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Severed, e l'hack & slash si fa quasi letterale

Severed, e l'hack & slash si fa quasi letterale

Lago SoftMail. Bam! Due parole buttate lì e subito chi le ha colte si sente vecchissimo. Vendevano videogiochi per corrispondenza, da qualche parte a cavallo fra anni Ottanta e Novanta, e si pubblicizzavano sulle varie riviste di settore. Compravo abbastanza spesso da loro (o forse lo facevo solo nei miei ricordi deviati) e una volta comprai Operation Stealth. Era la seconda avventura grafica curata da Paul Cuisset per Delphine Software, dopo Future Wars e prima della bomba atomica nota come Cruise for a Corpse. Me la ricordo come non malaccio, ma soprattutto mi ricordo che non potevo finirla, perché si bloccava a una schermata dalla fine, o giù di lì. Su Amiga, non c'era niente da fare, cose del genere capitavano. Il tal gioco decideva di non funzionarti, o di bloccartisi, e potevi giusto andare dallo sciamano. Mi rivolsi al servizio clienti e mi proposero di cambiarlo con un altro gioco. Scelsi Dungeon Master. Considerando che Operation Stealth l'avevo praticamente finito, la sostanza è che mi sono goduto Dungeon Master senza sborsare un soldo. Anni dopo, giocai ad Eye of the Beholder su una copia che mi era stata prestata dal mio BFF del periodo. O forse addirittura ci giocai a casa sua, non ricordo. Quella copia non l'aveva comprata, glie l'aveva passata un altro suo amico che l'aveva (credo) rubata da un certo qual negozio in zona Cordusio di cui non faccio il nome ma che i vecchi di cui sopra, se milanesi, probabilmente hanno già identificato. Sì, frequentavo brutta gente. Quindi, non solo mi sono goduto Eye of the Beholder senza sborsare un soldo: l'abbiamo fatto in tre. Tanti anni dopo, è uscito Legend of Grimrock. Non ci ho mai giocato e, bizzarramente, non fa parte dei miei giochi acquistati su Steam tramite bundle e/o dei giochi ricevuti a caso per qualche motivo. Perché sto raccontando tutto questo? Perché mi sono reso conto che non ho mai dato soldi ai giochi che compongono Severed. Per dire, Fruit Ninja è gratuito, quindi, quelle poche partite che ci ho fatto sono state gratuite. E non ho mai neanche sfiorato gli Infinity Blade, dato che su Android ciccia. E, per completezza, Severed l'ho giocato gratuitamente, con la scusa di scriverne qua dentro.

Giustamente, uno giunto qui per la recensione di Severed potrebbe chiedersi cosa dovrebbe fregargliene del mio giocare da accattone since the Eighties, tanto più che ci sono sicuramente altri giochi che potremmo considerare come più o meno fonti d'ispirazione per questo qua e ai quali ho giocato facendo arrivare qualche soldo ai suoi creatori. Mmm… Punch-Out? No, ci ho giocato a casa del solito amico. Super Punch-Out? No, l'ho comprato usato. Aspetta, ci sono: Ultima Underworld! Rimane però la domanda: chi se ne frega? Beh, dai, alla fin fine era tutto uno stratagemma per elencare in qualche modo un po' di giochi che bene o male si ritrovano nell'ultimo di Drinkbox Studios. Perché sì, Severed è un dungeon crawler dalla mappa a “quadratoni”, nel quale, pur con transizioni animate e con la possibilità di ruotare a piacere sul posto, si esplorano gli ambienti un quadratone alla volta.

La struttura generale di gioco è da GdR all'acqua di rose o, se vogliamo, da metroidvania con la faccia da Dungeon Master/Eye of the Beholder/Legend of Grimrock. Non si raggiungono, insomma, i livelli di complessità strutturale tipici di quei giochi di ruolo, ma c'è comunque un grosso mondo “unico” da esplorare liberamente, con sezioni inizialmente chiuse e sbloccabili solo dopo aver ottenuto il potere necessario, che si rivela comunque utile anche in combattimento. C'è una progressione lineare abbastanza chiara, accompagnata però dalla possibilità di tornare sui propri passi per scovare quella stanza segreta che prima ci era preclusa o affrontare quel covo di mostri che era per noi fuori portata. E l'esplorazione è punteggiata da enigmi ben congegnati, fra i quali troviamo sia le classiche combinazioni di tasti e leve, sia situazioni un po' più complesse, da interpretare studiando la planimetria del dungeon di turno, sia indizi sibillini sui movimenti da seguire intuibili interpretando quanto disegnato su tomi oscuri. Insomma, su questo fronte, il divertimento non manca.

