L’analisi logica di BioShock | Librodrome
Attenzione, in questa rubrica si parla di cultura. Niente di strepitoso, o che ci farà mai vincere il Pulitzer, ma è meglio avvertire, perché sappiamo che siete persone impressionabili. E tratteremo anche dei libri. Sì, quelle cose che all’Ikea utilizzano per rendere più accattivanti le Billy. E anche le Expedit. Ma solo libri che hanno in qualche modo a che fare coi videogiochi eh! Per tutti gli altri, c’è quell’altra rubrica.
Ho un ricordo tutto sommato affettuoso di quel pomeriggio di tanti anni fa, suppongo 2006 o 2007, durante il quale andai all’evento stampa di BioShock. Il gioco veniva presentato come successore spirituale di System Shock, sviluppato del resto da Irrational Games, che aveva lavorato sul secondo episodio. Era un modo di presentarsi senza dubbio ambizioso e coraggioso, anche se, obiettivamente, immagino dessero per scontato – senza sbagliarsi troppo – che la stragrande maggioranza dei giornalisti con cui avevano a che fare non fosse particolarmente ferrata sul tema. Col senno di poi, BioShock fu un po’ fratello sfigato di System Shock e di quel filone, o quantomeno fu più che altro uno dei tanti giochi che se ne fecero influenzare, pur senza abbracciarne fino in fondo le idee e il genere. C’erano spunti da immersive simulator, certo, soprattutto nell’approccio al combattimento e in una certa libertà di movimento nel mondo di gioco, ma l’esperienza era decisamente più lineare, guidata, legata a ciò che Ken Levine e i suoi volevano raccontare. Non che ci fosse necessariamente nulla di male, eh, per altro a me piacque parecchio.
BioShock 2 mi fece un effetto strano. In avvio, ero molto perplesso, perché lo trovavo assai debole sul piano narrativo e dell’atmosfera. E insomma, mi dicevo, se a BioShock levi quello, levi un po’ tanto. Ora della fine, però, ero convinto. Non che la narrazione fosse migliorata particolarmente, anzi: aveva i suoi momenti molto riusciti, ma nel complesso, da quel punto di vista, mi era sembrato un discreto buco nell’acqua. Però, lo sostengo ancora oggi, da giocare è il BioShock migliore, quello più ricco e divertente, anche se la sostanza rimane sempre tutta focalizzata sul combattimento. E il DLC Minerva’s Den, mamma mia, che bello quel DLC. Eppoi BioShock Infinite, che incredibile frullato di cose bellissime, cose bruttissime, cose che veramente io non so a che stavate pensando (ciao, fantasma), cose apprezzabili più per le intenzioni che per i risultati. Ma insomma, ne avevo chiacchierato a lungo qua.
All’epoca non giocai ai DLC Burial at Sea, ma li ho recuperati quest’anno. Come mai? Perché mi è arrivata una copia (digitale) per la stampa di BioShock: From Rapture to Columbia, un volume dedicato all’intera serie, e mi sono messo a leggerlo per scriverne qua. Solo che, quando sono arrivato al capitolo su Burial at Sea, ho posato l’eReader e ho reinstallato BioShock Infinite per giocarci. Mi sembrava naturale. Poi ho finito di leggere il libro ma gli impegni, l’ansia, le cose da fare, il ginocchio che faceva contatto col gomito, le ferie ed è andata a finire che due righe su ‘sto libro sono riuscito a scriverle solo ora. Abbiate pazienza. BioShock: From Rapture to Columbia, comunque, segue un approccio non dissimile da quello di Metal Gear Solid - Un'opera di culto di Hideo Kojima, pubblicato sempre da Third Editions, una casa editrice francese attiva dal 2015 che ha messo il suo timbro su svariati volumi dedicati ai videogiochi e non solo. Il tomo dedicato a Solid Snake è giunto anche in Italia grazie a Multiplayer Edizioni, mentre per pubblicare qualche volume in inglese i ragazzi si sono rivolti a Kickstarter. Il libro su BioShock è infatti l’ultimo nato in seno a quella prima campagna di raccolta fondi, cui ne ha per altro fatto poi seguito una seconda altrettanto di successo, focalizzata su produzioni giapponesi che gravitano attorno al genere degli RPG. Ma non solo: a inizio luglio, sempre Multiplayer ha pubblicato la versione italiana del volume sull’opera di Irrational Games, intitolandola BioShock: Da Rapture a Columbia. Dai che alla fine ho avuto quasi un certo tempismo!
