dei livelli extra, qualsiasi cosa… no, niente). Ma insomma, possiamo anche farne a meno. No?
Ho ricevuto dallo sviluppatore un codice per scaricare il gioco dal negozio digitale di Switch e non ho idea di quanto ci ho messo a completare tutti i livelli, ma a spanne direi un paio d’ore. Semispheres esce oggi su Switch ma è già disponibile da mesi su PC, PlayStation 4 e Xbox One.