Mentre ci si aggira per gli scenari, ovviamente, si incontrano fior di nemici e qui entra in gioco l'ispirazione a quel paio di giochi da smartphone citati prima. Il sistema di combattimento proposto da Severed ci vede impegnati a scorrere il dito sullo schermo per menar fendenti, parar colpi e tentar contromosse. Inizialmente è facile lasciarsi andare alla frenesia, ma ci vuole molto poco per rendersi conto di quanto il sistema di combattimento sia in realtà piuttosto profondo e tattico. Ciascun nemico hai suoi punti deboli e forti, i suoi schemi di attacco e i modi giusti per essere abbattuto. Inoltre, la composizione degli scontri è parte fondamentale dell'esperienza di combattimento: tipicamente ci si trova ad affrontare numerosi mostri in contemporanea, che attaccano da più direzioni, ognuno con le sue tempistiche. Diventa quindi fondamentale decidere come affrontare il gruppo, chi tenere a bada con calma, chi eliminare per primo, chi indebolire con l'attacco giusto, stando nel contempo sempre attenti agli indicatori per accorgersi di chi ci sta attaccando e reagire di conseguenza. Ma le cose sono ancora più complicate.

I nemici possono essere provvisti di modificatori che li rendono più rapidi, veloci, potenti, resistenti o magari immuni agli attacchi magici. E questi sono ulteriori elementi di cui tenere conto. Inoltre, il lato più esoterico della faccenda arriva anche dalla protagonista. Nel corso del gioco, come detto, si sbloccano vari poteri, che servono per accedere ad aree segrete ma si rendono utili anche nei combattimenti, permettendo di stordire gli avversari, rubar loro modificatori e altro ancora. Ogni abilità aggiuntiva è caratterizzata da pro e contro (per esempio, se surgeli temporaneamente un avversario lo blocchi, ma gli fai meno male), quindi bisogna sempre valutare con attenzione cosa usare e quando. Inoltre, c'è anche un bel sistema di potenziamento, da utilizzare spendendo le membra dei nemici raccolte in giro e al termine dei combattimenti (ma solo se questi si concludono con una bella esecuzione scatenata tenendo alta la barra del gasamento, quindi senza farsi parare troppi attacchi). Si possono far crescere diverse abilità lungo una classica struttura concatenata ad albero e anche in quest'ambito c'è da riflettere con attenzione su come procedere in base al proprio stile di gioco.

Insomma, Severed ha una struttura piuttosto ricca, una componente esplorativa ben architettata, sia nel conseguimento degli obiettivi principali, sia a favore di chi vuole dedicarsi alla ricerca dei vari segreti, e un bel sistema di combattimento, che sulle prime può sembrare semplicistico ma si rivela in fretta bello profondo. A tutto questo si aggiungono delle scelte stilistiche magari non per tutti i gusti, ma che riescono a creare suggestioni molto evocative, mentre si passeggia per questo mondo a metà fra la vita e la morte, coloratissimo ma non per questo meno lugubre, lontano dalla follia luchador di Guacamelee! ma comunque a modo suo sempre legato a quel folklore così particolare. E in quel mondo viene raccontata una storia semplice, ma emotivamente molto forte, che colpisce duro senza farsi mai didascalica, giocandosi tutto sulla forza della suggestione.

La quarta produzione di Drinkbox Studios è un gioco davvero bello, che valorizza la console su cui viene pubblicato sfruttandone molto bene le potenzialità, ma senza per questo rinunciare ad essere estremamente solido anche nelle sue componenti più classiche e senza adagiarsi su meccaniche tirate via. È anche un gioco particolare, certo, che per le sue scelte fuori dal coro può risultare indigesto, ma che ha davvero tanto da dare a chi scoprirà di averlo nelle sue corde. Come è successo a me. Che, fra l'altro, non me lo aspettavo mica, di apprezzarlo così tanto. Insomma, se lo chiedete a me, Severed è Frechete totale.

Ho giocato a Severed grazie a un codice ricevuto dagli sviluppatori e l'ho portato a termine sbloccando circa la metà dei trofei e lasciandomi alle spalle neanche poco, fra segreti e sezioni inesplorate. Ci ho impiegato una settimana scarsa, utilizzandolo da bravo gioco portatile: tiravo fuori PS Vita quando avevo un attimo di tregua dal lavoro, quando ero parcheggiato sulla tazza del cesso e quando cercavo di addormentarmi sul letto o sul divano. Resto sul vago per quanto riguarda le tempistiche perché sono in trasferta, non ho dietro la console e non ho modo di controllare. Fra l'altro mi sa che comunque PS Vita non ti dice esattamente quanto hai giocato a qualcosa. O sbaglio? Boh, comunque butto lì un sei ore, dai.

TrackMania Turbo: hardcade fregno!

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Old! #158 – Aprile 2006

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