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Racconti dall'Ospizio #87: Videogiochi, DC Comics e ventesimo secolo, ovvero Batman e le briciole

Racconti dall'Ospizio #87: Videogiochi, DC Comics e ventesimo secolo, ovvero Batman e le briciole

Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.

Era probabilmente il natale 1985 (o 1986, ma insomma, ci siamo capiti) e il sottoscritto era un ragazzino di dodici anni che non vedeva l’ora di mettere le mani su nuovi giochi per il suo fidato Commodore 64. Era l’era geologica delle cassettine in edicola con una ventina di giochi piratati. Che io ricordi, di titoli originali in casa mia ce n’erano veramente pochissimi, più per il fatto che ignoravo che la roba in edicola fosse tarocca che per la voglia vera di scroccare il videogioco in sé. In una delle sere che precedevano la vigilia, vidi spuntare dal borsello di mio padre, appena tornato a casa dopo il lavoro, il bordo dell’involucro di una cassetta. Mi avvicino, guardo, mi sovviene un dubbio. Sapendo che avrei fatto imbestialire i miei, estraggo la cassetta e vedo che non solo è un videogioco (e non una cassetta musicale di mio padre) ma è anche un gioco originale! E di Superman! Eccitatissimo dalla cosa, inizio a fantasticare su quando avrei potuto inserire il regalo nel registratore a cassette del C64, mentre nel frattempo scorgo all'interno del borsello un’altra cassetta. Come un borseggiatore provetto, estraggo anche il secondo gioco, senza toccare altro, ed ecco lì davanti a me il tie-in di Rambo 2 (che per precisione si chiamava Rambo - First Blood Part II). Ora, in quel preciso momento non mi erano chiarissime due cose: primo, a Superman ci avrei giocato per un’ora, mentre avrei passato anni ad ascoltare il tema musicale di Rambo; secondo, mio padre si incazzò così tanto perché avevo frugato nella sua borsa che fu un miracolo poter giocare a quei giochi a Natale.

In quel momento avrei dovuto capire che tra i supereroi DC, insomma, Superman non sarebbe probabilmente stato quello a beneficiare dei videogiochi migliori.

Innanzitutto, è innegabile che DC Comics abbia nel suo roster di supereroi i due più famosi di tutti: Batman e Superman. Certo, non è che il team Marvel sia da meno, ma l’unico che fino a qualche anno fa (prima dell'universo cinematografico Marvel) poteva competere per fama con questi due era Spider-Man, forse assieme ai Fantastici Quattro. Ma insomma, gli alter ego di Clark Kent e Bruce Wayne sono personaggi che chiunque conosce e che per forza di cose hanno beneficiato di molti più passaggi videoludici rispetto ad altri eroi DC, come per esempio Wonder Woman o Aquaman. Purtroppo, come la triste storia raccontata prima dimostra, non tutti i titoli con protagonista gente in calzamaglia sono usciti benissimo. Altri hanno avuto fortune migliori.

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Superman: The Game (quello del borsello), del 1985 era, diciamolo, una roba tremenda. Minuti e minuti per caricare i livelli da cassetta, graficamente agghiacciante, sonoro tremendo e gameplay raffazzonato. Insomma, da una parte c’erano Rambo e Rob Hubbard, qui c’era un tizio che assomigliava vagamente a Superman e doveva viaggiare tra livelli completamente slegati fra loro, realizzati in maniera veramente impacciata. Grazie, papà. Per Rambo.

Fu molto più apprezzato Batman del 1986, gioco al tempo veramente ottimo, ahimè non disponibile per C64, che beneficiava di soluzioni grafiche decisamente azzeccate, come la visuale isometrica molto dettagliata, utilizzata da John Ritman e Bernie Drummond qualche anno dopo in Head over Heels, vera e propria pietra miliare dell’era 8 bit. Il buon cavaliere oscuro era alla ricerca di Robin e il gioco proponeva anche un inedito concetto di checkpoint se si raccoglieva un determinato oggetto, in modo da non ripetere i livelli dall'inizio.

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Tralasciando un temibile titolo dedicato a Superman per NES, arriviamo finalmente ad un gioco che in parte cercava di dare giustizia al figlio di Krypton, ovvero la versione arcade di Superman, anno terrestre 1988, un picchiaduro/sparatutto a scorrimento che prevedeva anche la possibilità di giocare in due, con il secondo giocatore che poteva impersonare un misteriosissimo Superman rosso, ovviamente creato ad hoc solo per poter implementare la cooperativa.

