Old! #61 – Maggio 1974
Old! è esattamente quella stessa rubrica che da vent'anni vedete apparire su tonnellate di riviste o siti di videogiochi. Quella in cui si dice "cosa accadeva, nel mondo dei videogiochi, [inserire a piacere] anni fa?" Esatto, come su Retro Gamer. La facciamo anche noi, grazie a Wikipedia, pescando in giro un po' a caso, perché siamo vecchi nostalgici, perché è comoda per coprire il sabato e perché sì. Ogni settimana, anni Settanta, Ottanta, Novanta e Zero, o come si chiamano. A volte saremo brevissimi, a volte saremo lunghissimi, ogni singola volta si tratterà di una cosa fatta senza impegno, per divertirci assieme a chi legge, e anzi ci piacerebbe se le maestrine in ascolto venissero a dirci "oh, avete dimenticato [inserire a piacere]".
Questa settimana facciamo un bell'appuntamento monotematico, visto che, scavando nell'internet, sono riuscito a scovare solo un avvenimento "videoludico" degno di nota per il maggio del 1974, che per la precisione si verifica venerdì 24: la nascita di Dan Houser, minore (di tre anni) dei due fratellini londinesi a cui dobbiamo la serie di Grand Theft Auto. Il caro Dan, figlio dell'attrice Geraldine Moffat e dell'avvocato Walter Houser (proprietario fra l'altro di un club di musica jazz nella capitale, cosa che segnerà i due a fondo), coltiva fin da piccolo il sogno di fare la rock star, ma si porta dietro anche una fortissima passione per lo storytelling. Appassionato di cinema (I guerrieri della notte è il suo film preferito) e fissatissimo di polizieschi e western, Dan inizia a darsi da fare nel settore dei videogiochi nel 1995, quando BMG, presso cui lavora da un paio d'anni, apre la divisione BMG Interactive.
http://youtu.be/1yCmJXEsgFo
Ma la vera e propria carriera dei fratelli Houser esplode a seguito dell'incontro con David Jones, che propone un progetto intitolato Race-n-Chase, gioco sviluppato da DMA Design e dall'impostazione "eccessivamente" matura, in cui è possibile esplorare liberamente tre città (Liberty City, Vice City e San Andreas... nomi che diventeranno piuttosto famosi) e sfogare i propri istinti più brutali accanendosi sui poveri cittadini, accumulando più denaro possibile tramite attività illegali. Il tutto in uno scenario di libertà totale, non solo esplorativa, ma anche sul piano della progressione di gioco: in caso si fallisca una missione, non arriva il game over e ci si trova invece costretti ad affrontare le conseguenze dei propri errori (o a caricare un salvataggio).
Il gioco, per l'epoca, è una bomba e fra l'altro, in alcuni aspetti, ha caratteristiche che risulterebbero fresche e innovative ancora oggi, pure nel confronto con gli episodi successivi. Ah, già: ovviamente, Race-n-Chase non uscirà mai con quel titolo, perché gli Houser lo cambiano subito in Grand Theft Auto e il resto è storia. Una storia fatta di polemiche infinite, di seguiti a catinelle, di svariati altri progetti a firma Rockstar Games (etichetta fondata dagli Houser nel 1998, dopo il trasferimento a New York) e di un successo capace di sfondare quasi ogni barriera. In tutto questo, Dan e Sam Houser sfuggono alle luci della ribalta, preferendo cercare di fare in modo che l'attenzione del mondo si concentri sul lavoro di gruppo in Rockstar Games e non, paradossalmente, sulle loro figure da Rockstar. Questo non impedisce loro di apparire, nel 2009, nell'elenco delle cento persone più influenti al mondo del Times. Ma, ehi, che ci vuoi fare?
http://youtu.be/6gpnAOxbCGU
Ad ogni modo, se volete approfondire l'argomento, vi consiglio il libro di David Kushner e vi segnalo un lungo articolo che ho tradotto per IGN qualche tempo fa. E vi auguro buon weekend.