FIFA e LA ZONA
C'è una quinta dimensione oltre a quelle che chi gioca ai giochini di calcio già conosce; è senza limiti come l'infinito e senza tempo come l'eternità; è la regione intermedia tra la luce e l'oscurità, tra la scienza e la superstizione, tra l'oscuro baratro dell'ignoto e le vette luminose del sapere: è la regione dell'immaginazione, una regione che potrebbe trovarsi ai confini della realtà, e che per gli scopi di questo pezzo chiamerò con il nome che le abbiamo assegnato con gli amici dopo anni di esperienza con quel particolare franchise calcistico che si chiama “Fifa”: LA ZONA.
Gioco a FIFA regolarmente tutti gli anni da quando comprai FIFA 96 per il Super Nintendo, e la mia fedeltà non ha mai vacillato neanche negli anni in cui PES era meglio; a un certo punto la scelta del gioco di calcio di riferimento diventa come la scelta della squadra di riferimento: un giorno prendi una posizione e da lì non ti sposti più, per principio, a prescindere, pregiudizialmente, perché è giusto così, perché solo Emilio Fede ha mollato la Juve per passare al Milan in ossequio al suo datore di lavoro e chi siamo noi che giochiamo solo a FIFA o solo a PES, un branco di Emilî Fedi? Per cui FIFA, prima su console, poi su PC (ai tempi dell’edizione con il calcetto indoor, idea clamorosa mai più sfruttata a dovere alla faccia di Volta Football), poi di nuovo su console, nel nuovo millennio, nel nuovo decennio del nuovo millennio, via via fino a spendere ogni anno sessanta cazzo di euro per un reskin dell’edizione dell’anno precedente, e ve lo ricordate voi gente di Fifa quell’anno che arrivò il Frostbyte Engine e il gioco sembrò diverso per la prima volta da anni e anni?
Non siamo qui a parlare di nostalgia però, ma di Tarkovsky e del suo Stalker, quel film con pochissime inquadrature nel quale un gruppo di personaggi si addentra in quella che si chiama LA ZONA (non è che sia in CAPS nel film ma provateci voi a pronunciare LA ZONA senza fare la vociona baritonale da CAPS) e dentro LA ZONA succedono cose pazze che non succedono al di fuori. L’idea di LA ZONA è diventata uno standard della narrativa postapocalittica e non solo, da Fallout ad Annientamento, ma per me e un branco di altre persone è anche il nome che si dà a quel momento specifico che cambia il corso di una partita di FIFA e la trasforma da piacevole intrattenimento a tema calcistico a incubo dimmerda morite male che cosa ho fatto per meritarmi tutto questo.
Succede di solito verso il 70esimo, ma soprattutto negli anni passati (nel 2018 in particolare fece notizia anche al di fuori dei forum di EA) poteva capitare in qualsiasi momento nel corso di una partita, sia giocata contro l’AI sia contro un avversario umano. Ed è l’attimo in cui l’AI decide che vuole vincere e accende l’interruttore del rompere il gioco, e comincia a fare cose impossibili. Sempre restando al 2018, c’è questo thread su reddit che contiene un sacco di clip che secondo l’autore dimostrano inequivocabilmente l’esistenza di quello che negli anni si è deciso di chiamare ufficialmente “momentum”, e che va al di là del semplice aggiustare traiettorie e rubacchiare sulle animazioni.