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L’anno successivo, Ocean, storico publisher del periodo, lanciava sul mercato Batman: The Caped Crusader. Gameplay più classico, un tipico action adventure, con il nostro eroe incappucciato che doveva destreggiarsi in vari livelli, presentati però al giocatore in una maniera decisamente originale: l’azione infatti era raffigurata come se fosse una vignetta di un fumetto. Ogni volta che Batman cambia ambiente, apre una porta o banalmente esce dalla schermata visualizzata, invece di un semplice cambio di inquadratura, appare un’altra vignetta sopra quella appena lasciata. Sia grazie a questa originalità nel design, sia grazie al fatto che il gioco era effettivamente valido, anche Batman: The Caped Crusader fu apprezzato sia da critica che dal pubblico

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C’è però un anno che segna, in maniera abbastanza netta, una frattura nella percezione dei super eroi in generale, e di Batman in particolare, presso il grande pubblico. È il 1989 e il motivo è il Batman di Tim Burton. Certo, film sui supereroi, soprattutto DC, in passato ce n’erano stati eccome, primo fra tutti il Superman di Richard Donner e i suoi seguiti, ma in qualche maniera Batman è stato un blockbuster moderno, con tutto quello che ciò comporta, da un cast di altissimo livello allo sfruttamento spinto del merchandising, e quindi anche delle varie licenze videoludiche.

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Il videogioco ispirato al film di Tim Burton si intitolava banalmente Batman – The Movie e, come era da prassi, uscì praticamente su tutti gli home computer di allora, 8 e 16 bit. Io ebbi la fortuna di godermelo su Amiga e ancora oggi lo ricordo come un titolo molto valido. Da lì a poco sarebbe uscito Lotus Esprit Turbo Challenge sull’ammiraglia Commodore, e Ocean Software (qui non solo distributore ma anche sviluppatore), anticipò il gioco di guida di Magnetic fields inserendo come livelli intermedi delle sezioni al volante della Batmobile. Gran parte dell'appeal era anche in quegli "intermezzi" che, seppur semplici riempitivi, facevano in modo di calare il giocatore “dentro” l’auto più spettacolare della storia.

Ma gli altri eroi della Justice League? Eh, gli altri erano in difficoltà. Detto che se usciva qualcosa senza il logo del pipistrello in copertina aveva quasi sicuramente una grande “S” rossa, gli altri personaggi non esistevano proprio, al netto di un paio di  misconosciuti titoli dedicati a Flash per Game Boy Color e Mega Drive, nati probabilmente sull’onda della serie televisiva The Flash dei primissimi anni Novanta.

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Superman, come detto, dall’alto della sua fama, era trattato un po’ meglio di un Aquaman qualsiasi, ma certo la qualità dei giochi non era all'altezza di quelli ispirati a Batman. Mentre nel mondo Michael Keaton, dopo le prime feroci critiche, si era calato perfettamente nei panni di Burce Wayne, il buon Superman ricevette per i sistemi casalinghi solo due trasposizioni videoludiche,  Superman: The Man of Steel, sviluppato da Tynesoftuscito su qualsiasi piattaforma del globo terracqueo, e Superman di Sunsoft, pubblicato solo su Master System e Mega Drive. Il primo più apprezzato che il secondo, soprattutto nelle sue incarnazioni a 16 bit.

Con l’uscita del secondo film di Burton dedicato all'uomo pipistrello, Batman Returns, era di nuovo ora di tie-in di un certo livello. Anche in questo caso, il gioco arrivò a pioggia su tutte le piattaforme conosciute, console comprese, manifestandosi però diversamente da un sistema all'altro. Al tempo ero passato al Super Nintendo e potei godermi forse la versione migliore di tutte, sviluppata da Konami, con sezioni da picchiaduro alla Final Fight e un livello dedicato alla Batmobile, anche qui decisamente esaltante (per quanto, se visto oggi, molto, forse troppo basilare). Certo, non stiamo parlando della reinvenzione del videogioco, l’obiettivo era pur sempre pestare i cattivoni andando da sinistra verso destra, ma graficamente spaccava e questo bastava per avere la sensazione di giocare a un vero e proprio coin-op dedicato a Batman in cameretta. Una pecca? Il fatto che fosse un gioco solo single player. Ci fosse stata la possibilità di avere due giocatori, sarebbe stata la morte sua.

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Curiosamente, una fra le serie animate più spettacolari nella storia della TV, Batman – The Animated Series, non ha avuto la  consacrazione tramite un tie-in dedicato, se non per un platfom pubblicato per Game Boy Color. Ma in realtà il gioco per console “maggiori” dedicato a tale capolavoro esiste eccome, anche se, a causa dello slittamento dello sviluppo, è stato intitolato The Adventures of Batman & Robin, in quanto era già disponibile in TV l’omonima serie.

