Il quarto episodio del Batman di Telltale te la fa annusare per un attimo ma poi si accorge che puzza e cambia idea
Ogni tanto, le serie TV la buttano completamente per aria e ti piazzano lì una puntata in cui mollano di botto la storyline principale per parlare d'altro. Un'ora (pubblicità compresa, ci mancherebbe) di televisione improvvisamente ambientata in tutt'altro luogo rispetto al solito, spesso dedicata a un singolo personaggio, durante la quale viene messo quasi completamente in pausa il racconto per focalizzarsi solo sull'idea fulminante a cui hanno deciso di dedicarsi. Non sempre dura per tutta la puntata, quasi sempre si tratta di un raccontare altro che, comunque, finisce per ricollegarsi al cuore della storia ma, insomma, è comunque sempre una mossa che spiazza e diverte. E che tende anche a generare puntate fenomenali.
È capitato un sacco di volte in tante serie diverse ma, se devo buttare lì due esempi a caso, essendo ormai la mia memoria ridotta ai minimi termini, mi vengono in mente solo cose recentissime, tipo la fenomenale 4.722 ore, della terza stagione di Agents of S.H.I.E.L.D., o la molto bella Grottesco, della seconda stagione di Fear the Walking Dead. Ma, insomma, gli esempi si sprecano. Ora, perché sto sparando tutto 'sto pippone? Perché il quarto episodio di Batman: The Telltale Series, nei suoi primi minuti, per un po', mi ha fatto quasi credere che avessero deciso di piazzare una mossa del genere. All'idea che potesse essere davvero così, ero contento e gasato, oltre che percorso da un inedito sentimento di stima, perché una scelta del genere denotava coraggio, in un settore "prudente" come quello dei videogiochi e, per di più, in una serie con episodi mensili e non settimanali. Ma, ovviamente, non era così.
Mi spiego, avvisando che se non volete sapere neanche come abbia inizio l'episodio, vi conviene saltare questo paragrafo e andare a dopo il carosello di screenshot qua sotto (discorso simile se non avete giocato gli episodi precedenti, ma se non avete giocato gli episodi precedenti e non volete spoiler, oh, è il momento di chiedervi che ci fate a metà di una recensione del quarto episodio). In seguito agli avvenimenti su cui si è concluso New World Order, Guardian of Gotham si apre con un Bruce Wayne rinchiuso nel manicomo di Arkham, apparentemente senza modo di uscirne e preda di vessazioni da parte degli altri internati. Da qui ha inizio una parte di racconto piuttosto sfiziosa, che vede il giovane Wayne inconsapevolmente alle prese con versioni altrettanto giovani di alcuni suoi iconici nemici, Joker compreso.
E io già mi immaginavo un intero episodio tutto giocato su questa prigionia, su un rapporto affascinante con personaggi in divenire, su eventuali nuovi twist applicati a personaggi classici dei fumetti, su un Bruce Wayne che indagava da dentro sulle misfatte del padre e, in chiusura di episodio, usciva rinato e più forte di prima dall'esperienza devastante, pronto ad affrontare il gran finale della serie. E credici. In realtà, la parte ambientata all'Arkham Asylum occupa solo il primo "blocco" dell'episodio, poco più che un paio di scene che fra l'altro si scrollano velocemente di dosso le premesse fascinose per poi deviare verso una formula abbastanza classica. E il Joker, che pure di suo avrebbe una caratterizzazione, visiva e di scrittura, abbastanza riuscita, si trasforma velocemente in un generatore di spiegoni, messo lì solo per esporre dettagli di trama in una maniera che onestamente mi sembra anche poco adatta al personaggio. E poi si esce dal manicomio. Insomma, boh.
Detto questo, al netto dell'occasione un po' sprecata per fare qualcosa di particolare e coraggioso, l'episodio conferma pregi e difetti visti fino a qui, portando avanti un racconto e un lavoro sui personaggi che danno il loro meglio nella maniera in cui gli scrittori stanno riarrangiando l'universo narrativo del Batman fumettistico. Questa quarta uscita capitalizza sui colpi di scena che hanno stravolto i vari comprimari, amici e nemici del pipistrellone, con soluzioni spesso destabilizzanti per chi ne conosce anche solo vagamente la storia. In più, va detto, emerge il bel lavoro fatto sul solito punto forte dei giochi Telltale, dato che anche gli aspetti del racconto più prevedibili (sappiamo che fine farà Harvey Dent... o magari ha già fatto, a seconda di cosa si è combinato fino a qui) tendono a ricollegarsi alle scelte e agli atteggiamenti che il giocatore ha scelto per Bruce Wayne, con buoni risultati sul piano del coinvolgimento e, per altro, due possibili finali abbastanza diversi fra loro.
Per il resto, Batman e Wayne si dividono la scena in maniera abbastanza equa (anzi, c'è un passaggio in cui è proprio il giocatore a scegliere in quali vesti affrontare la situazione), continua ad essere posta grande enfasi sulle doti da detective dell'uomo pipistrello e ci si avvicina speditamente all'atto conclusivo. In più, va detto, rispetto a tanti altri penultimi episodi interlocutori che abbiamo visto in passato, si nota un certo sforzo per dare importanza e senso compiuto alla vicenda, che va qui a chiudersi sul confronto con uno dei principali antagonisti. Insomma, bene, fermo restando che i problemi, dall'eccessiva logorrea di certe conversazioni alle incertezze tecniche, non sono certo svaniti e che la formula è e rimane quella solita di Telltale, senza sorprese che possano far cambiare idea a chi se ne è ormai stancato. Ma, d'altra parte, se ve ne siete stancati, perché state finendo di leggere la recensione del quarto episodio dell'ottava serie che la utilizza?
Ho giocato al quarto episodio di Batman: The Telltale Series grazie a un season pass per Steam ricevuto dallo sviluppatore. Non sono incappato in particolari problemi di funzionamento, al di là di qualche scatto che, con questo motore grafico, fa onestamente sempre un po’ ridere. Ho impiegato il canonico paio d’ore (molto) scarso per completare l’episodio. E sì, questa parte in corsivo continua ad essere praticamente la stessa che ho usato per il secondo episodio.