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Crisi sulle terre infinite e la perdita dell'innocenza

Crisi sulle terre infinite e la perdita dell'innocenza

In principio fu la Golden Age. O meglio, quella che oggi chiamiamo Golden Age. È quel periodo che va dai tardi anni Trenta fino ai primi anni Cinquanta, in cui nacquero e si svilupparono le fondamenta di quello che è, ancora nell’anno 2017, il fumetto supereroico seriale. Le prime versioni di Superman, Batman, Wonder Woman accompagnavano i primi Flash (Jay Garrick) e Lanterna Verde (Alan Scott), fino alla nascita della Justice Society of America, il primo vero supergruppo nella storia dei fumetti a stelle e strisce.

Poi venne il rapido declino di vendite sul finire degli anni Quaranta, cui solo Superman, Batman e Wonder Woman sembravano in grado di sopravvivere: era necessario un rinnovamento e la DC decise che era l’ora di rilanciare alcune sue icone ormai appannate, con quella pratica che oggi ben conosciamo con il nome di reboot.

Prima della Justice League, c’era la Justice Society of America.

Tra le “nuove versioni” dei supereroi Golden Age ormai appannati, particolare importanza ha il biondo Barry Allen, il nuovo Flash del 1956, simbolo della nascita di una nuova epoca di successi editoriali che prende il nome - non troppo creativo - di Silver Age. È una vera e propria rinascita, una nuova fondazione molto più solida della precedente, le cui basi sono presenti ancora oggi. Insomma, i vari Flash, Lanterna Verde, Batman, Superman e l’idea di Justice League che conoscete sono figli di questa nuova era.

Una copertina che è diventata un classico.

Ma il mondo del fumetto vive di fanservice, e la DC Comics decise di far contenti i suoi fan con una trovata narrativa dal sapor di omaggio nostalgico: Barry Allen incontra il suo predecessore Jay Garrick nell’iconica storia Flash dei due mondi. Come? Ovviamente, con una di quelle supercazzole tanto care al mondo dei fumetti supereroici: grazie alla sua supervelocità, Barry può far vibrare le molecole del suo corpo a frequenze tali non solo da provocare immediato godimento alla sua signora, ma anche da permettergli di attraversare le diverse dimensioni e realtà alternative che si sovrappongono alla sua.

Nasce così il multiverso della DC Comics dove infinite terre parallele ospitano infinite versioni - simili ma differenti - dei supereroi tanto cari ai lettori. Tra le varie c’è Terra-Due, che si scopre essere casa di tutti i supereroi della Golden Age, in realtà mai scomparsi, ma solo messi un po’ più in là, pronti a rivivere per il piacere dei nostalgici e dei nuovi lettori più curiosi. Insomma: una grande opera di recupero di un passato che sembrava ormai perso… e la nascita di enormi grattacapi.

L’idea delle terre infinite era talmente allettante che subito sfuggì di mano, creando negli anni sempre più confusione tra i lettori meno dediti, un muro insormontabile per chiunque volesse unirsi alla lettura dei fumetti DC e persino un problema da gestire per gli autori. La grande trovata editoriale degli anni Sessanta era diventata, vent'anni dopo, il più grande nemico della stessa DC Comics. Urgevano soluzioni. E quella soluzione era proprio Crisi sulle terre infinite.

A leggerla oggi, nel 2017, Crisi sulle terre infinite può apparire solo un enorme tomo pesante, verboso, ben disegnato, per carità, ma polpettone come pochi. Ed è vero, innegabile. Ma la sua importanza storica è enorme, non solo per la DC Comics.

Se vi sembra un bordello, aspettate di leggere la storia.

La sconfitta del super villain Anti-Monitor è possibile solo a scapito di due immani sacrifici: la scomparsa del concetto di multiverso e la morte di Barry Allen, quello stesso Flash che con la sua storia aveva dato nascita a tutte le terre infinite. Un’ammissione esplicita di colpevolezza dalla parte di una casa editrice, insomma, e l’inizio della cosiddetta Modern Age, quella che dura ancora adesso. La perdita d’innocenza di un mondo che, non sapendo più come gestire ciò che era nato come un innocente omaggio per la sua stessa fan base, decide di fare tabula rasa per tornare ad essere appetibile.

Un modo spettacolare e ricco di pathos, certamente. L’epopea dei diversi eroi - e antieroi - dalle numerose terre è ricca di sconfitte, tentativi disperati, morti - oltre Flash, anche Supergirl tira le cuoia - e scontri spettacolari. Una fine che coincide sia con un saluto a un’epoca, che con un nuovo inizio, un nuovo modo di fare fumetti, che sarà portato avanti da autori quali John Byrne. Una fine non senza incongruenze, alcune delle quali risolte solo molti anni dopo, ma che ha creato un precedente ancora oggi vivissimo.

Una copertina che è diventata un classico. - Parte seconda

Da allora, ogni editore è ricorso più volte a questi eventi, per fare piazza pulita di situazioni narrative scomode o, semplicemente, per azzerare numerazioni e attrarre nuove leve. La stessa DC Comics, con le sue numerosi Crisi, specialmente negli ultimi anni (Infinite Crisis, Final Crisis), e con i continui ritorni e ri-sparimenti del Multiverso (52, Flashpoint, Convergence) ha finito per svuotare di senso la prima, indimenticabile, Crisi sulle terre infinite.

Se prima la morte di Barry Allen (ormai resuscitato) era un evento in grado di sconvolgere i lettori, ormai le morti dei supereroi non fanno più notizia. Nessuna dipartita è definitiva e non è raro trovare ormai mega-crossover e nuove continuity ogni due anni. Sarà per questo che progetti editoriali come quelli delle Image e Dark Horse moderne, con le loro serie non strettamente supereroiche (i vari Saga, Sex Criminals, The Walking Dead), riscuotono grande successo. Ancora una volta, una trovata  editoriale, quella delle “fini del mondo” che bruciano tutto per creare nuove partenze, ha finito per accartocciarsi su se stessa, creando una meccanica a catena che non sembra arrestarsi.

Stai a vedere che, ancora una volta, la soluzione è diventata il problema?

Questo articolo fa parte della Cover Story "Justice League & Friends", che trovate riepilogata a questo indirizzo.

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