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Everspace - Quando Kickstarter funziona

Everspace - Quando Kickstarter funziona

Sono sicuro che gli storici videoludici (?!) definiranno gli anni a cavallo fra il 2013 e il 2015 come l’epoca d’oro del crowdfunding, un’era in cui qualsiasi progetto strampalato che promettesse innovazioni difficilmente realizzabili, o il revival di un genere snobbato da anni, veniva prontamente finanziato nel giro di ventiquattro ore, spesso sull’onda di una mera reazione emotiva e del battage pubblicitario. Si sa, però, che il sonno della ragione genera mostri, e questo pisolino del buon senso videoludico ha generato forti delusioni (come nei recenti Formula Fusion e Yooka-Laylee) o aborti veri e propri (su tutti il pluri-vituperato Mighty No. 9). Non posso negare che, a spingermi nel lontano 2015 ad aderire all’ennesimo progetto Kickstarter di quell’era, siano stati proprio una miscela di risposta emotiva all’approccio “rogue-lite” a un genere spesso dimenticato e di ammirazione per la bellezza totale dei primi filmati di gameplay: Everspace sembrava il simulatore spaziale della vita.

Come fare a non distrarsi di fronte a tanta beltà, amica I.A.

E in effetti, una volta tanto, sento di non aver fatto una cazzata nel buttare venti euro nelle casse di uno studio di sviluppo misconosciuto, visto che il risultato finale è eccezionale, sensazione che fino ad ora avevo avuto solo con il maestoso Hyper Light Drifter.

Ma andiamo con ordine. Everspace è un simulatore di combattimenti nello spazio con un approccio ai controlli molto arcade, che ricorda da vicino quello utilizzato per il glorioso e troppo spesso dimenticato Descent, del lontano 1994. L’uso di mouse e tastiera è fortemente consigliato dagli stessi sviluppatori per godere al meglio del gioco, e infatti funziona molto bene dopo un minimo di pratica, permettendo al giocatore di esibirsi in raffinate e spettacolari evoluzioni, che violano ogni possibile principio di inerzia. Quindi, sopra questo strato croccante di sparatutto arena a 360 gradi, già pregevole di suo, gli sviluppatori hanno deciso di stendere un velo di roguelike e una granella di generazione procedurale degli ambienti di gioco. Nulla di innovativo, per carità; quello dell’inevitabile “roguizzazione” è un processo che molti generi hanno avuto il piacere o il dispiacere di subire, ma anche le idee non particolarmente originali devono essere realizzate con classe e attenzione. E quando Everspace, ben oltre la quindicesima ora di gioco, continua a stupire con nuove situazioni, nuovi eventi e nuovi contenuti, nonostante l’approccio sia intrinsecamente iterativo, allora vuol dire che quelli di Rockfish Games ci hanno saputo fare. A chi avesse avuto una mascherina sugli occhi e tappi nelle orecchie negli ultimi trent’anni di sviluppo videoludico, voglio ricordare che con “roguelike” si intende quel genere di gioco caratterizzato da morte permanente e mappe casuali, col giocatore costretto ad affrontare il gioco ripetutamente dall’inizio in caso di debacle, rinvigorito solo dall’esperienza acquisita nelle partite precedenti (roguelike duro e puro) o da potenziamenti e upgrade da sbloccare ad ogni “run” del gioco (i cosiddetti “rogue-lite”). Everspace appartiene solidamente a questo secondo sotto-genere e, per quanto sia probabilmente possibile terminare il gioco senza troppi potenziamenti, ad ogni run terminata con l’esplosione della navicella nello spazio siderale, è possibile spendere i crediti fin lì acquisiti per potenziare determinati aspetti dell’astronave per tutte le run successive, aiutando non poco i giocatori meno hardcore a terminare il gioco, dati un periodo di tempo più grande e un contatore di morti che sfiora la tripla cifra.

Fondamentale per questo genere è la varietà, onde evitare spiacevoli dejà-vù di fronte al palesarsi della trecentesima situazione di gioco identica, e in questo, Everspace non lesina affatto, proponendo un vasto arsenale di armi, dispositivi e upgrade da trovare e installare sulla navetta, oltre a un buon numero di eventi diversi sparsi per le mappe di gioco. È un vero piacere esplorare claustrofobiche basi abbandonate sul lato oscuro di un isolato planetoide, sfrecciare tra asteroidi ghiacciati che sembrano enormi e opachi diamanti, il tutto con la costante pressione del tempo che ci costringe a spostarci di sistema in sistema, seguendo un sistema di mappa à la FTL, onde evitare ondate di nemici sempre più consistenti e difficili da gestire.

Questo è il sistema di upgrade. E poi c'è quello dei potenziamenti e dei glifi. E poi quello di crafting. E poi...

Quelli di Rockfish Games, non contenti, ci piazzano anche un po’ di trama stiracchiata, tanto per gradire, oltre a due astronavi supplementari da sbloccare, che presentano approcci completamente differenti al gioco, tanto per ravvivare ulteriormente la già ottima varietà. Il tutto per non parlare di un sistema di crafting e upgrade semplice, snello e funzionale, che spalanca le porte della personalizzazione totale dell’astronave. Vi assicuro che le sorprese sono sempre tante e ben centellinate nel corso dell’esperienza di gioco, contribuendo a quell’equilibrio perfetto di dare e ricevere tipico dei buoni roguelike, per cui ogni volta è “L’ultima run e poi vado a letto”. E, come quando parlando di una ragazza bella, intelligente e interessante, si tengono i commenti sull’aspetto per ultimi, onde evitare di passare per i superficiali di turno, ve l’ho detto che Everspace è un autentico spettacolo per gli occhi? Vi basta guardare le immagini di questo articolo: tutti gli ambienti sono ben caratterizzati, cromaticamente e per caratteristiche morfologiche. Gli effetti di luce e particellari sono una delizia totale, stagliandosi imperiosi su uno spazio nero pece. Il design di astronavi e situazioni è sempre impeccabile e pulito, anche se a volte leggermente anonimo. Anche ben oltre le venti ore di gioco, non riesco a non stupirmi ogni volta di fronte alla visione dei raggi di luce che filtrano attraverso le fenditure di un campo di asteroidi.

Dai diamanti (spaziali) non nasce niente...

In tutto questo, gli sviluppatori ci hanno piazzato anche il supporto per il VR che, lungi dall’essere perfetto (ad esempio il testo è molto poco leggibile), risulta certamente apprezzabile, specie considerando il tipo di spettacolo visivo che propone.

Everspace è forse il miglior investimento su Kickstarter che abbia mai fatto e, se non siete stati lungimiranti (o fortunati) come me ai tempi del crowdfunding, forse dovreste rimediare al più presto.

Ho giocato ad Everspace fin dalla beta, avendo partecipato alla campagna Kickstarter originale. In totale ho accumulato oltre una ventina di ore ma non so quante di queste siano passate effettivamente nella versione finale. Ho inoltre provato il gioco per un’oretta su HTC Vive per saggiarne le potenzialità in VR che, per quanto apprezzabili, al momento rappresentano poco più di un divertissement.

Old! #215 – Luglio 1977

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