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Last Day of June: l'ultima volta, per sempre

Last Day of June: l'ultima volta, per sempre

Walking simulator, simulatori di passeggiate, o meglio ancora "giochi di camminare", come usiamo dire noi qui ad Outcast. Personalmente ho sempre detestato questo tipo di etichetta, affibbiata spesso con superficialità e un malcelato senso di denigrazione. Il blob mediatico dell'internet si è spesso accanito contro questa tipologia di prodotti, rei di condurre al collasso l'industria videoludica. Anteporre in maniera così sfacciata la componente narrativa, sfoltire quasi totalmente ogni spunto ludico è per molti un vero e proprio reato ideologico: parliamo pur sempre di videoGIOCHI, no?

Al di là della questione, che a mio avviso si riduce a un mero sofisma semantico, Last Day of June rivendica fortemente la sua identità, a prescindere da qualunque forma di intrattenimento mediale vogliate associarlo. Questo non tanto per elevare una determinata sotto-categoria, o rinsaldarne l'esistenza, quanto per mettere in luce la forza del proprio messaggio, veicolato in maniera unica, e possibile solo tramite i meccanismi del videogioco. 

Il gusto estetico è senza dubbio sopraffino.


La storia di Last Day of June ruota intorno a un'adorabile coppia, che vive il proprio amore in un piccolo villaggio sperduto nel nulla. Rifacendosi a un incipit narrativo assai caro a un certo tipo di cinematografia fantascientifica, una semplice gita di Carl e June si trasforma in una terribile tragedia. Tralasciando i particolari, diciamo che vedremo il giovane protagonista sopravvissuto a un incidente automobilistico, ma inchiodato su una sedia a rotelle. In quel momento di indescrivibile dolore, Carl scopre qualcosa di miracoloso: i dipinti della sua amata June possono mutare in veri e propri squarci temporali. L'occhialuto protagonista si trova così di fronte all'inconcepibile: poter tornare indietro nel tempo per cercare di cambiare il passato.

L'uso marcato della saturazione caratterizza ogni scorcio.

Il gameplay si snocciola quindi attraverso i vari abitanti del villaggio, controllabili singolarmente, a poche ore dall'incidente mortale. Il tutto è strutturato come un piccolissimo open world, nel quale ogni protagonista possiede determinate caratteristiche (il bambino è in grado di utilizzare un pallone per spostare alcuni oggetti, il cacciatore può richiamare il proprio cane con un fischio e così via).

Si aprono, in tal modo, diverse possibilità di intervenire sul futuro, complice il famigerato effetto farfalla, secondo il quale anche un minuscolo cambiamento può alterare considerevolmente lo svolgersi degli eventi. In effetti, a voler essere pignoli, il lavoro di Ovosonico prova a uscire dai binari della narrazione a senso unico, arricchendo l'esperienza narrativa tramite semplici puzzle. Si tratta perlopiù di piccoli ostacoli, aggirabili con un minimo di logica, ma essendo inseriti in un contesto esplorabile, portano il giocatore a dettare i propri ritmi, con tutti i vantaggi del caso riguardo la longevità.

Gli stati d'animo tormentati sono filtrati attraverso una palette più scura.

La natura ricorsiva degli eventi è parte integrante della struttura del gioco, e se verso la fine si sente un po' il peso della ripetitività, gli sviluppatori hanno fatto tutto il possibile per sforbiciare i punti morti, senza per questo asciugare troppo il cuore della sceneggiatura. Last Day of June, così come tutti gli esponenti mediali che lo hanno preceduto e ispirato, porta avanti un racconto che si ripete all'infinito: modifica il punto di vista, le innumerevoli azioni, ma non le loro conseguenze. Eppure insiste, incarnando la cocciuta volontà del protagonista.

Visivamente parlando, l'estetica di Last Day of June è assolutamente pregevole e degna di plauso. Puntando su uno stile post-impressionista, l'ambientazione acquerellata e satura di colori delinea un paesaggio onirico e suggestivo. Deliziando l'occhio con una direzione artistica squisita, la grafica si allinea perfettamente alle tematiche narrative cui fa da cornice.

La composizione dell'immagine ricorda la corrente post-impressionista.

L'ineluttabilità del fato, l'elaborazione del lutto, la voglia di vivere, non sono certo temi nuovi, nemmeno in ambito videoludico, fisiologicamente più orientato verso tematiche "assolute" (bene e male, guerra, viaggio iniziatico). Tuttavia è proprio la maturità del medium videogioco a dare nuova linfa a questi argomenti, trattati da Ovosonico con delicata pudicizia, mantenendo un lirismo raffinato e sensibile, senza strabordare nel facile melodramma.

Last Day of June, quindi, non può prescindere dalla sensibilità di chi ne fruisce, rivolgendosi candidamente a tutti coloro che desiderino un viaggio intenso ed emozionante. Ma soprattutto a chiunque non sia (re)legato da schemi, leggi e terminologie: nemici mortali di ogni rivoluzione.

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Ho scaricato Last Day of June su PlayStation 4 grazie a un codice fornitomi direttamente dal distributore. Ho portato a termine il gioco in quattro ore circa, prendendomela comoda e godendomi appieno l'atmosfera. Non mancano diversi collezionabili, che donano un respiro narrativo più ampio ai comprimari della vicenda.

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