È un incontrovertibile dato di fatto: alle donne, in particolare a quelle più avvenenti e vogliose, piacciono i quad. Al solo pronunciare della parola All Terrain Vehicle (che a ben vedere sono tre parole, meglio note con l'acronimo ATV), un caldo, ribollente fiume di piacere intimo le travolge sempre, e queste non possono fare a meno di accarezzarsi come in certi video zozzi.
Oppure tutto ciò non è affatto vero, e allora si scopre che i quad piacciono solo ai maschi più buzzurri ed erotomani, a quelli che non sanno andare bene in moto e che guardano solamente i video con le Cougar. L'unica certezza è questa: i quad, assieme agli zombie, sono il chiodo fisso dell'umanità, altrimenti non si spiegherebbe l'invasione transmediale. Prima che gli ATV finiscano addirittura al cinema (in Quad Vadis?), Mad Riders - il nuovo racing game di Techland (l'anno scorso gli zombie e adesso i quad: se non è coerenza questa… fuckyeah Techland!) - è quanto di medio possa esserci tra una vacanza a Banoi (Dead Island) e una lattina di birra da 66 cl. A sorpresa, segue il video del bravo Ian Higton (Platform 32): si tratta di un long play live di Mad Riders per oltre un'ora di gioco.
http://youtu.be/P2uBmA37aSM
Basta una gara qualsiasi, una soltanto, tra derapate sconsiderate e salti mortali, ripide picchiate, folli risalite e curve a vita persa, per accorgersi delle grandi affinità videoludiche che Mad Riders ha con le vertigini provate sopra i cieli di Panau, con i brividi e tutta l'adrenalina di un WipEout (o forse è il caso di tirare fuori il buon FAST – Racing League per Wii) e più in generale con le sensazione restituite da qualsiasi altro videogioco a base di fango e motocarrozzette. Si direbbe, insomma, che Mad Riders abbia ogni pezzo videoludico al posto giusto, con tornei, eventi, sfide, arene, una parvenza di multiplayer, classifiche, TURBO, customizzazioni folli sui veicoli e per il look del pilota, TURBO, evoluzioni da scavezzacollo, vegetazione percorribile a go-go, un motore grafico che a suo modo è un bijoux, un frame rate che per quello che costa rende almeno il doppio, un sistema di controllo adatto anche agli scimpanzé e una colonna sonora che fa il suo sporco compito, contribuendo alla sinestesi tamarra con del puro rock sconosciuto, ché commercializzare un gioco del genere senza musica pareva proprio brutto, davvero non si poteva. E ancora TURBO, già, tuffandosi nella giungla a mille all'ora come non vi fosse un domani.
Solo che poi ci giochi un quarto d'ora, venti minuti, che alla fine diventano prima mezz'ora, poi un'ora e poi un'ora e dieci, e ti accorgi di due fatti entrambi singolari: il primo è che stai parlando alla seconda persona singolare come fanno in certi blog d'autore, e l'altro è che Mad Riders è talmente tanto arcade, ma così arcade, che dopo un po' addirittura annoia. Nel senso: è un giochino che vale quel che costa (il voto in calce ne è la riprova), a differenza di certi altri che costano troppo per quel che valgono. Come a dire che Mad Riders è uno di quei videogiochi che si comprano e si sfruttano per cinque o sei volte al massimo, prima di cancellarli dall'hard disk (recuperando oltre un giga di spazio libero!), per fare posto a nuovi zombie o ancora altri quad a venire.
Ho gentilmente ricevuto il gioco (versione PlayStation 3) da giopep, che l'ha a sua volta gentilmente ricevuto da Ubisoft. Per confezionare questa recensione ho giocato Mad Riders a lungo, superando di slancio e con professionalità la noia delle prime due ore. Nel caso in cui possediate una cassa di birre in fresco e un amico sul divano, il voto di Mad Riders si alza di mezzo punto e raggiunge il sette.