Unicorni che vomitano arcobaleni. Questo deve essere stato lo stato mentale degli sviluppatori di Hal Laboratory durante lo sviluppo di Kirby e il Pennello Arcobaleno. Un’orgia di colori e simpatia, l’ennesima, da quelle parti, visto che ogni volta che arriva il pallocchio rosa si sa come va a finire. Però arriva per tutti un punto di saturazione, allorché la misura è colma di colore a tal punto che viene voglia di un po’ di sobrietà, come a bilanciare l’eccesso barocco di rossi, aranci, gialli, verdi, azzurri, indaco, violetti. Ed eccolo qua, il Signor Alkaseltzer che ha avuto la funzione di salvare dall’acidità di stomaco – e mentale – i nostri amati second party Nintendo.
Box Boy!. Su Nintendo 3DS. Download only. 5 euro, tipo. E voi non l’avete scaricato. Se invece l’avete scaricato, potete immediatamente spostarvi dal “voi” al “noi”, noi che l’abbiamo scaricato. E ne abbiamo goduto. Quanto? Più di quanto abbiamo gioito con il Pennello Arcobaleno conficcato nelle sinapsi, per dire.
https://youtu.be/vM0AppRa6mQ
Hal ha giocato duro, va detto. Guardate le schermate che accompagnano questa recensione. E insomma. Non proprio eccitanti. Non come passare una notte a letto con Hitler e il cane Beethoven, d’accordo, ma si riesce a percepire una certa repellenza. Minimale ok, ma qui siamo dalle parti del minimale cheap, non del minimale chic che fa subito indie. Povera Hal. Mica è indie. Ha un sacco di preoccupazioni da grosso sviluppatore. E queste schermate in bianco e nero sembrano un grido liberatorio: basta, lasciateci stare, vogliamo una dinamica di gioco pura e cristallina, nuova, in grado di accalappiare i poveri cani videoludici straniati da fumi e raggi laser, effetti speciali e colori ultravivaci. Vedete lo slider del 3D? Be’, fottetevi, lo abbiamo disabilitato, no 3D for you, sir. Stanno magari gridando per attirare la vostra attenzione, quella di voialtri che non lo avete scaricato, il piccolo Box Boy! (o, se l’avete scaricato, be’, siete passati dall’altro lato della barricata, dalla parte del “noi che l’abbiamo scaricato” di cui sopra, e questo discorso ha solo il compito di darvi una pacca sulla spalla del tipo “ehi, ci si capisce tra intenditori”).
Oh, che lunga che la sto facendo. Ma perché? Perché non riesco ad essere snello e dietetico come Box Boy!? Perché scrivo come un pollo in fricassea quando vorrei solo celebrare con tono dimesso il sushi raffinatssimo di Box Boy!? Forse perché non è che tutti gli appassionati di musica sono anche grandi musicisti. Ma come amante del gameplay puro e incontaminato, Box Boy! l’ho capito e apprezzato. E potreste farlo anche voi. Tanto da passare dal lato del noi.
Pensate! Mi ero ripromesso di scrivere questa recensione senza usare nemmeno un avverbio e nemmeno un aggettivo, proprio in omaggio all’eleganza asciuttissima del gioco. Ma era un problema, giacché, se ripenso a Box Boy!, mi viene in mente sempre e costantemente l’espressione “veramente bello”, che si compone in effetti proprio di un avverbio e di un aggettivo. Veramente bello. Tutto qua. È abbastanza per voi? Per noi sì.
Box Boy è un quadrato. Per delle ragioni totalmente ininfluenti nella vostra vita e nella storia generale della narratologia, deve spararsi una serie di livelli arrivando dal punto A al punto B, come un Super Mario qualsiasi. Tuttavia, a saltare, Box Boy fa proprio schifo. Roba che è più performante il salto dei bruttoni pelati coreani di Hard Head, tanto per confondervi con una citazione inquietante. Box Boy però SECERNE QUADRATI (o blocchi, se un concetto troppo 2D vi atterrisce).