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Come per altro avveniva sempre più spesso, la versione per Super Nintendo era una spanna sopra alla concorrenza, forse per motivi di budget, forse perché era la Konami dei bei tempi ad occuparsi ormai delle trasposizioni videoludiche del cavaliere oscuro sulla macchina Nintendo. Ma insomma, anche stavolta avevo davanti un signor gioco. Certo, Robin era quasi inesistente (proprio per il fatto che il gioco doveva essere ispirato alla prima serie, in cui il ragazzo meraviglia non era proprio contemplato), ma tecnicamente era uno splendore e anche il gameplay, seppur molto classico, era tarato a meraviglia.

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In un periodo storico nel quale si riusciva a pubblicare un buon picchiaduro a incontri partendo da una qualsiasi proprietà intellettuale, anche la meno adatta al caso, non poteva certo mancare un beat’em-up uno contro uno ispirato agli eroi della Justice League. Ed ecco arrivare sulle console a 16 bit Justice League Task Force , antesignano degli attuali Injustice, con cui però condivide solo parte del roster di personaggi, non certo la qualità generale. Però, insomma, Justice League Task Force non era neanche orrendo, ma in un momento storico nel quale anche i picchiaduro ispirati a Ranma ½  avevano una qualità media decisamente alta, le aspettative non potevano essere da meno e un titolo poco più che mediocre come questo veniva giustamente affossato senza grossi patemi. Peccato, perché un beat 'em up ben fatto con Superman e Batman che si menano avrebbe fatto comodo.

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La parentesi “gioco con anche altra gente oltre che con Batman” fu brevissima, visto l’incalzare delle pellicole sull’uomo pipistrello. Purtroppo, come tutti sanno, i film con protagonista Batman di quegli anni, diretti da Joel Schumacher, erano spazzatura agghiacciante. E come spesso accade, i giochi a loro ispirati erano pure peggio (e ce ne voleva, eh). Esempio lampante è Batman Forever, nato seguendo la tragica moda, lanciata da Mortal Kombat, di avere personaggi digitalizzati, che ripropone per l'ennesima volta un gameplay stantio, basato sul concetto di picchiaduro a scorrimento, con l'aggravante dei personaggi del film riprodotti con quella tecnica, oggi veramente assurda. Pochi frame di animazione, mosse risibili, dettagli inesistenti... insomma, da evitare come la peste. Per altro, nota personale, Batman Forever è l’unico film che mi ha fatto scappare dal cinema prima della fine dello spettacolo. Così, per dire.

Ancora peggio fu accolto Batman & Robin per Playstation, avventura in terza persona che ad una sguardo (molto) distratto poteva sembrare avere qualcosa in comune con titoli di ben altra fattura, come per esempio Soul Reaver, ma che in pochi minuti dimostrava tutti i suoi limiti: frame rate ad dir poco imbarazzante, texture traballanti, telecamera che finiva oltre le pareti e collisioni inesistenti.

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Chiudiamo questa rassegna non con un gioco ambientato a Gotham City, ma con quel Superman per Nintendo 64 che avrebbe dovuto a riportare a giusta gloria Kal-El ma che, anche in questo caso, purtroppo non fece altro che continuare la tradizione di giochi mediocri che aveva accompagnato Superman fino a quel momento. Oggi, con capolavori come la serie Arkham, si fa veramente fatica a capire come fosse possibile che personaggi così famosi presso il grande pubblico venissero maltrattati in questa maniera, con produzioni raffazzonate e inadatte alla loro fama.

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Da lì a pochi anni, il mondo dei super eroi sarebbe cambiato radicalmente. A partire proprio dal 2000, con il primo X-Men, le case cinematografiche capirono il potenziale dei vari brand fumettistici, lanciandosi finalmente in produzioni di altissimo livello e relegando porcate come Catwoman a un’epoca ormai passata. Iniziarono ad arrivare i grandi budget, attori di primo piano e blockbuster campioni di incassi. Ci pensarono Nolan a far tornare Batman alla meritata ribalta e Rocksteady a riportare il cavaliere oscuro sulle nostre macchine da gioco preferite, mentre Traveller's Tales riesumava in versione Lego la serie TV degli anni Sessanta. E il trend non sembra fermarsi, visto che si vocifera in maniera insistente di un Superman sempre di Rocksteday. Vediamo un po’ se almeno loro saranno in grado, finalmente, di dedicare un gioco come si deve al supereroe più famoso di tutti.

Questo articolo fa parte della Cover Story "Justice League & Friends", che trovate riepilogata a questo indirizzo.

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