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Mario + Rabbids Kingdom Battle, anche se mi fossero stati sul cazzo

Mario + Rabbids Kingdom Battle, anche se mi fossero stati sul cazzo

Mi sono ben guardato dallo scrivere una recensione di Mario + Rabbids Kingdom Battle. Che fine avrebbe fatto la mia imparzialità, davanti a un gioco sviluppato dai miei amici più cari? Un gioco con Mario, su una console che mi piace tantissimo, che unisce la magia Nintendo alla mia scimmia donkeykonghesca per gli strategici a turni? Avrei cercato di mantenere un contegno, ma il cortocircuito tra l'amicizia e le cose che amo avrebbe fatto emergere il fanboy che c'è dentro di me, soffocando il serio e rispettabile giornalista (LOL).

Per questo motivo ho dato la stessa risposta a tutti quelli che mi hanno chiesto un parere sul gioco:

Mi sarebbe piaciuto anche se gli sviluppatori mi fossero stati sul cazzo.
— Fabio "Kenobit" Bortolotti

Ed è vero. Quando ho preso in mano il gioco per la prima volta, l'ho fatto con il più feroce degli spiriti critici. Volevo dare un feedback sincero e senza filtri, e soprattutto non volevo cadere nella facile trappola del patriottismo videoludico. Ho persino fatto il cuore duro davanti ai siparietti più ruffiani, come i Rabbids-vecchietti che guardano i lavori in corso. Poco dopo, però, mi sono arreso. Il gioco è una figata e lo è su più fronti.

Tanto per cominciare, parliamo di Rabbids. I Rabbids mi hanno fatto ridere per i primi quindici secondi della campagna marketing di Rayman Raving Rabbids, ai tempi del Wii, per poi trasformarsi in una piaga culturale insopportabile, superata solo dai minion di Cattivissimo Me. Per questo, quando sono usciti i primi leak sul progetto, qualche settimana prima dell'E3, ho accolto la notizia con una certa diffidenza. Come reagireste se il ristorante di Carlo Cracco annunciasse una collaborazione con una società di spurghi e manutenzione delle fosse biologiche? Ecco. In quest'ottica, il primo grande miracolo di Mario + Rabbids Kingdom Battle è aver fatto risorgere i Rabbids. I conigli cretini non hanno perso i loro tratti distintivi, ma hanno trovato uno humour infinitamente più raffinato ed elegante, che ricorda quasi il cinema muto. Il team di Ubisoft Milano ha lavorato con un materiale difficile, con il costante rischio di far gridare al sacrilegio i fan più estremisti di Nintendo (quindi il 99,5% dei fan Nintendo), ma i risultati della passione e del rispetto emergono in ogni pixel: i Rabbids non hanno "sporcato" Mario, ed è anzi Mario ad aver elevato i Rabbids.

La vera sorpresa, però, è stata la qualità del gameplay strategico, che trova un valido compromesso tra complessità e leggerezza. Amo XCOM, sin dai tempi del primo Enemy Unknown in epoca MS-DOS, ma ho sempre archiviato la serie nella categoria "giochi faticosi", sia per la cattiveria delle missioni, sia per l'interfaccia. Mario + Rabbids Kingdom Battle mantiene tutto ciò che rende avvincente uno strategico a turni ma lo abbina alla semplicità e alla leggibilità che da sempre sono i punti forti di Nintendo. Faccio il paragone con Advance Wars, uno strategico complesso e ricco di sfaccettature, ma comprensibile al 100% sin dalla prima missione. Il team di Ubisoft ha svolto un lavoro esemplare, mettendo su un sistema che sta in piedi a livello strategico e che continua ad arricchirsi con uno skill tree coraggioso e riuscito.

Insomma, sono felice perché Mario + Rabbids Kingdom Battle è un gioco che ha fatto l'impossibile. Ha mostrato un'Italia che è capace di sognare, ma anche di trasformare i sogni in una realtà che soddisfa gli standard di qualità dei migliori rompicoglioni al mondo: i producer di Nintendo. Applaudo, gioisco e guardo fiducioso al futuro di Ubisoft Milano.

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Questo articolo fa parte della Cover Story "I (nostri) migliori anni del videogioco", che trovate riepilogata a questo indirizzo.

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