Quelli menzionati qua sopra, comunque, sono gli unici due libri che ho letto dell’editore, quindi non posso fare considerazioni generali sulla loro produzione, ma se due indizi costituiscono una prova, direi che un’idea me la sono fatta. Anche BioShock: Da Rapture a Columbia punta tutto sui contenuti scritti, seguendo un’impaginazione essenziale, che limita i contributi estetici a qualche decorazione a tema e rinuncia completamente a immagini, fotografie, disegni. C’è solo approfondimento scritto, per duecento pagine scarse. Dopo un paio di prefazioni e un’introduzione dedicata a un’analisi sommaria del filone di appartenenza del gioco, gli autori Nicolas Courcier, Mehdi El Kanafi e Raphaël Lucas passano a sviscerare in maniera sistematica e approfondita i vari episodi. La prima parte si occupa di Rapture, quindi dei primi due BioShock e del DLC Minerva’s Den, sviscerando il tutto in quattro capitoli molto formalizzati.
“Universe” racconta il mondo di gioco e la sua storia, partendo dalle premesse e mettendone in fila tutti gli avvenimenti secondo cronologia. Nel caso specifico, quindi, si va dalla nascita di Andrew Ryan al ritorno in superficie di Charles Milton Porter e Brigid Tenenbaum. Con “World” si passa ad analizzare le tematiche e i riferimenti proposti dai giochi, da Ayn Rand al conflitto fra capitalismo e comunismo, passando per il mito di Atlantide, le ispirazioni estetiche, la religione e altro ancora. “Creation” si occupa dello sviluppo della serie e degli studi che ci hanno lavorato, illustrandone quindi formazione, membri di spicco, pratiche, vicende e processo creativo. “Decryption”, infine, analizza e interpreta le opere, ragionando giustamente tanto sulle meccaniche e il game design quanto sui contenuti narrativi e simbolici, approfondendo le tematiche proposte e dando una lettura anche personale. La seconda parte del libro applica lo stesso schema in quattro fasi a BioShock Infinite e a Burial at Sea, mentre l’ultima quarantina di pagine offre una panoramica sulle produzioni collaterali, andate in porto o meno (la versione PlayStation Vita, il film, i romanzi e il boardgame), poi un’analisi della colonna sonora e, infine, una conclusione sull’eredità che la serie si lascia alle spalle.
La scrittura è solida e scorrevole, l’approfondimento scava senza freni in ogni direzione e l’analisi è senza dubbio molto ricca, attenta, puntuale. BioShock: Da Rapture a Columbia ripercorre in maniera efficace la storia della serie, offrendo un buon racconto “cronologico” del mondo e degli eventi, come base da cui partire per analizzare poi tutto ciò che i giochi offrono di interessante, fra gameplay, tematiche, idee, design, attraverso un discorso che intreccia tra loro i vari elementi. È una lettura assolutamente consigliata ai fan della serie, fosse anche solo per ripercorrerla amorevolmente sul viale dei ricordi.
Il libro è disponibile in francese e in inglese tramite il sito ufficiale dell'editore, dove, oltre alla versione di base, potete optare anche per l'edizione esclusiva da collezionisti o, magari, per quella in eBook (cliccate sulla bandierina in alto a destra per selezionare i cataloghi divisi per lingua). Potete anche acquistarlo in versione italiana su Amazon Italia e in versione inglese su Amazon UK. Come al solito, se fate acquisti su Amazon partendo dai nostri link, una piccola percentuale di quello che spendete andrà a noi, senza sovrapprezzi per voi.