Chiusi in una navetta da dieci anni su Elite Dangerous
Partiamo dall’inizio.
Uno dei padri dell’idea stessa di simulatore spaziale ha il desiderio ardente di riportare l’attenzione su questo genere ormai dormiente da troppo tempo.
Sono gli anni in cui Kickstarter la fa da padrone come piattaforma su cui poter far sentire la propria voce da videogiocatori, per provare ad avere titoli che i Grandi Publisher non ritengono che possano avere successo.
Ed ecco che, sul finire del 2012, spunta la campagna per poter finanziare un gioco nuovo, un simulatore spaziale come non se ne vedono da tempo, ma con il vantaggio di poter essere giocato da milioni di persone contemporaneamente, in un universo persistente a disposizione del giocatore, finalmente libero dalle limitazioni del passato. Un sistema complicatissimo di pianeti, stelle, sistemi, tutti uniti per rendere vivo il cosmo, con pianeti inesplorati e stelle mai viste.
Stiamo parlando dell’entusiasmante Star Citiz…No, momento, ci dev’essere un errore.
Non siamo qui per l’altro progetto con le stesse premesse?
Elite Dangerous!
A ben pensarci è incredibile come le rispettive campagne di titoli con ambizioni simili siano uscite a meno di un mese di distanza l’una dall’altra, promosse e prodotte da figure apicali nel genere, sebbene uno più cinematografico e l’altro più simulativo.
Eppure tra ottobre e novembre di dodici anni fa vedemmo la voglia che il pubblico aveva per buttarsi anima e corpo nel cosmo dell’anno 3000 (secolo più, secolo meno). Entrambe le campagne ebbero successo, ma solo una fece uscire effettivamente il gioco, seppur un po’ ridimensionato rispetto alle promesse del Kickstarter.
Non senza polemiche, ovviamente: anche se la perdita della modalità offline ha fatto storcere parecchi nasi all’epoca del lancio, con il passare del tempo si capì il perché di quella scelta. C’è una modalità “single player”, che permette di giocare nella galassia condivisa, ma in una istanza separata dal resto dei giocatori, come una sorta di universo parallelo.
Ammetto che è stato, per lungo tempo, uno dei miei titoli rifugio contro lo stress: aprire il menu delle missioni nello spazioporto, selezionare quella che più si adattava alle esigenze del momento e via, salti interstellari e consegna. E ogni singola volta che apro il gioco, sebbene conosca ormai quasi tutte le sue meccaniche, mi spiazza per la libertà che dà.
Esplorare sistemi ignoti, tracciare nuove rotte, cercare minerali nelle fasce di asteroidi, fare i pirati o diventare eroi di una fazione: le possibilità sono tantissime, lo stile di gioco si può piegare a quello che si vuol fare, anche solo per un po’. Tutta questa libertà è accompagnata da una narrazione presente, ma distante, in cui il coinvolgimento del giocatore è deciso proprio da quest’ultimo. In un pannello laterale, tra un menu e l’altro, si può accedere al GalNet News, una sezione di news con tanto di versione audio, che aggiorna sulle notizie della galassia, tra assalti dei Targoidi e aggiornamenti sull’influenza delle superpotenze. Sta a noi, piloti neofiti o esperti e tutto quello che passa in mezzo, decidere dove volgere il nostro sguardo: ci faremo coinvolgere negli eventi storici o imposteremo la rotta dalla parte opposta della galassia?
Già, la Galassia.
È quasi incredibile pensare che sia una rappresentazione 1:1 della Via Lattea, totalmente basata su modelli scientifici e dati reali, incluso il continuo movimento di tutti i corpi celesti. Tutte le stelle che conosciamo sono presenti nel gioco, altre sono basate su ipotesi e modelli matematici che hanno permesso al motore grafico di generare quella che è forse la mappa più grande che sia mai stata creata in un videogame. Poco importa che non sia ricolma di segnalini, obbiettivi o puntatori che ci indicano perfettamente cosa e come portare a termine le nostre missioni. Il bello di Elite è proprio questo. 400 miliardi di stelle non si scoprono da sole e c’è ancora una fetta gigantesca da esplorare e riportare come nuove terre promesse. Fa paura, ma la cosa da tenere a mente è una e una soltanto: non si riuscirà a vedere tutto. Pensate che l’ultima statistica ufficiale, dopo dieci anni dal lancio, indica che la percentuale della Galassia che è stata esplorata finora è dello 0.06%.
