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Asura's Wrath: quando gli dei s'incazzano...

Asura's Wrath: quando gli dei s'incazzano...

In tutta sincerità, scrivere una recensione di Asura's Wrath non è una questione così scontata. Lasciando almeno per un attimo da parte le (in)evitabili polemiche sorte nelle ultime settimane riguardo alla natura ludicamente limitata del progetto, non risulta infatti semplice riuscire ad esprimere a parole il peculiare carattere dell’ultima fatica di CyberConnect2 e Capcom.

Si è parlato di manga interattivo, di laser game aggiornato al 2012, si sono persino tirati in ballo fuorvianti paragoni con Heavy Rain, ma la realtà è che questo videogame dal DNA fortemente sperimentale finisce con il dimostrarsi di fatto un’esperienza a sé, atipica rispetto ai canoni a cui siamo abituati.

State ad ogni modo tranquilli: a questo giro non ci sono di mezzo le deliranti supercazzole (o erano forse supercazzate?) del David Cage di turno relative all’evoluzione del medium, al coinvolgimento emozionale e blablabla, quanto piuttosto diverse modalità di fruizione di un prodotto che ambisce a porsi come qualcosa di differente.

Non migliore o peggiore eh, badate bene, ma semplicemente “altro”.

Tagliando immediatamente la testa al toro e sgomberando il campo dagli equivoci, è vero che in Asura’s Wrath si gioca un po’ meno del solito e si guarda (come si fa con un film) un po’ più del solito, ma il punto non è e non deve nemmeno essere quello.

Diffidate da chi l’ha subdolamente descritto come un enorme QTE della durata di 6/7 (ma farei anche 8 abbondanti, settando la difficoltà ad hard e puntando a sbloccare il true ending…) ore, e non fidatevi nemmeno di chi, forse ancora più subdolamente, lo sta spacciando per il God of War d’Asia: la creatura di quel formidabile Pierino giapponese che è Hiroshi Matsuyama in realtà non si pone nemmeno sullo stesso piano dell’Odissea formato Santa Monica, e qui l’obiettivo chiaramente non è quello di rivaleggiare con Kratos, Bayonetta e Ryu Hayabusa.

Del resto Matsuyama e Kazuhiro Tsuchiya - il producer del gioco assoldato dalle fila di Capcom - lo esplicitano da mesi e con grande onestà, in barba alle empietà da forum di chi ha tirato in ballo addirittura un insensato alone da seguito apocrifo di God Hand: l’intento di Asura’s Wrath è quello di raccontare una storia (quella di Asura, semidio tradito e ucciso dai suoi compagni di pantheon), di veicolare una sensazione (la rabbia) e di trasportare l’utente in un universo fottutamente affascinante (una sensazionale commistione tra la mitologia hindu ed una fantascienza avveniristica ma al tempo stesso permeata di un palpabile alone religioso).

Certo, le modalità con cui questi obiettivi vengono posti effettivamente in essere sono piuttosto particolari, e probabilmente non adatte indistintamente a tutti i consueti appassionati del genere action: per quanto possa sembrare paradossale, il gameplay in Asura’s non è infatti uno dei punti focali dell’offerta, ed anzi finisce col risultare un mero elemento accessorio, sempre e comunque di contorno.

Ed il bello è che alla fine, se presa col giusto spirito, la situazione non disturba e non infastidisce neanche per sbaglio.

So che a questo punto il vostro sopracciglio sarà ormai (legittimamente) inarcato a 90° in stile Carletto Ancelotti, ma, come ho anticipato in apertura, è tutt’altro che semplice riuscire a spiegare a parole la bizzarra alchimia video-ludica che contraddistingue questo racconto di ira e di vendetta.

Mettiamola così: prima di tutto dimenticate l’orrida demo, e provate ad immaginare un’esperienza coinvolgente e gasante come poche altre in cui filmati più o meno interattivi, cutscene statiche che rimandano ad antiche pergamene, fasi da action in terza persona culminanti in sontuose boss fight ed addirittura passaggi con formula da shooter su rotaie si susseguono senza soluzione di continuità, amalgamandosi in una miscela che fa il verso alla struttura episodica degli anime.

Il risultato è davvero particolare: tralasciando un primo capitolo lento e poco ispirato, entro pochi istanti vi ritroverete rapiti da una vicenda sì streotipata ma comunque dannatamente esaltante, incentrata su un protagonista mostruosamente carismatico tanto nel design quanto nella brutale personalità, capace di personificare in modo a dir poco impeccabile una furia che trascende l’umano.

E poco importa se il combat system risulterà fondamentalmente basico, se tecnicamente alternerà alti e bassi, se alcuni momenti tradiranno la loro natura di evidenti riempitivi e se verso la fine si farà leggermente sentire una certa ripetitività di fondo: poggiare il joypad e rinunciare a gustarsi un altro episodio finirà per diventare un’autentica tortura.

A patto di essere sensibili alle suggestioni proprie di alcune produzioni nipponiche (da DragonBall a Kenshiro, passando per Gurren Lagann e Fortified School…) e di non aspettarsi il solito brawler, Asura’s Wrath riuscirà a divertirvi – e pure parecchio! – per quello che semplicemente è: un eccezionale esempio di intrattenimento ibrido e sotto molti punti di vista senza precedenti.

Forse sarà solamente il primo di una serie di esponenti a metà strada tra l’animazione classica ed il videogame, o magari più probabilmente finirà per rimanere uno strano esperimento a sé stante: al di là di tutto Asura’s Wrath resta da considerarsi comunque un titolo da provare, fosse soltanto per alcune situazioni realmente memorabili, per l’originalissima direzione artistica e per la fenomenale colonna sonora.

Insomma… che la rabbia sia con voi!!!

Esagerato e puntualmente sopra le righe, Asura’s Wrath è una galvanizzante esperienza a metà strada tra anime e videogame. Così com’è il pacchetto è imperfetto ma assolutamente intrigante, anche se per molti non potrà non essere visto (in parte a ragione) come un’occasione sprecata.

Voto: 8

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