eXistenZ #6 – Wing Commander Academy
eXistenZ è la nostra rubrica in cui si chiacchiera del rapporto fra videogiochi e cinema, infilandoci in mezzo anche po' qualsiasi altra cosa ci passi per la testa e sia anche solo vagamente attinente. Si chiama eXistenZ perché quell'altro film di Cronenberg ce lo siamo bruciato e perché a dirla tutta è questo quello che parla proprio di videogiochi.
Nell'ormai lontano 1996, la serie di Wing Commander era probabilmente all'apice della gloria. Conclusa la trilogia dedicata alla guerra fra Confederazione e Kilrathi nel precedente episodio, quell'anno venne pubblicato Wing Commander IV: The Price of Freedom, forse il punto più alto della saga, sicuramente il più ambizioso a livello narrativo e ludico. Sembrava difficile immaginare che il sequel Wing Commander: Prophecy, pubblicato appena un anno dopo, avrebbe sostanzialmente segnato la fine di quel glorioso marchio. E non è infatti un caso se proprio nell'autunno del 1996 si manifestò sulla televisione americana Wing Commander Academy, una serie animata che non aveva nulla a che vedere con il videogioco dallo stesso titolo e che si proponeva, invece, di fare da prequel alle vicende dei videogiochi.
Wing Commander Academy, vista oggi, è una creatura bizzarra. E probabilmente lo era anche sedici anni fa. Una produzione ambiziosa, realizzata spendendo i - probabilmente - sostanziosi soldi necessari per conservare intatto il cast del videogioco, quindi con le voci di Mark Hamill, Tom Wilson, Malcolm McDowell e Dana Delany. E OK, questo quartetto non avrà avuto i cachet più devastanti di Hollywood, ma difficilmente veniva via a meno di quattro doppiatori televisivi a caso. Ma ambizioso, Wing Commander Academy, lo è anche nelle sue scelte narrative, che puntano sullo sviluppo dei personaggi e sull'approfondimento di tematiche adulte. Nei vari episodi della serie si parla di senso dell'onore e del dovere, si vedono morire diversi personaggi e se ne piange la scomparsa, ci si interroga sull'insensatezza della guerra mettendone in dubbio le motivazioni. E, ancora, si parla della paura del diverso, si vedono personaggi dubitare di figure autoritarie e lottare per le proprie convinzioni. Si esplorano, insomma, discorsi che non è scontato vedere in una serie animata televisiva americana.
Certo, tutto questo viene anche poi pressato in un format che comunque deve strizzare l'occhio al suo pubblico di ragazzini con tanta azione, musichette incalzanti, protagonisti dal comportamento talvolta adolescenziale, e spesso certi temi vengono proposti in maniera un po' schematica. Ma forse il fascino della serie sta anche in quello, oltre che ovviamente nel gusto per l'amarcord di chi in quegli anni a Wing Commander ci giocava e magari il cartone animato neanche sapeva esistesse. Nel fascino bizzarro di più nature che si combattono fra loro, nel modo in cui una serie che a un certo punto ha perfino fatto un cross-over con quelle di Street Fighter e Mortal Kombat riusciva a concedersi svolte narrative coraggiose (episodi in cui il protagonista assoluto Christopher Blair a malapena appariva). Nel vedere un cartone animato abbastanza povero nei mezzi tentare di mettere in scena ariose battaglie spaziali mentre raccontava il conflitto morale di chi non vuole uccidere nemici, anche se si tratta di bestiali alieni, e di chi è costretto ad eseguire ordini inumani perché in guerra ogni cosa diventa lecita. Nel non sopportare le quattro musiche in croce ripetute all'infinito o le scenette bambinesche di cui si rende ogni tanto protagonista Maniac, per poi scoprire che in fondo anche lui sa essere un personaggio interessante. Nel rimanerci di sasso quando si prendono il lusso di chiudere svariati episodi su toni drammatici, su finali tutt'altro che lieti, magari con pieni fallimenti degli eroi, invece che con il classico protagonista da cartone animato che trova il modo di sfangarla.
Insomma, Wing Commander Academy ha i suoi difetti, ma è una bizzarra, interessante curiosità, affascinante per chi conosce quei personaggi e vuole scoprire come si siano incontrati, ma soprattutto interessante per l'evidente tentativo di cedere il meno possibile alle esigenze commerciali e puntare invece tutto su una scrittura ricca, articolata, ambiziosa. E infatti ha chiuso dopo tredici episodi.
La serie è recentemente stata raccolta in un'ottima edizione DVD, priva di extra ma dalla qualità video ai limiti dell'impeccabile. Chiaramente è disponibile solo sul territorio americano ed è, fra l'altro, priva di sottotitoli. Comunque Amazon te la fa arrivare in un lampo.