Il Pedro di spade 7x04: Daenarys si è incazzata
Ogni settimana, Natale "Pedro Sombrero" Ciappina ci illumina con le sue elucubrazioni sul nuovo episodio de Il trono di spade. Chiaramente, trattandosi di analisi sui singoli episodi, evitate di leggerle se non siete aggiornati con le trasmissioni.
Al diavolo i cappelli introduttivi, andiamo direttamente alla ciccia del discorso: questo quarto episodio de Il trono di spade è stato fenomenale. Anzi, la battaglia che lo ha caratterizzato, e che ha coperto gli ultimi venti minuti finali, è stata davvero impressionante. Uno dei migliori episodi action di sempre; forse appena sotto La battaglia dei bastardi, la penultima puntata della scorsa stagione. Il trono di spade conferma ancora una volta di come la spettacolarità visiva possa trascendere i confini televisivi, tramutandosi in qualcosa di immenso.
Innanzitutto, Daenarys: chi segue la rubrica, forse avrà intuito che non sono un suo ammiratore. Diciamo che non trovo in lei le doti del condottiero a tutto tondo; mi sembra un po' debole, ecco, una di quelle che cerca continuamente conferme. Emblematico, forse, proprio il fatto che, prima di sferrare l'attacco ai Lannister, chieda consiglio a Jon Snow, una persona che, per quanto affidabile possa essere, resta comunque un estraneo che poco conosce dell'attuale scenario che vede contrapposta Cersei a Khaleesi. A prescindere da tutto, quest'ultima forse si è resa conto che passare all'azione era la scelta migliore: l'attendismo di Tyrion era sì saggio, con rischi di possibili ritorsioni ridotti a zero, ma forse fin troppo idilliaco: tutto doveva filare liscio per andare a finire come credeva lui. Così non è stato, tanto da obbligare Daenarys alla discesa in campo con le armi pesanti.
Per i Lannister la situazione probabilmente si stava facendo fin troppo rosea, con gli Immacolati intrappolati a Castel Granito e Alto Giardino conquistato senza problemi. Fondamentale è stato poi lo scacco ai Tyrell, che ha consentito, oltre che a dare un duro colpo al nemico, di risanare le proprie casse e di correre ai ripari con le provviste, sottraendole agli ormai ex alleati e permettendo di stare coperti in prospettiva di eventuali blocchi di approvvigionamento da parte della Targaryen. Ora, dopo questo duro colpo possiamo iniziare a vedere con più chiarezza cos'è che si salva di questa spedizione ad Alto Giardino e cosa no: il grosso delle truppe dei Lannister dovrebbe essere rientrato ad Approdo del Re, portandosi con sé l'oro appena trafugato. Di contro, tuttavia, le scorte appena sottratte ai nemici sono andate letteralmente in fumo, e a subire il colpo (che psicologicamente è comunque devastante) sono stati praticamente i pezzi grossi dell'armata dei Lannister.
In franchezza, a parte qualche appunto sparso, su questo episodio de Il trono di spade non si possono fare chissà quali elaborati ragionamenti o speculazioni. Nella prima parte vengono disseminati qua e là possibili indizi su storyline che potrebbero essere percosse nelle prossime puntate (il Nord, con Bran che non è più Bran, il pugnale e Arya che ritorna finalmente alla terra natia), e poi esplode tutto. Non si può, insomma, che parlare della battaglia, e soprattutto della sua regia: delle sensazioni, della paura, dell'adrenalina e, addirittura, degli odori, dei corpi bruciati, che quasi fuoriescono dai confini dello schermo.
L'arrivo dei Dothraki, ad esempio. Atteso, quasi preannunciato, temuto. Mentre si serrano le file fra i Lannister, si guarda con trepidazione l'orizzonte. Sta per arrivare qualcosa di terribile, lo si avverte chiaramente. E quando il nemico si presenta con uno dei volti più spaventosi di sempre (la feroce lucidità di questa popolazione credo sia anche più terrificante degli Estranei in sé), ecco che improvvisamente la situazione va a rotoli. Di male in peggio. Si palesa Daenarys a cavallo di Drogon, ed è un tripudio di esplosioni, corpi bruciati e panico che si diffonde a macchia d'olio, amplificato da slow motion che rincarano la dose, esaltando il tutto. Si tratta di un magnifico incubo, e il protagonista è suo malgrado Jaime Lannister, un personaggio tanto odiato quanto amato.
È un condottiero allo sbando, che non sa che pesci prendere. I Dothraki sono già una gran bella magagna, un nemico sconosciuto e imprevedibile, soprattutto se affrontato con un esercito a mezzo servizio in un'imboscata che ti coglie tautologicamente alla sprovvista. Ma con anche un drago che fa piovere fuoco dal cielo, beh, è tutto un altro paio di maniche. Si serrano le fila, ma non funziona; cascata di frecce, non va; uno contro uno, niente, sono troppo forti. Per ogni Dothraki morto si contano almeno tre Lannister scuoiati. E sì, ribadiamolo ancora una volta: c'è pure un drago ad arrostire ogni nemico che capita a tiro dall'alto, e che è praticamente impossibile da colpire. O quasi. Diciamo che a Cersei servirebbero almeno altre dieci di quelle balestre gigantesche, da moltiplicare per tre, che è poi il numero dei suoi draghi... sì, i Lannister sono a mezzo servizio, ma questo è, ricordiamolo, solo un accenno della potenza di fuoco di Daenarys.
Appunti e aspettative per il prossimo episodio:
In arrivo un nuovo raid aereo per salvare, questa volta, gli Immacolati a Castel Granito?
Jaime ha fatto bene a buttarsi a capofitto contro Daenarys? Sì, anzi, ha forse esitato un po' troppo. In ogni caso, non credo sia morto. Ad averlo salvato dovrebbe essere stato Dickon, credo. A prescindere da ciò, le possibilità che venga catturato (ancora una volta) come prigioniero di lusso sono davvero alte.
DICKON.
Cersei praticamente meglio della Merkel. Fra un po' inizierà a battere i pugni contro Draghi (gioco di parole banale ma obbligato) per far alzare i tassi d'interesse, probabilmente.
Altro paragone: Jon Snow come Winston Churchill. Okay, magari non c'ha quella cultura che caratterizzava il primo ministro inglese nella sua magniloquenza oratoria, però sì, dai, che concretezza, ammettiamolo. È stato in grado di imbastire, quasi dal nulla, un discorso coerente che fosse in grado di convincere Daenarys a dargli credito, dandole poi pure un paio di consigli su come gestire la battaglia.
Sempre Jon: il ragazzo si è innamorato di Daenarys. Incesto in vista. Il trono di spade ci ha già abituato a cose del genere, ma credo che in questo caso possa essere una roba più alla Luke e Leila – anche se, conoscendo HBO, la cosa potrebbe non fermarsi al bacio.
Bran ormai ha ampiamente ridefinito il concetto di inquietante.
Arya torna finalmente a casa e mostra tutte le proprie abilità anche all'arma bianca. Gli Stark sono finalmente tutti a Nord.
Ditocorto continua ad essere troppo silenzioso. Cerca di ingraziarsi tutti, ma c'è qualcosa che bolle in pentola. Deve esserci. E io inizio ad avere veramente tanta paura che Brianne possa avere vita breve, soprattutto dopo che la regia ha indugiato, con grande romanticismo, su lei e Podrick durante questo episodio.