Mi raccomando: la prossima settimana andate al cinema per Your Name
Your Name si apre in maniera straniante, con una pioggia di meteoriti, una ragazzina sognatrice della provincia giapponese che vorrebbe scoprire Tokyo, un giovane studente di belle speranze che nella capitale ci vive, dei titoli di testa modello sigla di serie TV scanzonata, un taglio da commediola stupidina e assurda. Lo spunto di partenza rielabora quello classico da Freaky Friday (Tutto accadde un venerdì e/o Quel pazzo venerdì), con i due personaggi che non si conoscono e non si sono mai visti ma per qualche motivo si scambiano di personalità, ritrovandosi l'uno nel corpo dell'altro. Questa cosa viene raccontata adottando il solito taglio da commedia adolescenziale giapponese, buffa, romantica e un po' malinconica, appoggiandosi però su un lavoro di montaggio e scrittura fenomenale, che accompagna con gusto e splendida ricerca estetica lungo le folli giornate dei due. Poi, però, le cose cambiano.
Se già così Your Name sarebbe un film delizioso e visivamente splendido, sono le svolte successive a portarlo su un piano superiore e dargli una carica sorprendente, emotivamente fortissima, irresistibile per chiunque non si faccia respingere da quel gusto per il dramma senza freni così tipico del cinema orientale. All'improvviso, il film di Makoto Shinkai amplia i suoi confini e abbraccia un racconto più stratificato, espandendo i limiti dello spunto fantastico alla base delle vicende, spingendo la commedia ai margini e gettando nel mucchio storia di formazione, amore romantico, viaggio alla scoperta di se stessi, melodramma lancinante e riferimenti più o meno diretti a tematiche da sopravvissuti a tragedie su larga scala. La malinconia che per lunghi tratti ribolliva ai margini delle vicende agguanta il film e lo stritola con vigore, prendendone completamente possesso e scatenando una storia adorabile e coinvolgente.
Quel che ne viene fuori non è un film perfetto e, anzi, proprio quando si scrolla di dosso il suo avvio così leggero e si fa ambizioso sul piano del racconto, Your Name incespica e perde per strada parte della sua carica formale. Tutta la parte iniziale, nella sua semplice natura buffa, è un gioiello di narrazione creativa, efficacissimo nell'usare tutte le armi a disposizione per raccontare di persone lontane anni luce che trovano punti di contatto sorprendenti. La seconda metà di film perde parte di questa forza espressiva, diventando via via più lineare e prevedibile negli sviluppi del racconto e nei modi in cui lo presenta, ma trova anche un incedere emotivo forte, che cattura con le emozioni semplici dell'adolescenza e conduce fino a una conclusione efficacissima e, ancora una volta, deliziosa. Insomma, Your Name è l'ennesimo gran bel film d'animazione di questi ultimi anni. Non sarà magari un capolavoro e forse lo stiamo un po' sopravvalutando in nome dell'amore per l'animazione giapponese e per chi ancora spinge con pervicacia i "disegni animati" classici, ma mostra fantasia, ingegno e sentimento nella rielaborazione di storie e concetti stravisti, oltre a una carica visiva fenomenale. Avercene.
Io l'ho visto qua a Parigi una settimana fa, ma nei cinema italiani ce lo buttano dal 23 al 25 gennaio. Se lo proiettano in una sala dalle vostre parti, fatevi un favore e gustatevelo sul grande schermo.