Grand Theft Auto III, venti anni passati pericolosamente | Racconti dall’ospizio
Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.
Il mondo dell’intrattenimento sforna migliaia di prodotti ogni anno. Tra libri, film, dischi e videogiochi siamo costantemente bombardati da nuove avventure, mondi, esperienze che però la maggior parte delle volte sono un simpatico divertimento e nulla di più. Nessuna innovazione, poco pathos; insomma, si fruiscono e via, lasciando poco o nulla.
Ovviamente però non è sempre così e a volte ecco la perla, la pietra miliare, quella cosa che ridefinisce le regole del gioco e crea un prima e un dopo. Evito di citare i grandi eventi storici che hanno segnato gli altri media, ma se parliamo di videogiochi mi vengono in mente “così de botto” Pac-Man, Doom, Super Mario 64, e sì, penso anche a Gran Theft Auto III.
Personalmente quando mi sono ritrovato la confezione di GTA III tra le mani ignoravo completamente il perché ci fosse il numero tre di fianco al titolo. Non avevo mai sentito parlare di questo franchise e quasi per caso avevo acquistato il gioco, non avendo particolari aspettative; lo avevo preso perché il passaparola nel negozietto dove mi rifornivo era diventato abbastanza assordante.
Uscito al tempo per PlayStation 2 - le altre versioni sarebbero state pubblicate solo a partire dall’anno successivo - quello di Rockstar era effettivamente un game changer. E sinceramente non era la parte più violenta e anarchica del titolo ad avermi rapito, ma il concetto di poter fare veramente quello che si voleva, anche solo girare tranquillamente per la città con la radio accesa e godersi gli incredibili (per l’epoca) panorami, le strutture, le vie e i palazzi.
Ho grosse difficoltà a pensare che siano passati vent'anni dall’uscita di GTA III e le motivazioni sono molteplici. Prima di tutto, la colpa la attribuisco a GTA V. La sua longevità è talmente impressionante che sembra uscito ieri ma ridendo e scherzando sono passati otto anni, otto, e questa cosa fa sembrare GTA III quasi preistorico. Di contro GTA III e i suoi seguiti che ne condividono parte dell’impianto tecnico (San Andreas e Vice City) sono stati costantemente riproposti sulle piattaforme mobili, Mac, in bundle e a breve vedremo una raccolta rimasterizzata dei tra titoli. Tutto questo mischia la percezione del tempo passato e mi fa contemporaneamente pensare a GTA III come ad un gioco arcaico e attualissimo.
Comunque, per come la si voglia mettere, il primo gioco in 3D della serie ha spaccato completamente l’industria. Dopo GTA III il genere, oddio, sandbox ha avuto un successo incredibile, dalla serie Mafia passando per True Crime (con il suo riuscitissimo capitolo apocrifo Sleeping Dogs), e arrivando a Just Cause fino al recente Watch Dogs: Legion.
Un successo, quello dei competitor, che però non ha mai scalfito la supremazia dell’originale e dei suoi seguiti. Certo la serie di DMA Design, poi confluita in Rockstar North, è effettivamente estrema, e sinceramente spesso sono stato critico anche io sia sull’eccessiva violenza che sull’infinito turpiloquio, ma è impossibile dire che i titoli della serie GTA siano dei brutti giochi, scritti male o con delle trame poco avvincenti.
Se vogliamo essere un filo critici bisogna effettivamente dire che, forse, l'aspetto meno riuscito di GTA III è proprio il suo protagonista, tale Claude, che pur essendo un duro non ha assolutamente il fascino che troveremo nei suoi due successori, CJ di San Andreas ma soprattutto Tommy Vercetti di Vice City. Il fatto però di avere un protagonista silenzioso, anonimo, una sorta di archetipo di criminale “dummy” ha permesso di godersi tutti gli altri aspetti del gioco in maniera forse più viva. .
Ma se il sottoscritto vede nel protagonista il punto debole del gioco, uno degli aspetti più importanti e immersivi è l’utilizzo dell’autoradio.
Avere delle stazioni che sembrano reali, con DJ che ci raccontano aneddoti, news o semplicemente blaterano di cavolate e una serie di frequenze una completamente diversa dall’altra dal mio punto di vista è stato un aspetto vincente del titolo, tanto che da bravo criminale italiano andavo in giro con l’autoradio sintonizzata su Double Clef FM a palla, dove trasmettevano solo musica classica e arie operistiche. Quante volte ci siamo trovati a cercare la stessa opzione in titoli simili rimanendo delusi o per la sua totale assenza o per una scelta infinitamente più debole?
GTA III è stato un gioco che ha ridefinito il medium videoludico e i suoi effetti sono ancora sotto i nostri occhi, dove tantissimi titoli single player open world che riscuotono ancora un gran successo possono solo ringraziare i fratelli Houser per aver letteralmente creato un mercato.
Rockstar Games dal canto suo sta ancora contando i soldi che entrano grazie a GTA Online che è più florido che mai, quindi l’attesa di GTA VI credo sarà ancora lunga, ma sono curioso di vedere cosa salterà fuori dalla collection rimasterizzata di cui sopra: magari un altro giro a Liberty City in compagnia di Claude potrebbe essere un piacevole diversivo.