AER ti mette le ali
Circa due anni fa, sono volato ad Amburgo per partecipare a un evento stampa organizzato da Daedalic Entertainment per mostrare una valanga e mezzo di giochi in lavorazione, fra roba sviluppata internamente e altra invece solo distribuita. In serata, l’evento si era spostato da una specie di locale ex fabbrica a un ristorante-barca che transitava placidamente lungo il fiume Elba. Lì, fra sprazzi di maiale ben cotto e fiumi di birra, accompagnato da loschi figuri della stampa internazionale e non, ho trascorso la serata chiacchierando per lo più con un giovine rampante della bassa Svezia, un reduce universitario che stava lavorando su un progetto con il suo studio indipendente e l’aveva portato all’evento sotto forma di prototipo.
Fast forward di due anni, la Svezia brulica di talento, i grossi sviluppatori assumono gente a carrettate, i piccoli team indipendenti spuntano come funghi e io mi trovo nuovamente davanti quel simpatico biondo, giunto a Parigi per mostrare il suo gioco alla prima edizione di Indiecade Europe. E il simpatico prototipo di due anni fa è diventato una cosetta davvero sfiziosa, promettente, interessante, ormai prossima al completamento in vista di una pubblicazione prevista per la primavera del 2017 su PC, PlayStation 4 e Xbox One. Si intitola AER ed è una specie di avventura suggestiva, dai toni placidi e dal gameplay incentrato su esplorazione e piccoli enigmi. E sul volo. In AER si vola. O, meglio, ci si trasforma in un grosso uccello (ehm) e si vola, planando leggiadri e sbatacchiando le ali per sfrecciare fra un’isola fluttuante e l’altra. È molto bello.
Al centro del gioco c’è una ragazza che ha il potere di trasformarsi, appunto, in un volatile, cosa molto utile quando la tua vita si svolge su una serie di isole fluttuanti, immerse tra le nuvole. La nostra amica è inoltre tutta impegnata a investigare sulla storia del suo popolo, scoprire il significato nascosto di rovine abbandonate, esplorare strutture sotterranee cariche di segreti. Per farlo, si munisce di una particolare lampada che, quando accesa, oltre a illuminare le zone buie, rende visibili gli spettri di chi un tempo le abitava e le permette di interagire con antichi macchinari ricoperti di polvere.
E su questo si basa la struttura di gioco, che vede impegnati ad esplorare in maniera quasi totalmente libera gli ambienti sparsi per i cieli, con comunque la possibilità di seguire un percorso lineare, per chi ci tiene, dando retta a indizi sparsi in giro e suggerimenti forniti dai personaggi non giocanti. Ai controlli della protagonista, possiamo passeggiare per le isole, studiare indizi e brani di racconto, spiccare il volo e controllarlo in maniera assolutamente morbida, pulita, esaltante, sfrecciando come matti. Nel corso dell’esplorazione, poi, si incontrano piccoli enigmi da risolvere, puzzle ambientali intelligenti ma mai particolarmente complicati che permettono di svelare sempre più pezzetti del mosaico che racconta i segreti di AER.
Risolvendo i puzzle si può anche ottenere l'accesso a una serie di templi sotterranei, che vanno esplorati a fondo, affrontando ulteriori enigmi lievemente più complessi, se si vuole sperare di approfondire davvero il mistero alla base del racconto. Completando tutti i templi, poi, si sblocca l'accesso a un'area conclusiva, da portare a termine per concludere l'avventura. AER prova quindi a mescolare un buon senso di libertà con un sistema di narrazione e progresso più lineari e lo fa incentrando le sue meccaniche innanzitutto sull'esplorazione, in secondo luogo sugli enigmi e per nulla sulla violenza. Non ci sono nemici da sconfiggere (anche se non mancano alcune figure inquietanti), non c'è alcuna forma di combattimento, bisogna solo godersi l'ambientazione, ravanare nei suoi anfratti e ragionare sulle meccaniche che ci propone. E, per quell'oretta scarsa che ho trascorso giocandoci, devo dire che è stato un vero piacere.