Il calcio si ferma, Football Manager no
Football Manager, visto da fuori, se non siete appassionati, è qualcosa di incomprensibile. Ne ho avuta l’ennesima prova l’altro giorno, quando la compagna di un mio amico, dopo aver visto lui in videoconferenza con me e altri due disperati a sbraitare per le nostre rispettive squadre, ha sentenziato che non stessimo facendo nulla di sensato, perché alla fine si tratta di mettere giocatori a caso e poi fa tutto il computer. Io le avrei voluto spiegare che quello è Ventura Simulator, ma mi sono limitato a prenderla in giro e a pretendere scuse in forma scritta dopo averle linkato una bibliografia adeguata, che descrivesse quanto, invece, Football Manager sia proprio il contrario di ciò che dice e come, paradossalmente, nel corso degli anni abbia stabilito un bizzarro rapporto di correlazione con la realtà. Quantomeno nei cuori di milioni di appassionati/malati/pazzi.
Nell’edizione del 2019, per esempio, Sports Interactive aveva simulato nel gioco tutti i modelli possibili di Brexit, considerando dunque in ogni modo l’impatto dell’allora ancora formalmente ipotetica uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. In base ad alcune variabili, a un certo punto della partita, Brexit sarebbe arrivata (oppure no), in una forma che avrebbe cambiato per sempre quella dimensione parallela presente all’interno di un salvataggio. Si trattava di modelli accuratissimi, in grado di cambiare profondamente la geografia del calcio e rendere ogni partita davvero unica. In pratica, milioni di persone (ma, plot twist, il governo inglese ha rifiutato i modelli di Sports Interactive, che invece pare siano tra i più accurati) hanno potuto immaginare e vivere uno spicchio di mondo con una soft Brexit o con una hard Brexit e, limitatamente al calcio, hanno sperimentato cosa volesse dire. Il calcio non è solo uno sport, e Football Manager lo ha dimostrato più volte, in maniera talmente lapalissiana da far pensare che Sports Interactive dovrebbe in realtà darsi alle simulazioni di geopolitca e fare concorrenza a Paradox (no, vi prego, restate sul calcio, grazie, scherzavo).
Gli aneddoti interessanti dal punto di vista del suo rapporto con la realtà sono tanti. A volte è chiaro che prenda delle cantonate ma, in generale, Football Manager è sempre lì, a farci immaginare mondi alternativi possibili e soprattutto plausibili. Ma cosa succede quando il legame con la realtà cambia di botto? Quando la nostra relazione con il presente all’improvviso si spezza e dobbiamo riconfigurarla da zero, o quasi? Ecco, Sports Interactive non poteva certo prevedere una pandemia né le sue conseguenze sul mondo del calcio. Non è questa la sede per entrare nel vivo delle polemiche che si affannano, in maniera anche goffa e sprezzante della situazione globale, sui giornali. L’unico fatto, vero, incontrovertibile, è che il calcio si è fermato, come non faceva da quasi un secolo. Doveva farlo per forza, e non si sa quando ripartirà. Quando lo farà, sarà diverso, perché si dovranno aggiustare cose, si dovranno rinegoziare accordi. Sarà tutto differente, almeno per un po’, come tutte le nostre vite. Ma non in Football Manager, almeno fino alla prossima versione.
Il patto storico tra la realtà e il manageriale di Sports Interactive si è spezzato e se prima mondo reale e simulazione si inseguivano in un continuo gioco di rimandi, fra addetti ai lavori che sfruttavano il database di un gioco che, a sua volta, insegue i dati del mondo reale, oggi siamo qui, con i salvataggi di Football Manager 2020 che ci dicono che le nostre stagioni sono salve, continuano. La stagione 2019/2020, nelle nostre partite, è andata avanti serenamente, il mondo è uguale a prima, si sono giocati gli Europei itineranti e abbiamo fatto tutti festa, chi più, chi meno. È straniante pensare che, improvvisamente, quello che abbiamo vissuto in gioco non è più comparabile con la realtà ed è diventato un enorme “what if”, la testimonianza di una manciata di linee temporali in cui avremmo voluto vivere tutti ma che, purtroppo, sono totalmente incompatibili con la nostra. Se fino a ieri Football Manager ci raccontava di presenti possibili, oggi non più.
È straniante, certo, ma allo stesso tempo Football Manager resta la via di fuga più dolce in un periodo strambo, assurdo, con cui tutti noi dobbiamo scendere a patti. Mi permetto di essere frivolo e di sottolineare come le cose importanti siano altre, ma il calcio mi manca e penso di parlare a nome di tutti gli appassionati dicendo che stare senza partite è terribile. È un po’ vivere restando imprigionati in un’eterna domenica della pausa delle nazionali, quando la tua, di nazionale, non gioca, o essere impantanato quelle settimane estive senza ferie, senza mare, senza partite, nell’anno dispari fra europeo e mondiale. Insomma, è un po’ drammatico.
In questo, però, l’unica certezza diventa proprio Football Manager, perché nel piccolo grande mondo fatto di statistiche, numeri e tattiche astruse, alla fine nulla è cambiato, ed è tutto sotto controllo: le vecchie regole claudicanti del folle universo del pallone sono ancora lì e i problemi principali sono rispettare il fair play finanziario e gli obiettivi a lungo termine imposti dal presidente. Devo ammettere che in queste settimane non ho giocato molto più del solito con il simulatore di Sports Interactive, perché tutto sommato, in termini di routine quotidiana, sono tra quelle persone abbastanza fortunate la cui vita è cambiata poco, ma ho vissuto ogni momento in sua compagnia in maniera molto diversa, godendomi tutti i vantaggi di quello spazio protetto, in cui posso ancora semplicemente urlare improperi al mio terzino che non torna.
Soprattutto, in questo bizzarro periodo senza calcio e derivati, Football Manager 2020 sta diventando un fedele compagno di multiplayer, una dimensione che avevo sempre considerato poco. Inaspettatamente, il gioco di Sports Interactive, molto più di FIFA, sta facendo da metadone collettivo con gli amici, tanto che il Fantasy Draft (modalità per cui ogni giocatore, compresa la I.A., volendo, si costruisce una squadra da zero e partecipa a un campionato farlocco) è diventato un surrogato fantastico del Fantacalcio, in compagnia delle stesse persone con cui su Whatsapp ci mandiamo improperi per un +3 o un -1.
Spostarsi su Discord, costruire le nostre squadre e vederle prosperare e fallire in una dimensione che recide ogni collegamento con la realtà è una coping strategy bellissima per vivere insieme agli amici in un momento anomalo e assurdo. Quando tutto questo sarà passato, o almeno quando avremo trovato delle risposte, Football Manager e la realtà torneranno a stringere un legame fortissimo e a camminare a braccetto. Noi avremo ricordi di stagioni impossibili, e per questo ancora più preziosi. Io, nel mio piccolo, spero di aver scoperto anche il mio gioco multiplayer preferito. D’altra parte non avrebbe potuto essere altro che così, perché a prescindere da tutto, Football Manager è da sempre uno dei luoghi dove mi sento più a casa.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata all’escapismo, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.