Boardcast è la nostra rubrica dedicata al mondo dei boardgame. Ogni settimana vi raccontiamo un gioco diverso, parlando anche di eventuali versioni digitali e condendo il tutto con approfondimenti e notizie per curiosi e appassionati. Il premio più prestigioso in Europa in ambito di giochi da tavolo è sicuramente il tedesco Spiel Des Jahres, recentemente - e finalmente - diviso in due specifiche categorie per boardgame "per famiglie" (Spiel des Jahres, "Gioco dell'Anno" appunto) e boardgame per esperti (Kennerspiel des Jahres). Il vincitore dell'edizione 2012 del premio per questa seconda categoria è Village, un boardgame in puro stile "tedesco" scritto da Inka e Markus Brand e pubblicato anche in italiano da uPlay Edizioni.
Village riprende tematiche molto comuni nei giochi da tavolo tedeschi, richiedendo ai giocatori - da due a quattro - di gestire la propria famiglia in relazione alla vita di un villaggio. La particolarità del gioco risiede nella gestione che dovremo effettuare dei membri della nostra famiglia, rappresentati da omini in legno che, turno dopo turno, invieremo nelle varie zone della plancia per assegnare loro dei compiti oppure lasceremo nella nostra piccola fattoria a lavorare la terra. Detto così può sembrare un classico gioco di worker placement, come ne sono usciti a tonnellate dal debutto dello splendido Caylus (era il 2005): Village introduce però un paio di elementi simpatici che lo differenziano almeno in parte dalla concorrenza. Innanzitutto, sui nostri personaggi è presente in bella mostra un numeretto (da 1 a 4) che rappresenta l'anzianità del componente della famiglia. Inizieremo la partita con quattro omini che hanno il valore 1 e, mano a mano che il gioco procederà, avremo modo di ottenerne altri tramite matrimoni (una delle azioni effettuabili sulla grande plancia del villaggio). I nuovi personaggi così ottenuti avranno una numerazione progressiva, risultando quindi più "giovani" rispetto a quelli che già possedevamo. L'età entra in gioco dal momento che ogni azione che svolgeremo costerà una certa quantità di tempo, da segnare sulla propria plancia della fattoria: quando il relativo segnalino del tempo compie un giro completo di dodici caselle, significa che uno dei nostri personaggi è giunto al termine della sua vita e va rimosso dal gioco. In modo abbastanza buffo, saremo noi a scegliere chi ci lascerà le penne, partendo però sempre dai personaggi con numerazione più bassa. Ecco dunque che i nuovi arrivati godranno di una vita più lunga e potranno essere impiegati in attività che richiedono più tempo per risultare fruttuose.
Oltre a restare in fattoria per ottenere i frutti della terra (rappresentati dall'immancabile grano), i nostri membri della famiglia potranno diventare politici, frati, mercanti, artigiani di vario tipo oppure lasciare il villaggio e partire in cerca di fortuna, esplorando villaggi e castelli nei dintorni. Ognuna di queste "carriere" richiede determinate risorse ed equipaggiamenti specifici (da ottenere secondo un sistema di azioni "a incastro") e costringe il giocatore a fare scelte molto oculate per evitare di rimanere bloccato nella lista delle azioni possibili. Un aspetto intrigante di Village è rappresentato dal libro mastro del paese, in cui vanno piazzati i cittadini illustri che sono passati a miglior vita. Essendo questo suddiviso per categoria (politici, contadini e via dicendo) e contenendo una quantità limitata di spazi, sarà importante gestire il gramo tempismo con cui i membri della nostra famiglia trapasseranno, così da occupare le pagine del libro e ottenere punti-vittoria al termine della partita. I poveretti che moriranno quando la relativa pagina del libro è già piena finiranno nell'anonimo cimitero in un angolino del tabellone, senza portare benefici al giocatore (ed eventualmente scatenando il termine della partita, una volta che tutte le tombe sono piene). La durata di una partita si attesta tra i 60 e i 90 minuti, a seconda del numero di giocatori.
Senza troppi giri di parole, Village è un gran bel gioco. Ha un regolamento che si apprende rapidamente - risultando comunque indirizzato a giocatori che apprezzano boardgame di media difficoltà - e include alcune meccaniche che risultano fresche e divertenti. La fortuna ricopre un ruolo tutto sommato relativo (pur essendo presente in almeno un paio di elementi del gioco) e si ha comunque l'impressione di poter sempre gestire la partita, magari anche ostacolando le scelte degli altri giocatori. La crudelissima gestione delle vite dei nostri "familiari" è la ciliegina sulla torta di un gioco che sicuramente non rappresenta lo Spiel des Jahres più incisivo o influente degli ultimi anni ma che si "accontenta" di essere semplicemente un ottimo boardgame.