Colonel Campbell's Art Soup #60
Arte e videogiochi: oltre ad essere un tema sempre caldo, è anche un binomio indissolubile. In Colonel Campbell’s Art Soup proporremo immagini, video e illustrazioni a tema videoludico, tanto per rifarci gli occhi e, perché no, scoprire il bello nascosto dietro ai poligoni. Non è un mistero che, nella mia vita, sia stato un giocatore più o meno accanito di World of Warcraft. Sono momenti brutti che capitano più o meno a tutti, l'importante è esserne usciti. Per fortuna non ho mai giocato a Magic: The Gathering, ché anche quello era una bella macchina succhiasoldi e tremendamente avvicinabile allo status di droga, seppur senza effetti allucinogeni. Ad ogni modo, per unire i due argomenti e arrivare al dunque, la scorsa settimana è uscito su iPad Hearthstone: Heroes of Warcraft e, dal momento che si tratta di un free-to-play e che tutti (anche il nostro DeSangre) ne parlano in toni più o meno entusiastici, ho deciso di dargli una chance.
Non l'avessi mai fatto: il gioco è, ovviamente, infarcito di personaggi e riferimenti noti a chi bazzica/bazzicava WoW (anche se non riesco davvero a sopportare l'adattamento italiano, per quanto fatto benissimo), e risulta estremamente immediato e leggibile anche per chi, come me, non ha mai toccato un gioco di carte "fisico" neanche con un bastone. Ma, soprattutto, è contraddistinto dai soliti, altissimi valori di produzione artistica Blizzard, con dei piani di gioco e delle illustrazioni assolutamente splendide.
Insomma, il risultato è che Hearthstone è il mio nuovo gioco dei "cinque minuti (AKA due ore) prima di andare a dormire" e credo lo rimarrà ancora a lungo. Sigh.