Arpeggio of Blue Steel: corazzate waifu invece che waifu corazzate
Ho la vostra attenzione?
I banali dati tecnici di Arpeggio of Blue Steel-Ars Nova dicono che si tratta di una serie anime di sole dodici puntate creata nel 2013 dallo studio Sanzigen - tra i primi specialisti in animazione con vasto uso di Computer Grafica 3D ma senza memorabili successi alla loro cintura se non Black Rock Shooter e lo stesso Arpeggio - e tratto dalla omonima serie manga ancora in corso di pubblicazione.
Per me, Arpeggio of Blue Steel è quella serie che WOAH! BOOOOOM! RATATATATATATA!! WHEEEEEEEOOOOOOOOONNNN!! BOOOM(2)!! ping! Ping! PING! BOOOOOOOOOOOOOMMM(3)!!
Ah, no?!
E poi, chiaramente, waifu. Waifu come se non ci fosse un domani!
Ah, no?!
Volendo tornare per un attimo seri: Arpeggio of Blue Steel racconta di un futuro prossimo in cui da un momento all’altro gli esseri umani sono stati letteralmente “cacciati dai mari” da una misteriosa forza aliena che ha assunto la forma delle più potenti flotte della Seconda Guerra Mondiale e ha distrutto le fino a quel momento avanzatissime flotte umane con la stessa facilità con cui un bambino annoiato da fuoco ad un formicaio (esistono ancora bambini annoiati che danno fuoco ai formicai? A volte penso che i miei riferimenti siano un po’ troppo vintage).
La storia inizia quando I-401, un sottomarino da combattimento della “Flotta della Nebbia” (questo il nome della forza aliena), che si è per qualche ragione imperscrutabile consegnato alle arenate forze navali giapponesi, si riattiva e sceglie come capitano il disincantato cadetto ufficiale Gunzo Chihaya, figlio di un eroe dell’ultima battaglia tra flotte umane unite e Flotta della Nebbia, perché divenga il suo capitano. Assumendo nel contempo le forme di una impassibile loli di nome Iona.
Che c’è? Non avete mai visto un sottomarino?
La cosa che stupirà Gunzo, l’armata brancaleone di studenti dell’Accademia Navale che verrà a costituire il suo equipaggio (come da copione, tutti geni nel rispettivo campo ma troppo fuori dagli schemi per sperare di essere riconosciuti) e la Marina Militare Giapponese tutta, sarà la scoperta che anche nella Flotta della Nebbia stanno comparendo i “Mental Model”: materializzazioni corporee in forma di bellissime ragazze delle Intelligenze Artificiali che guidano le singole unità da guerra.
Waifu. Come. Se. Piovesse.
Cosa abbia portato i giapponesi alla personificazione in forma di belle ragazze di enormi masse di metallo non è facile da spiegare, ma certamente non credo esistano al mondo altri paesi in cui l’antropomorfizzazione degli oggetti si sia spinta al punto di avere TRE serie di successo (Arpeggio, Kantai Collection e Azur Lane) a tema waifu navali e almeno una con aerei della Seconda Guerra Mondiale (Strike Witches).
Kantai Collection: e il Trenino Tomas puppa tantissimo la fava…
Studi competenti sicuramente troveranno un legame tra questa moda commerciale e le profonde radici scintoiste dell’impero del sole nascente, da parte mia ho sempre piacere di citare la sincera ammissione del team Ark-Performance, ovvero gli autori di Arpeggio: “Ci siamo detti: - Una storia con solamente delle torpedini di nuovo tipo sarebbe noiosa! Ci vogliono delle belle ragazze! Delle belle ragazze che lanciano grossi siluri! - Se il Dottor Jung ed il Dottor Freud ci avessero sentito.”
Simboli fallici come se piovesse!!
Sia come sia, nelle dodici misere puntate, che mettono completamente da parte la complessità socio-politica ed alcune riflessioni low sci-fi sul destino della razza umana del manga (giuro che non sto scherzando: dategli una lettura), Arpeggio of Blue Steel riesce a ritmare alla perfezione Momenti Fomento che non avrebbero sfigurato nella Cover Story del mese scorso (ci avessi pensato prima) e la definizione dei caratteri, stereotipati ma convincenti, delle corazzate waifu.
Da una parte, infatti, e credo di averne dato ampia prova, ogni scontro è una sfacciata esibizione di tattiche di guerra e guerriglia navale potenziate da tecnologia aliena e deus ex machina a secchiate, mescolando i montaggi che riassumono le estenuanti sessioni di sonar e contro-sonar, l’utilizzo di falsi bersagli e false minacce per accecare ed ingannare l’avversario in un continuo invertirsi delle parti tra cacciatore e preda, con i momenti in cui si attinge all’intero arsenale della “battaglia navale fantascientifica giapponese” tra intricate sequenze di “macross missile massacre” ed esibizione muscolare di “bordate gravitazionali”.
Dall’altra ci si prende tutto il tempo necessario per dare alla laconica Iona, alla stereotipa tsundere Takao, alla kuudere Haruna ed alla sua roboante compare Kirishima, alla infantile Maya ed alla compassata ed elegante yandere Kongo (la mia favorita), sufficiente favore di palcoscenico da far sì che lo spettatore arrivi ad empatizzare con ciascuna, lasciando da parte il banale dettaglio che ognuna di loro (Iona, forse, esclusa) è stata direttamente responsabile della morte di diverse migliaia di umani.
Finisco questo delizioso darjeeling e poi stermino un altro po’ di inutili umani
Un po’ quello che il Gran Capo giopep definisce la “Ricetta Kylo Ren”, solo con più tette.
Arrivando alla conclusione: nonostante i dodici anni sul groppone, Arpeggio of Blue Steel - Ars Nova è ancora una valida serie di fantascienza giappa a base di fasci di energia, missili e ‘splosioni, sicuramente molto più dei successivi film che hanno visto Sanzigen investire molto di più nella CG - loro aspirazione e marchio di fabbrica - condannandoli ad invecchiare in fretta.
Non vi lascerà certo profonde riflessioni sull’umanità come un anime di Leiji Matsumoto, ma non credo vi annoierà se vi viene la voglia di recuperarlo.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata ai pirati, che potete trovare riassunta a questo indirizzo qui.