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La sfida ai ninja di Assassin's Creed IV: Black Flag

La sfida ai ninja di Assassin's Creed IV: Black Flag

Mentre tutto il mondo (ma proprio tutto) è concentrato su Assassin's Creed Unity e sulla mai troppo apprezzata possibilità che donerà ai giocatori di comprare baguette e godersi un pezzo di formaggio in un bistrot parigino, qua si fa un passo indietro e parla di Assassin's Creed IV: Black Flag, l'ultimo capitolo ufficialmente pubblicato da Ubisoft con di gran lunga la migliore ambientazione mai vista: l'epoca d'oro della pirateria. Certo, se già l'arco narrativo americano era un po' fuori luogo con le ambientazioni classiche della serie, qua si è sbracato del tutto, ma il fascino di poter arrembare mercantili spagnoli e reclutare la propria ciurma nei peggio porti caraibici sono caratteristiche che non possono passare in secondo piano, e che meritano tutta la vostra attenzione.

Nonostante Assassin's Creed IV sia né più né meno un filler voluto da Ubisoft per tamponare l'area grigia a cavallo tra le due generazioni di console, bisogna dargli atto di aver creato, volontariamente o meno, uno spin-off gradevole, ben realizzato e con qualche variazioni interessante sul tema, che riesce oltretutto come nessun altro capitolo della saga a polarizzare le opinioni di fan: se ci fate caso, infatti, Black Flag viene utilizzato indistintamente sia come esempio positivo per la saga, per come possa riuscire a far bene pur deviando dal consueto, sia come esempio negativo, vista l'assenza di un'ambientazione che, per quanto carismatica, non può certo tenere il passo con quelle viste in precedenza.

A prendere il timone dell'avventura ci pensa Edward Kenway, nonno del Connor protagonista di Assassin's Creed III che qua si carica sulle spalle l'intera vicenda a suon di arrembaggi e gesti dalla discutibile morale, di fatto le fondamenta della vita da pirata. Black Flag prende il gameplay classico della serie e lo traspone in un setting totalmente nuovo, facendo degli spostamenti navali e delle meccaniche introdotte da AC III il centro dell'esperienza di gioco. Per la prima volta ci si trova davanti a un ambiente realmente open world, navigabile (e calpestabile) nella sua interezza senza caricamenti tra un'isola e l'altra (ad eccezione delle tre città principali), che permette di salire a bordo della Jackdaw, issare le vele, e navigare liberamente per tutto il Mar dei Caraibi.

Ad esclusione delle missioni navali, sulle quali torno dopo, il gioco fa poco per ampliare le meccaniche che hanno reso riconoscibile (nel bene e nel male) la serie: preparatevi quindi a combattimenti di gruppo nei quali si viene attaccati da un nemico alla volta, missioni nelle quali si deve seguire un obiettivo per origliarne le conversazioni e assassinii in aree protette: tutto quello che c'è sempre stato, e probabilmente ci sarà sempre, in un Assassin's Creed. A rimarcare quanto questo capitolo sia di passaggio c'è anche una minore attenzione alla trama principale della storia, che archiviato il capitolo Desmond ruota comunque intorno allo scontro tra Assassini e Templari, ma lo fa in maniera più discreta, lasciando il giocatore concentrarsi su pirati, bucanieri e scontri navali. Il periodo storico è comunque trattato con il rispetto che merita, e propone una visione più realistica possibile del periodo storico, lasciando da parte in sostanza l'immaginario da Maledizione della Prima Luna in favore di una ben più verosimile lotta per il controllo delle risorse e delle linee mercantili.

E su quelle linee mercantili ci si passa davvero tanto tempo, visto che non solo una buona metà delle missioni della storia sono a bordo della Jackdaw, ma che la suddetta nave è un po' la coprotagonista di questa avventura caraibica. La si potrà infatti accudire, coccolare, lucidare e sopratutto potenziare in ogni suo aspetto, dalla difesa dello scafo alla potenza dei cannoni, passando per polena, vela, arpioni e mortai. Investire risorse nel suo potenziamento è poi essenziale per solcare senza troppi patemi i ben più pericolosi mari del sud, nei quali i fortini costieri (che sono un po' l'equivalente delle torri Borgia negli AC più vecchi) sono più duri da abbattere e le navi spagnole e inglesi più aggressive e resistenti.

La guida (e le fasi d'attacco) della nave è mutuata direttamente dal precedente capitolo, ma ovviamente potenziato e ingrandito. Ci sono sempre diversi tipi di munizioni per la proprie bocche da fuoco così come attacchi diversi , oltre al neo-introdotto mortaio. Una volta deciso poi di arrembare una nave, vuoi per ottenere maggiori risorse o per rimpinguare le fila della propria ciurma, si passa ad un tipo di combattimento più classico, nel quale si va all'assalto della nave nemica per ucciderne il capitano e conseguentemente depredare il vascello. Il sistema di guida, se ha senso definirlo così, è inevitabilmente votato ai cambi di direzione rapidi e secchi, e non ha alcuna pretesa di essere anche solo lontanamente simulativo, cosa che lo rende incredibilmente gratificante e divertente.

