Quando gli X-Wing sfrecciavano sulle console Nintendo | Racconti dall'ospizio
Racconti dall’ospizio è una rubrica in cui raccontiamo i giochi del passato con lo sguardo del presente. Lo sguardo di noi vecchietti.
Tanto tempo fa, in una galassia lontana lontana, la forza scorreva potente nelle console Nintendo, per altro con titoli esclusivi che difficilmente sono stati visti su alte piattaforme. Ricordo benissimo l’arrivo della trilogia Super su Super Nintendo, una serie di action/platform a scorrimento orizzontale che al tempo fecero un gran successo ma personalmente ho sempre trovato troppo difficili da padroneggiare. La vera svolta, però, arrivò con il Nintendo 64, su cui atterrarono per la prima volta, nel dicembre del 1998, gli X-Wing di Factor 5.
Factor 5 era, ed è tutt’ora, anche se non se ne sente più parlare, una software house nata a Colonia nel lontano 1987 e trasferitasi in California nel 1994. Ricordo ancora il momento di smarrimento quando nel mio negozietto di fiducia di videogiochi di allora ho visto Star Wars: Rogue Squadron girare su un Nintendo 64 e ricordo benissimo che, pochi minuti dopo, avevo la scatola della cartuccia in mano.
Il fatto di possedere un Nintendo 64 in versione USA era fondamentale per godere in anteprima dei titoloni pubblicati negli States e, più in generale, fuori dall’Europa. In questo caso, stiamo parlando di un gioco che era di gran lunga la cosa più vicina ai film di Star Wars che si fosse mai vista in generale, non solo su piattaforme casalinghe, ed era da infarto.
La serie Rogue Squadron, in realtà, è una trilogia, di cui i titoli successivi, Star Wars: Rogue Squadron II: Rogue Leader e Star Wars: Rogue Squadron III: Rebel Strike, rielaborano e migliorano (soprattutto nel secondo) le idee utilizzate nel gioco originale
Rogue Squadron è ambientato più o meno tra Una nuova speranza e L’impero colpisce ancora e ci mette al comando non solo dei mitici X-Wing, ma di altri mezzi aerei della resistenza, A-Wing e Y-Wing. I livelli sono organizzati a missioni, in determinate ambientazioni rese famose dai film della saga, dove ci vengono dati degli obiettivi che, se mancati, ci portano abbastanza velocemente al fallimento e al game over. Questa impostazione la ritroviamo non solo nei sequel ma anche in giochi recentissimi come i due Battlefront usciti negli utlimi anni, in cui le battaglie aree altro non sono che una riproposizione di quelle create da Factor 5, anche se ovviamente con l’aggiunta del multiplayer online.
Se Rogue Squadron, su Nintendo 64, era stato sicuramente un gioco innovativo e, per l’epoca, tecnicamente notevole, è con Rogue Leader che LucasArts e Factor 5 creano un gioiello che personalmente ritengo ancora senza rivali, sia a livello di coinvolgimento prettamente emotivo, sia sul piano tecnico.
Grazie alla potenza bruta del Gamecube (che, ricordiamolo, era un cubetto viola piccolo piccolo ma con un cuore potentissimo), gli sviluppatori teutonico-californiani hanno pubblicato un gioco assolutamente pazzesco. Prima di tutto, a livello di “contorno”: potendo appoggiarsi su un lettore ottico e non più su una cartuccia, il giocatore si trovava davanti ad una colonna sonora orchestrale e a spezzoni video impossibili su Nintendo 64. Ma era una volta decollati con le nostre navette (e la prima vera missione era l'attacco alla Morte nera, con tanto di “trench run” finale), che si rimaneva basiti di fronte allo spettacolo offerto. Decine di navi si affrontavano davanti ai nostri occhi, laser verdi e rossi, giganti incrociatori stellari e pianeti all'orizzonte, tutto fluidissimo senza mai un intoppo. E i livelli ambientati sui pianeti forse erano meno spettacolari, ma non per questo meno evocativi.
Rogue Leader è l’unico dei tre episodi di questa serie ad essere rimasto un’esclusiva Gamecube (Rogue Squadron e Rebel Strike sono usciti anche su PC ma senza il clamore che hanno avuto per le console Nintendo), proprio perché sfruttava fino “al ferro” le potenzialità della console. Tant’è che è stato un incubo da emulare anche per Dolphin e soci.
È difficile spiegare cosa ho provato, e provo tutt’oggi, giocando a Rogue Leader: ero lì, ero nelle battaglie che avevo sempre sognato guardando i film di Lucas (prima del dramma dei midiclorian), una cosa davvero complessa da descrivere.
Incredibile pensare che Rogue Leader sia stato sviluppato in soli nove mesi, in modo da far uscire il gioco insieme al lancio del GameCube in USA, considerando la piattaforma nuova di zecca e il pazzesco risultato finale. Pare che gli sviluppatori, per raggiungere l'obiettivo in tempo, abbiano iniziato a lavorare sette giorni la settimana quasi fin da subito.
L’accoglienza, sia della critica che del pubblico, fu pazzesca. Voti altissimi e fan di Star Wars in visibilio. Tecnicamente, il gioco girava a 480p (ricordiamoci che stiamo parlando di quasi vent’anni fa), audio 5.1 con Dolby Pro Logic II, bump mapping e colonna sonora da film. Non a caso, fu il gioco di lancio della piccola console Nintendo con la media voto più alta.
Dopo un titolo così pazzesco, l’attesa per Rogue Squatron III: Rebel strike era insostenibile, ma purtroppo il perfetto connubio tecnico, sonoro e di gameplay di cui aveva giovato il secondo capitolo non si replicò. Nell’ottica di rinnovare un po’ le meccaniche, Factor 5 introdusse anche dei livelli a piedi, come nella battaglia di Hoth, ma sia questa novità, interessante ma implementata in maniera goffa, sia ormai una certo riciclo nelle ambientazioni e nella tipologia di missioni, non gli permisero di avere il successo stratosferico del precedente episodio.
La serie di Rogue Squadron, pur tra alti e bassi, e comunque grazie soprattutto a Rogue Leader, rimane nei cuori di tutti i possessori di console Nintendo, come uno fra gli omaggi più splendenti di sempre all'universo di Guerre Stellari.
La mia letterina a Babbo Natale, quest’anno, avrà al suo interno anche la richiesta di una versione remastered di Star Wars Rogue Squadron II: Rogue Leader. Vai a sapere che mi dia retta e i Factor 5 possano tornare ai loro antichi splendori.
Questo articolo fa parte della Cover Story dedicata a Star Wars, che potete trovare riassunta a questo indirizzo.