Un potere un po’ così, sulla carta. Ma in-game, wow, è una pacchia. A partire dal punto che occupa, Box Boy può creare un quadrato sopra di sé, a sinistra, a destra e in certi casi pure sotto di sé. Anzi, più di uno, a seconda del numero contemplato dal livello che sta attraversando. Da un quadrato creato, quindi, potrà crearne un altro che si ponga su, giù, sopra, sotto rispetto ad esso. Potrebbe in questo modo costruirsi una scaletta. Potrebbe secernere quadrati contro un muro e spingersi di conseguenza nella direzione opposta. Potrebbe costruire un gancio, come il pezzo a L di Tetris, da tenere sopra alla testa per poi saltare e agganciarsi a una piattaforma semovente; ritirando poi a sé la serie di blocchi, in realtà si porterà in cima alla piattaforma medesima, come se stesse riavvolgendo una corda raggiungendo un rampino saldamente agganciato.
Ahimè, come sono deboli e caotiche le parole rispetto all’eleganza con cui Box Boy! introduce il giocatore a questa variegata serie di azioni! Livello dopo livello, mondo dopo mondo, il gioco vi svela tutte le variegate possibilità che la secrezione di blocchi offre al protagonista. Puzzle totale, abilmente travestito da platform come si usava un tempo. C’è anche un numero complessivo di blocchi che potete secernere in un livello: se ci mettete più step ad arrivare all’uscita, nessun problema sostanziale, ma non potrete raccogliere le coroncine che fungono da ricompensa secondaria. Esse diventeranno semitrasparenti, lasciandovi l’onta di aver secreto troppi blocchi inutili, vessando le nobili intenzioni dei level designer giapponesi con le vostre rozze manone italiote. Invero, c’è un sistema di suggerimenti molto articolato, e c’è pure uno shop nel gioco dove spendere la valuta romboidale che si ottiene a furia di sbloccare mondi e livelli. Non vi dico di più, ma potreste scoprire che non tutti gli accessori in vendita sono puramente estetici come sembrano.
Il level design è quello Nintendo da manuale: dato un insieme di regole di movimento per il personaggio, ve le decliniamo non in tutti i modi possibili e immaginabili (perché non basterebbe la memoria interna del 3DS) ma solo in quelli più interessanti, dapprima frustranti, poi gratificanti, e più si fanno tosti, più poi se ce la fate vi sentite delle personcine a modo, di quelle dell’Italia degli Anni Sessanta che risolvevano le pagine per veri esperti de La Settimana Enigmistica. Trovate che l’arrivo della quadricromia in certe pagine della Settimana sia stato un affronto imperdonabile al fondatore, il Cavaliere del Lavoro Giorgio Sisini? Bene, unitevi a noi, estimatori di Box Boy!, e fatelo ora, all’inizio dell’estate, perché questo è il gioco definitivo da portarsi in vacanza, proprio come un plico di edipei enciclopedici o un’antologia di quesiti con la Susy.
Se vi dicessi che ci sono 120 livelli mentirei, perché sono molti di più, solo che adesso non mi va di controllare quanti siano in effetti, anche per non dover constatare come mi manchi ancora qualche coroncina secondaria da raccogliere. Se cerco di abbracciare con il cervello la mole di interruttori, avversari, aculei, scariche elettriche e soprattutto crepacci che compongono il gioco, mi manca il fiato. È quasi troppo. Ed è veramente bello. Quando un recensore resta inebetito a scrivere soltanto “veramente bello”, beh, vuol dire che qualcosa è successo, qualcosa di veramente bello. Significa che la sobrietà formale ha in realtà titillato la mente ludica del soggetto con tale sapienza che non v’è dubbio, è amore, non sesso mercenario con unicorni che vomitano arcobaleni. E amatelo, allora, questo Box Boy!, amate il suo deserto audiovisivo senza se e senza ma, l’ombrellone vi ringrazierà. Chissà che anche i ragazzi di Hal non si stiano finalmente rilassando sulla spiaggia di un rehab a Okinawa. Sarebbe bello, ma so che sono già al lavoro, imbronciati perché se Box Boy! fosse stato partorito da uno sviluppatore indie sarebbero tutti a gridare al miracolo, mentre, sic stantibus rebus, non ve lo siete filato. Filate a filarvelo! Subito!
Mi sono comprato Box Boy! sullo shop Nintendo e l’ho finito al 100%, solo per scoprire che col piffero che era il 100% e tanti saluti.