Tutto ciò che non succede in mare segue il binario della consuetudine già tracciato dai ventordici capitoli precedenti, con la differenza che la gran parte delle corse acrobatiche e degli assassinii volanti verranno fatti nella verdeggiante foresta caraibica piuttosto che nelle città. Per quanto il parco animazioni sia cresciuto e ora correre tra tetti, alberi e natura varia sia molto più omogeneo e fluido, manca quella sensazione di verticalità che solo le grandi città hanno offerto in passato, e che L'Avana, Kingston e Nassau non riescono a restituire. Sarebbe però ingiusto farne una colpa a Ubisoft, visto che l'obiettivo primario era quello di offrire la più grande quantità di attività e missioni secondarie mai viste in un gioco della serie. La quantità di cose da fare è oggettivamente impressionante, e poco importa se alcune di queste verranno fatte dai soli maniaci del completamento: non c'è angolo della mappa, sia esso una delle Grandi Antille o uno sperduto atollo, che non abbia qualche tesoro da scoprire, animale da cacciare o materiale da reperire per poter costruire qualcosa di ancora più esclusivo. Menzione particolare poi alla caccia degli animali marini e alle esplorazioni subacquee (ah, la subbaqqueria!), che pur non aggiungendo nulla di sostanziale alla produzione aiutano ad espandere un'avventura che fa della coerenza tra tutte le attività e dell'ambientazione il suo punto forte.

Presente come sempre (da Brotherhood in avanti almeno) una modalità multiplayer, che ancora una volta può essere al massimo considerata come piacevole diversivo per chi già era intenzionato ad acquistare il gioco, visto che non riesce minimamente ad avere la profondità o il carisma per veicolare da sola i giocatori in dubbio. Quello che viene messo in campo è in ogni caso realizzato con perizia e va oltre il mero compitino, solo che Assassin's Creed si compra, e gioca, per altri motivi. Oltre alle consuete modalità Assassinio, Dominazione, Caccia all'Uomo e Branco c'è anche la possibilità di crearsi la propria modalità preferita e condividerla online, creando così partite dal set di regole uniche.

Che sia placida e cristallina o scura e mossa, l'acqua è sempre un bel vedere.

Dal punto di vista grafico il gioco varia da un range che spazia dal "notevole" al "ho visto di meglio", e la discriminante è ovviamente la piattaforma sulla quale state giocando. PC a parte, che fa un po' storia a sé (in questo caso, la produzione Ubisoft dà il meglio), il gioco è al limite dell'impressionante su PS3 e Xbox 360, mentre semplicemente buono su PS4 e Xbox One. Certo, sulla nuova generazione di console Anvil sembra trovarsi più a suo agio ed è capace di tappare di forza qualche grana che da sempre affligge la serie (ciao effetto pop-up), ma in generale non si può certo definire l'esperienza come next-gen, per quanto assolutamente soddisfacente. Paragoni a parte, però, la messa in scena è come al solito opulenta, vastissima e financo ambiziosa, con i caricamenti ridotti al minimo e uno splendido e sterminato mare da solcare in lungo in largo, che consente di chiudere un occhio e concedere a Ubi qualche attenuante per lo sviluppo complesso, cosa che ovviamente non avverrà con Unity. Anche se dal poco mostrato all'E3 non sembra esserci molto da temere su quel fronte.

Se gli Assassin's Creed non vi sono mai piaciuti, vi hanno annoiato o non hanno mai rappresentato una vera sfida per voi (e non credo lo siano mai stati per nessuno), allora non sarà certo Black Flag a farvi cambiare idea. Se mai ci saranno stravolgimenti nella serie, questi non sarebbero potuti certo partire da un capitolo di passaggio come questo, ma è encomiabile da parte di Ubisoft il tentativo di inserire qualcosa di nuovo, pur nel (profondissimo) solco della tradizione. Si può certo legittimamente storcere il naso per la mancanza di veri ambienti metropolitani da esplorare e scalare, ma tutta la componente navale è talmente divertente e ben realizzata che ci si può passare serenamente sopra. Oltretutto la quantità di contenuti è a dir poco imponente, e il fatto che li possiate vivere tutti come un vero pirata non può che rappresentare un valore aggiunto al quale non è possibile rinunciare. A meno che ovviamente siate dei ninja.

Ho fatto lo smargiasso dei Sargassi per qualche decina di ore, dopo essermi comprato la versione PS4 del gioco e aver usato ahrr come intercalare per diverse settimane. Ho provato un po' tutto di quello che il gioco potesse offrire, e nonostante questo sono bel lungi dal 100%.

Voto: 8,5

Old! #66 – Giugno 1984

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Videopep #74 – Buon E3!

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