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Battlestar Galactica Deadlock: Anabasis - Senofonte è uno di noi

Battlestar Galactica Deadlock: Anabasis - Senofonte è uno di noi

Se siete andati al classico, di sicuro vi ricorderete l’Anabasi. E, temo, il ricordo non sarà positivo, perché è uno di quei libri che si usano come manuale di traduzione, pratica odiosissima di cui è vittima anche il De Bello Gallico. Peccato, perché la fatica letteraria di Senofonte non è affatto male: una bella storia militare, asciutta e sapida, raccontata da un tizio che la guerra l’ha fatta per davvero. Anabasi significa, grosso modo, “marcia verso l’interno”, ma in effetti si parla di una marcia verso l’esterno, cioè quella dei mercenari greci che cercano di tornare a casa dopo la morte di Ciro il Giovane, da cui erano stati ingaggiati per usurpare il trono del fratello. Una disperata fuga per la sopravvivenza attraverso il territorio nemico: cioè, l’idea di fondo del nuovo DLC di Battlestar Galactica Deadlock, Anabasis. E così si spiega perché vi ho attacco questo pippone all’inizio dell’articolo.

Però, insomma, prima di tutto, conviene parlare un po’ di Battlestar Galactica Deadlock il gioco base che, per quanto sia bello, non è proprio famoso come la Nutella, e nemmeno come la serie televisiva, con cui in effetti non condivide moltissimo, al di là dell’ambientazione. Battlestar Galactica in TV è, mettiamola così, un quinto fantascienza militare e quattro quinti intrighi politici, introspezione psicologica, simbolismo religioso: Deadlock, invece, è un gioco molto spartano, fatto di battaglie tra navi spaziali. Meglio così, perché ho il sospetto che tentare di tradurre la narrazione della serie risulterebbe in un videogioco piuttosto stucchevole. La questione, comunque, non si pone nemmeno, perché Deadlock è ambientato durante la prima guerra Cylone, quarant’anni prima della caduta delle colonie, quando umani e robot ancora si affrontavano ad armi pari. Una scelta necessaria per fare da sfondo a un tattico con una leggera componente strategica, più dalle parti di Star Trek: Starfleet Command che di Master of Orion.

Per quanto riguarda la strategia, si tratta sostanzialmente di bilanciare risorse e flotte con la necessità di difendere diversi punti della mappa, che rappresenta le Colonie di Kobol. Se ne abbandonate una, rischiate che i Cyloni la spingano alla resa e se perdete troppe navi, potreste mandare a monte l’intera campagna. La distribuzione delle forze è la base di qualsiasi strategia militare, quindi tutto bene: però, insomma, la struttura è semplice e le opzioni sono pochine. Ci sono quattordici missioni scriptate, lunghe e un po’ tediose ma a loro modo interessanti, e battaglie secondarie, da combattere a seconda di come si sviluppi la situazione.

Il fulcro di Deadlock è la tattica, che è gestita in una maniera piuttosto peculiare. Avete presente Frozen Synapse? Ecco, quel sistema, in gergo, si chiama WEGO: le azioni vengono pianificate a turno, ma sviluppate in contemporanea. Per intenderci, non è importante dove si trovi il nemico adesso, ma dove si troverà una volta eseguiti gli ordini. Ora, a tanta gente questa meccanica piace, nella misura in cui è più realistica e meno ingessata. E in effetti è vero: devo dirvi, però, che io la trovo anche confusionaria e preferisco di gran lunga il tradizionale sistema a turni alternati. In Deadlock, questa sensazione è accentuata dal fatto che esiste una terza dimensione di cui tenere conto, come nel venerabile Homeworld (perché, insomma, lo spazio è tridimensionale). L’interfaccia, di suo, non è proprio chiarissima, con la sua sovrabbondanza di linee, barre, angoli di tiro e così via.

Superato l’impatto, però, il gioco risulta parecchio divertente, in una maniera vagamente scacchistica. Coordinare diverse navi, dalle corazzate alle corvette, e sviluppare un piano che anticipi le mosse dell’avversario (magari in multiplayer, sebbene non ci siano poi tutti questi giocatori online) è soddisfacente, se avete una passione per le faccende tattiche. C’è anche da dire che il design a turni si adatta bene alle console, sicuramente meglio di un qualsiasi RTS. E infatti il gioco si trova su Playstation 4 e Xbox One. Io ho provato solo la versione PC ma, a quanto pare, non ci sono grandi differenze, il che rende Deadlock particolarmente prezioso, in un mercato che offre poche alternative valide.

Insomma, abbiamo stabilito che il titolo Black Lab non è niente male. E i DLC? Il reinforcement pack aggiunge una manciata di nuove navi spaziali, che sono le benvenute, vista la varietà limitata del gioco base. The broken alliance ci mette sopra altre navi, e anche otto missioni per la campagna. E così arriviamo, finalmente, ad Anabasis, che è uscito il 18 ottobre e rompe un po’ gli schemi, dal momento che introduce una modalità survival. L’idea è, questa volta, più simile a quella della serie: siamo al comando di una singola flotta sopravvissuta a un attacco cylone e dobbiamo tornare a Caprica tutti interi. La bilancia pende, quindi, dalla parte dei robot e la vittoria non è più possibile: si tratta solo di sopravvivere in ogni mappa abbastanza a lungo da effettuare il balzo ultraluce verso un altro settore. La tensione si taglia col coltello, anche perché i danni sono permanenti e le risorse contate, una costante di Battlestar Galactica per come lo abbiamo visto in TV. Il design genera naturalmente una narrazione epica: dobbiamo sacrificare un paio di Manticore per permettere a navi più preziose di fuggire indenni? E se invece usassimo i trasporti civili come esche per attirare il fuoco cylone, riusciremmo a dormire tranquilli la notte? In soldoni, una gran bella modalità, sicuramente superiore a quella originale, che poteva risultare ripetitiva e rigida sul piano strategico.  

Ci sono anche nuove mappe caratterizzate da nebulose, campi minati e tutte quelle piacevolezze atte ad alleviare la piattezza dello spazio profondo, oltre a nuovi tipi di munizioni (tra cui spicca la scarica EMP), che non fanno mai male. Tutto questo per circa otto euro, obolo certamente onesto a fronte della quantità e della qualità dei contenuti offerti. Con un’avvertenza, però: la campagna Anabasis è difficile, parecchio difficile. Ora, magari sto invecchiando io, però certe battaglie sono da Maalox. Se non temete il bruciore di stomaco, lanciatevi.

Ho giocato a Battlestar Galactica Deadlock, con tutti i relativi DLC, usufruendo dei codici gentilmente forniti dal publisher Slitherine. Il gioco non richiede hardware fantascientifico e non ho, comprensibilmente, riscontrato alcun problema di fluidità su una macchina dotata di Ryzen 2700x e GTX 1070. La campagna principale può rubarvi una ventina di ore. Quanto ad Anabasis, quantificare è difficile: la difficoltà considerevole tende ad allungare i tempi, e niente di più facile che vi ritroviate a dover ricominciare dall’inizio per via delle perdite accumulate lungo la strada. Battlestar Galactica Deadlock è disponibile tramite download su PC, su PlayStation 4 e su Xbox One.

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