Il momentum, o LA ZONA, è qualcosa di più; è uno stato mentale, una condizione esistenziale che colpisce gli omini della tua squadra e si espande fino a infettare anche il tuo cervello, nella vita vera dico. È una folata di vento, una lama di rasoio a sinistra della quale ci stanno i normali rapporti di forza previsti dai numerini che fanno da scheletro al gioco, quelli che dicono che Mbappè con 95 è più forte di Scaccalamacca dello Spezia che ha 62, e a destra ci sta questo baratro di orrore nel quale il centravanti del Dundee United diventa Suarez e il tuo fortissimo difensore centrale pagato migliaia di miliardi si trasforma in un Legrottaglie periodo rossonero. Lo capisci da come si muovono i giocatori se sei entrato nelLA ZONA, dalla rapidità con cui si girano, dalle spalle cascanti e lo sguardo sconsolato di chi si è appena fatto battere in velocità dal terzino più lento del gioco; lo capisci dai rimpalli, che finiscono sempre miracolosamente sui piedi degli avversari, e lo capisci da quel gol da metà campo che riporta la partita in parità a pochi secondi dalla fine e quindi andiamo a giocarsela ai supplementari ma oh no ho sbagliato il retropassaggio che doveva essere un lancio in avanti e ora l’attaccante avversario ha appena saltato il portiere con una ruleta e va a depositare in rete il clamoroso 2-1!
Non è che l’idea di un’AI che bara sia così nuova o assurda, anzi spesso l’AI nei giochi bara in favore del giocatore proprio per facilitargli l’immersione e dargli piccole ricompense segrete che alimentano la sua voglia di giocare. E come si fa a replicare la difficoltà di una partita di calcio in un gioco di calcio, e il fatto che le sorti di uno stesso match possono cambiare radicalmente in un attimo e a volte per motivi inspiegabili? La vera domanda quindi dovrebbe essere: LA ZONA esiste davvero o siamo noi che siamo scarsi e cerchiamo scuse?
Sull’Interwebs trovate di tutto a riguardo, compresi post su reddit tipo questo che assomigliano un po’ al più gigantesco caso di confirmation bias della storia: siccome siamo scarsi e cerchiamo scuse, ci siamo convinti a vicenda da anni che esista in FIFA una qualche forma di scripting nascosto e pernicioso, e abbiamo raccolto un’immensa quantità di aneddoti che parrebbero confermare i nostri sospetti. Secondo il signor FIFA tutto questo non esiste né è mai esistito, e le apparenti discrepanze di prestazione all’interno di una singola partita sono frutto del lavoro di complicati algoritmi, ma andate a spiegarlo a chi nel codice di FIFA 17 trovò un riferimento piuttosto chiaro al “momentum”.
Continuo a credere, dopo aver passato qualche ora con FIFA 21, che la verità stia nel mezzo; che il gioco utilizzi una serie di aggiustamenti in corsa che servono a modulare la difficoltà di un match e renderla più dinamica: già dall’edizione 2019, ad esempio, il settantesimo minuto è un chiaro punto di svolta nell’approccio alla gara degli avversari, che sono programmati per “dare tutto” negli ultimi venti minuti di partita, alzare il pressing, correre senza risparmiarsi, come si suppone che faccia anche una squadra vera, se non fosse che le squadre vere non necessariamente lo fanno quando stanno vincendo o perdendo con sette gol di scarto – da anni ormai vincere 7-0 in Fifa è estremamente più difficile che vincere 7-1, proprio perché sul finale di partita l’AI alza il volume indipendentemente da ogni fattore esterno. Ma d’altra parte non credo che il livello di intrusività dello script sia tale da sabotare attivamente il giocatore e i suoi calciatori, da rovinare anche i passaggi perfetti pur di metterti in difficoltà; per lo meno non credo sia sistematico, ecco, semmai una proprietà emergente che è conseguenza del fatto che la qualità di un giocatore di FIFA non si misura solo con i numerini fissi, ma è una quantità fluida e influenzata da fattori che combinandosi possono generare effetti imprevedibili, e pure del fatto che per quanto avanzato e strafichissimo, il Frostbyte Engine non è ancora così perfetto da riuscire a evitare glitchini e altre minchiate simili che viste nel contesto sbagliato possono assomigliare al computer che bara.
Peraltro, preferisco credere alla via di mezzo perché le alternative (“EA ci fa gaslighting da anni” oppure “la gente che gioca a Fifa è tutta scarsissima”) sono francamente spaventose.
Questo articolo fa parte della Cover Story pallonara, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.