Infiltrazioni e GdR con Seven: The Days Long Gone
Capita a volte di trovare dei giochi che non sanno bene cosa vogliono essere o magari, da un certo punto di vista, lo sanno perfettamente. È proprio il caso di Seven: The Days Long Gone, che pare proporsi come un misto tra un GdR d’azione, uno stealth game, e in misura minore un running game. Si potrebbe pensare che unire tante cose diverse potrebbe portare a dei risultati come minimo discutibili ma non è strettamente il caso del gioco in questione. Il mix funziona bene, per quanto con alcune particolarità che potrebbero far storcere il naso a qualcuno.
Nonostante si ponga come un GdR, ad esempio, la crescita del personaggio è legata al ritrovamento di chip che garantiscono abilità passive o attive di vario tipo, non vi è quindi la tipica progressione con punti esperienza e livelli. Questa caratteristica in sé non è un difetto, ma ho trovato la sua implementazione a tratti poco chiara, specialmente quando recuperavo dei chip ma non avevo modo di utilizzarli.
Il sistema di combattimento è a sua volta particolare: potrebbe fare inizialmente pensare a un GdR d’azione come Diablo, in cui ci si può permettere di cliccare a raffica e usare la sporadica abilità speciale per fare piazza pulita dei nemici, ma non è così. In Seven, se si attacca senza criterio, anche un solo avversario potrebbe essere potenzialmente letale. Usare schivate, combo, abilità speciali nel modo e al momento giusto è vitale per sopravvivere. Peccato che l’intelligenza artificiale sia a livelli estremamente bassi e mi sono ritrovato a ripulire mezzo isolato dalle guardie sfruttando in continuazione un trucco che consisteva nel nascondermi in un punto, pugnalare alle spalle l’ultima guardia che si allontanava, e tornare a nascondermi quando le altre tornavano a indagare. Non proprio una cosa bella e ben fatta, insomma.
I dialoghi e la costruzione del mondo li ho trovati nella media, con un pianeta che ha perso buona parte della tecnologia del passato e cerca di rimettersi in piedi, guidato da un impero e una chiesa che vede la tecnologia quasi come una religione. Questi elementi rendono esplorare il mondo e cercare di capirne la storia piuttosto interessante, ma i dialoghi recitati con poco pathos hanno fatto calare rapidamente il mio interesse nel capire cosa stesse succedendo.
Seven, in sostanza, si assesta costantemente su livelli medi, talvolta spiccando per qualche buona idea e poi rovinandola subito dopo con un’implementazione mediocre. Il “coraggio” mostrato dagli sviluppatori è notevole, comunque, e il risultato finale non è qualcosa che vorrei realmente bocciare… ma neanche posso consigliare l’acquisto a tutti. Si tratta di un prodotto di nicchia, che offre caratteristiche forse più adatte ai giocatori abituati ai titoli di un tempo che non a produzioni più moderne.
Devo anche segnalare, come ultima nota, di aver trovato la traduzione in italiano di alcune frasi e comandi piuttosto approssimativa, tanto che consiglio di giocare in inglese se non si hanno problemi con la lingua.
Ho scaricato il gioco grazie a un codice Steam fornito dallo sviluppatore. Ho combattuto un po' con l’interfaccia e i comandi, prima di capire che parte dei problemi era legata alla traduzione di alcuni termini (come il target lock dei nemici, che veniva tradotto con qualcosa come blocco combattimento). Steam mi dice che ho proseguito a giocare per una decina di ore abbondanti, ma non so se porterò l’avventura a termine. Un peccato, soprattutto perché questo Seven era un gioco che volevo davvero mi piacesse e gli ho dato tutte le opportunità per appassionarmi.