Potrei stare qui per ore a raccontarvi di viaggi e momenti che mi hanno portato a macinare centinania di ore al comando delle mie navette, facendo spola tra diversi sistemi o andando a scavare in fasce di asteroidi per tirare su qualche milione di crediti, ma vale la pena di approfondirlo in un altro articolo, magari per la Cover Story di queste feste.
Torniamo un poco sull’esplorazione: navigare in giro è pericoloso. Molto pericoloso. Potrete imbattervi in pirati, altri giocatori che vogliono la taglia che pende su di voi in un sistema visitato decine di ore prima, ma soprattutto rischierete di restare a secco di carburante. E qui vi parlo un po’ della community di Elite, quella che è sempre pronta ad aiutare un nuovo comandante o che organizza eventi incredibili. Non posso, ahimé, parlarvi in prima persona di queste esperienze in quanto vecchio giocatore scorreggione (grazie a Ugo per questa definizione) che preferisce entrare in Solo Play (la modalità in cui non si incontrano altri giocatori di cui parlavo più su), ma posso raccontarvi di uno dei gruppi più famosi: i Fuel Rats. Nati con il solo scopo di aiutare chi si trova in difficoltà, i Fuel Rats sono l’esempio lampante di come una community possa entrare a gamba tesa nelle grazie sia degli sviluppatori che del pubblico giocante. Con più di centomila salvataggi all’attivo, possono essere chiamati con un semplice clic sul loro sito e una chiacchierata via chat testuale: seguendo le (semplici) istruzioni che vi daranno, in poco tempo, arriverà una loro nave carica di carburante pronta per rifornirvi, istruirvi sul come non rimanere con il serbatoio vuoto in futuro e lasciarvi alle vostre avventure. Il tutto senza chiedere né crediti né ricompense di altro genere. Chiaramente, quando si è sparsa la voce che i Rats girano senza armi, alcuni giocatori si sono messi sulle loro tracce per abbatterli, prendendosi solo epiteti poco simpatici e facendo emergere delle squadre a difesa di questa iniziativa, che viaggiano insieme a loro durante le operazioni di soccorso. Questo è ancora una volta la dimostrazione che Elite è riuscito a costruire una community sempre desiderosa di aiutare il prossimo, sparsa in mille siti ma incredibilmente coesa e positiva.
Più vado avanti a scrivere questo articolo, più mi sovvengono dettagli da aggiungere, come le due espansioni, Horizons e Odyssey. La prima permise di esplorare i pianeti con dei mezzi di terra, piccoli rover simili ai vascelli spaziali come stile di guida e che incluse le prime basi esplorabili sulle superfici di mondi alieni. La seconda e più recente ci lascia uscire finalmente dal veicolo per affrontare missioni in prima persona, dotati di armamentari e tute di tutto rispetto, tra sparatorie in basi planetarie o incarichi da eseguire senza farsi beccare. Oppure la scoperta di strumenti esterni al gioco per creare la propria nave dei sogni, tracciare i propri spostamenti, ottenere guide o chissà che altro.
Esattamente come Elite, rischio di creare un articolo infinito, ricolmo di piccole meccaniche spiegate (L’FSSS! L’auto docking! La compravendita!La VR!), aneddoti e chi più ne ha, più ne metta.
L’unico consiglio che mi sento di dare è questo: godetevelo come più vi aggrada. Che sia una carriera da camionista spaziale o pilota da combattimento, taxista o commerciante, navigate per lo spazio lasciandovi cullare dalle stelle, tra combattimenti all’ultimo laser e il Danubio Blu che suona mentre attraccate alla stazione spaziale.